Capitolo 6

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"Sei emozionata?" Iris mi chiese, saltellando al mio fianco.

Non seppi di cosa stesse parlando. Avevo la testa da tutt'altra parte, ancora sommersa nelle parole che Diego mi aveva confidato due mattine prima. Quel ragazzo aveva un fardello così grande sulle spalle da non poterlo sopportare. E per quanto desse a vedere che il peso non era poi così grande, in realtà lentamente lo stava schiacciando, e glielo si leggeva negli occhi.

"Di cosa stai parlando?" Mormorai, sottolineando un errore di ortografia sul romanzo. Il rosso della mia penna rimbalzò in contrasto col nero della scrittura.

"Ma come?" Chiese lei, allibita aggiungerei. "Stasera c'è la cena con il capo supremo."

Il capo supremo sarebbe il capo di tutta la redazione, e non di un singolo reparto di essa. Il signor Laudoni.

"E dovrei essere emozionata perché...?" La invitai a continuare. Era solo una stupida cena che organizzavano ogni anno prima dell'estate.

"Perché, come gli anni precedenti, il capo premierà i migliori di ogni reparto, concedendogli una promozione. Ti rendi conto? Una delle due potrebbe guadagnare il doppio dell'altra dopo stasera."

"Wow, che bello vedere come gli altri gioiranno dei loro soldi in più rispetto a noi plebei." La derisi. Iris sembrò snervarsi, mentre dalla scrivania di fronte alla mia, Diego si fece scappare una risata. Sorrisi nella sua direzione, e mi concentrai a far arrabbiare Iris. Volevo sentirla parlare in napoletano.

"Tu nu' stai buon." Si sbattè una mano sulla fronte e se ne tornò alla sua scrivania, amareggiata. Diego quasi si manteneva la pancia dal ridere. Ormai entrambi la prendevano in giro, solo per sentirla parlare nel suo dialetto.

"Due lote siete." Borbottò lei, capendo il  nostro gioco.

"Ad ogni modo-" disse lui. "-a che ora ci sarebbe questa cena? E dove, oltretutto?"

"Alle otto in punto al White, il locale ad angolo di questa strada." Disse Iris.

A causa di quella stupida cena, dovetti declinare la proposta di Fabio di uscire a fare un giro in città. Gli spiegai la situazione e lui fu comprensivo, dicendomi che avremmo recuperato il giorno dopo. Solo più tardi pensai che la sera successiva aveva il turno di notte, ma non volevo smorzare il suo entusiasmo, per cui aspettai lo ricordasse lui.

A fine giornata lavorativa, tutti uscimmo dalla redazione e andammo a cambiarci.

"Ti aspetto fuori alle otto meno un quarto." Mi disse Diego. Annuii ed entrai in casa. Si sentiva un buon odore di pasta con tonno, e mi maledissi mentalmente. Adoravo quando Fabio la cucinava.

"Osi cucinare qualcosa di buono quando io non ci sono?" Misi il broncio, entrando in cucina.

Fabio mi diede un veloce bacio a stampo. "Devo pur divertirmi in qualche modo."

Gli feci una linguaccia e corsi a vestirmi. Erano già le sette e venti, avevo poco meno di mezz'ora per cambiarmi.

Afferrai un vestito rosa antico lucido dal mio lato dell'armadio e mi diressi in bagno per farmi una doccia veloce. Quando fui asciutta e vestita, legai i miei capelli in una coda alta, lasciando due ciuffi ai lati del mio volto liberi, e misi un velo di trucco. Indossai il décolleté beige e mi diressi in cucina per salutare Fabio.

Si stava appena sedendo a tavola per mangiare, quando puntò i suoi occhi su di me con lussuria.

"Tra quanto tempo devi andare?" Mi chiese, balbettando a tratti.

Notai solo allora che ero in tremendo ritardo. "Cazzo." Dissi, guardando il mio orologio della Calvin Klein al polso.

"Ci vediamo dopo, scappo." Gli lasciai un bacio sulle labbra e lui rise scuotendo la testa.

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