Capitolo 13

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Tu-tu-tu-tu.

Andava avanti così da ore. Io che cercavo di chiamare Fabio, il telefono faceva il primo squillo, e poi lui staccava dall'altro lato. Mi stava ignorando alla grande, e ogni volta che lo faceva il peso che avevo sul petto aumentava di stazza.

"Fabio, ti prego, rispondimi." Piagnucolai a qualcuno che non era con me. Volevo che Fabio tornasse a casa, o perlomeno che mi rispondesse a telefono, solo per sentire la sua voce.

Dalla sera precedente, non era più tornato, ed era quasi giunto il tramonto. Non sapevo dove fosse, con chi, cosa stesse facendo. Sapevo solo che a momenti mi sarei messa a camminare per tutta Roma pur di trovarlo.

Poi la serratura scattò, io corsi vicino alla porta. Fabio entrò, con la stanchezza impressa in volto, i capelli scombinati.

"Si può sapere che diavolo di fine avevi fatto?" Gli inveii contro, spingendolo dal petto. Fabio mi guardò come se fossi un'insignificante moscerino, pronto per essere ucciso.

Tolse le mie mani dal suo petto e mi guardò. Dov'erano finiti i miei bellissimi occhi scuri?

"Vado a farmi una doccia." Disse. Si scansò e provò a sorpassarmi, ma io mi imposi davanti a lui, ancora una volta.

"Tu non vai proprio da nessuna parte senza dirmi dove sei stato o con chi, perlomeno." Lo fulminai con lo sguardo.

"Stai cercando di chiedermi se sono andato con un'altra, Bea?" Mi chiese, alzando un sopracciglio. "Non ho fatto un cazzo di niente, se ti può interessare. Ora se vorresti scusarmi, ho bisogno di una doccia." Mi spinse piano a lato e mi sorpassò, chiudendosi a chiave nel bagno. Ma come eravamo arrivati a stare così?

Prima di allora non aveva mai fatto una cosa del genere, e piano piano mi convinsi che Diego non sarebbe stata solo la mia rovina, ma anche la rovina del mio matrimonio con Fabio.

-

"Tu cosa?" Iris ripetè, esattamente come il giorno prima. "Avete discusso per Diego?" Mi chiese, ed io annuii. Le intimai di parlare più a bassa voce, considerando che eravamo nella sala pranzo e sarebbe potuto arrivare da un momento all'altro.

"Gli hai detto di quanto è successo?" Mi chiese, scossi la testa velocemente. "Se glielo avessi detto mi avrebbe strappato le partecipazioni in faccia e se ne sarebbe andato di casa." Le dissi. Se quella era stata la sua reazione solo perché avevo difeso Diego e il suo carattere, non osavo immaginare cosa avrebbe potuto fare se gli avessi riferito quanto stava per succedere.

Spiegai in breve la situazione ad Iris. Le dissi della passeggiata in centro e del gelato, del fatto che avevo riferito a Fabio di aver dato la partecipazione a Diego, e di come aveva detto che fosse un tipo strano, e di me che lo avevo difeso.

Mi sentivo così stupida a ripercorrere quella litigata attraverso le mie parole: non avevamo mai discusso così prima di allora, ed era davvero una sciocchezza.

"Si sente tradito." Disse subito lei. "Ti ha detto che vede che da parte di Diego c'è interesse, cosa che ti ho detto anche io fin dal primo giorno. È normale che sia infastidito che tu lo abbia difeso così."

"Lo so." Sbuffai, passandomi una mano tra i capelli. "Non so perché ho reagito così, a dire il vero. So solo che ero molto infastidita per quello che aveva detto sul suo conto."

"Questo perché anche una piccola parte di te è interessata a Diego." Mi fece notare lei, io scossi la testa immediatamente. "Va bene amarli entrambi, Bea."

"Devi smetterla di citare The Vampire Diaries." Le dissi, e lei scrollò le spalle. "The Vampire Diaries va bene con tutto." Rispose lei.

"Ad ogni modo, o ammetti con Fabio di provare un briciolo di interesse verso Diego, oppure cerchi un buon modo per farti perdonare perché non penso che lui sia intenzionato a farlo così facilmente."

Tornai a casa alle sette di sera circa. Le mie narici captarono immediatamente un forte odore di rustici; quando entrai in cucina, Fabio attendeva pazientemente che il forno trillasse per indicare la fine della cottura. Sembrava così preso che non mi aveva sentita arrivare. Alzò lo sguardo verso di me solò quando captò il rumore dei tacchi, che mi tolsi non appena entrai in cucina.

"Ho preparato la treccia, come piace a te." Mormorò a bassa voce. Non potei fare a meno di sorridere, perché sebbene fosse arrabbiato, non riusciva a non fare anche quelle minime cose che mi rendessero felice.

Mi avvicinai piano a lui, lui aveva le mani nelle tasche della sua felpa dell'Adidas. Intrufolai le mie mani nelle sue tasche e strinsi le sue alle mie.

"Mi manchi." Gli sussurrai, ed era vero: sentivo la mancanza di tutte le attenzioni che, come quella, mi dava ogni giorno, del suo dimostrarmi sempre amore, costantemente durante la giornata. Lo vedevo ancora, ma mi mancava da morire.

Lui spostò lo sguardo sui fornelli puliti e limpidi. "Fabio, ti prego, guardami." Gli dissi. Con la coda dell'occhio, lo fece, ma non voltò la testa verso di me. "Io amo solo te, e sarà così per sempre." Gli dissi. Tirai fuori una mia mano dalla tasca e gli accarezzai l'accenno di peluria al mento, la barba gli stava ricrescendo in fretta. "Sei tu l'uomo della mi vita, e nessun altro."

Fabio sospirò, i suoi occhi erano così tristi che sentii un macigno schiacciarmi il petto ed impedirmi di respirare. "Ti amo anche io." Sussurrò piano, togliendo finalmente le mani dalle sue tasche e stringendomi tra le sue braccia. La mia testa premeva sul suo petto, le sue mani mi accarezzavano la schiena ed i capelli. Finalmente, sentii di nuovo quell'odore a cui ormai attribuivo la mia casa. "Scusa, ho esagerato. Ma odio anche solo il pensiero che tu possa pensare a qualcun altro diverso da me."

Mi morsi il labbro, stringendomi ancora di più al suo petto. "Bea, io l'ho capito che tra di voi c'è un qualcosa di inspiegabile perfino per te. Potrai negarlo fino alla morte, ma io ti conosco, e ti capisco."

Sporsi la mia testa verso il suo viso, intrecciando il mio sguardo al suo. "Non ci sarà mai nient'altro che non sia amicizia, perché io amo te." Gli ripetei ancora. Fabio scosse la testa, prendendo il mio viso tra le sue mani.

"Lo so che mi ami, ma so anche che se continuo a trascurarti così rischio di perderti." Mi disse. I suoi pollici si mossero sulle mie guance in delle dolci e tenere carezze. "Per cui, ho una proposta da farti."

"Ti ascolto." Gli dissi, con un piccolo sorriso.

"Se ti dicessi di fare le valige e di non tornare prima di una settimana, mi prenderesti per pazzo?" Mi chiese.

"Forse." Gli dissi, morendomi il labbro inferiore. "Ma poi ti direi che non aspettavo altro."

Keep it secretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora