Capitolo 23

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Diego

"Devi smetterla di farlo." Borbottò Beatrice, nascondendo il suo cartone di patatine.

"Ma sono buonissime!" Le dissi, un po' per prenderla in giro, un po' perché amavo vederla arrabbiata quando le rubavo il cibo. Sembrava un bambino a cui avevano nascosto le caramelle.

"Appunto, sono buonissime. E sono solo mie!" Disse allora, mangiando un'altra patatina.

Riuscii ad afferrare una patatina dal cartone, lei mi guardò quasi con le lacrime agli sonno.

"Se non la smetti di rubarmi il cibo ti rubo la Maserati." Borbottò, riafferrando la patatina e custodendola gelosamente tra le sue mani.

"Come sei avida." Le dissi, prendendone un'altra dal cartone. "In amore si condivide tutto."

"Il cibo no!" Inveì contro di me, con un cipiglio in volto. "Dammi la patatina!"

Iniziò ad arrampicarsi su di me per prenderla. Io la alzai sulla mia testa e lei, essendo molto più bassa di me, a stento arrivava ai miei gomiti.

Mi divertii nel guardare come sembrava sentirsi tradita quando le rubavo il cibo. Era una scena divertentissima, vista da fuori. "Sei carina quando ti arrabbi perché ti rubo il cibo."

"Voglio vedere quanto sarò ancora carina quando ti staccherò la faccia e te la metterò al posto del culo."

"Ehi ehi ehi!" Dissi, ridendo come un dannato. Riposai la patatina nel cartone, ed il sorriso tornò sul suo volto.

Mi accarezzò i capelli biondi, fiera di me. "Bravo, così si fa."

"Sei impossibile." Dissi, scuotendo la testa, ridendo.

"La tua vita senza di me sarebbe monotona." Disse lei, ingozzandosi di patatine, probabilmente per non farle prendere più a me.

Dopo aver finito le sue patatine, lasciò il cartone un po' più in là. Chiuse le sue braccia attorno il mio braccio e si appoggiò alla mia spalla. Era appena iniziato il tramonto, che sul mare di Rimini non stancava mai. Le accarezzai la mano, poi incastrai insieme le nostre dita, sembravano i pezzi di puzzle completato alla perfezione. Lei si voltò verso di me, con un piccolo sorriso sulle labbra. Appoggiai la mia fronte alla sua, accarezzandole il viso. Una vita senza Beatrice non era vita. Non riuscivo nemmeno ad immaginare una giornata passata senza di lei o il suo sorriso. Senza baciarle tutti i sorrisi che faceva, con lei che si arrabbiava falsamente perché non la facevo ridere così facendo. Ma i suoi sorrisi erano troppo belli per non baciarglieli. Il solo pensiero che tutto quello un giorno sarebbe potuto finire mi faceva smettere di respirare. Io non potevo stare senza di lei, non potevo non sentire i nostri cuori battere in simbiosi, non potevo non farla arrabbiare quando le rubavo il cibo. Amavo ogni suo difetto, e la capacità che aveva avuto di farmeli amare come se fossero pregi. Per me non era testarda, ma lottava in quel che credeva. Non era grassa, ma aveva delle curve perfette che amavo sfiorare. Non si comportava da bambina quando si arrabbiava, semplicemente ci rimaneva male quando capiva di aver torto. Ogni suo singolo difetto mi migliorava la giornata, ogni suo sorriso mi faceva sentire come se fossi in paradiso.

"Non dimenticarti mai di me." Quasi la pregai, non riuscii a farne a meno. Non volevo mi abbandonasse per nessuna ragione al mondo, non volevo far parte dei suoi ricordi, ma del suo presente, sempre. Lei sorrise, appoggiando la testa sulla mia spalla e circondando il suo braccio col mio.

"Non ti dimenticherò mai, Diego." Suonò come una promessa, la più bella di sempre. A volte un 'ti amo' non bastava. Il 'ti amo' è per il presente, un 'non ti dimenticherò mai', è per il futuro. È una promessa, una certezza. Sperai che lo tenesse sempre presente, perché io lo avrei fatto.

Nella mia vita avevo avuto molte donne, soprattutto a letto. Mi ero preso delle cotte pazzesche, e mi sentivo un Dio quando riuscivo ad ottenere le ragazze che corteggiavo. Ma in quel momento, mentre Beatrice iniziò a canticchiare una canzone che si udiva dal lido poco distante, non potei fare a meno di pensare che nessuna ragazza mi aveva mai fatto battere il cuore nel modo in cui lo faceva lei. Non avevo mai portato una donna a letto per farci l'amore, come invece succedeva con lei. Perché tra quelle lenzuola, io e lei liberavamo tutto l'amore che tenevamo dentro. Beatrice era  l'acqua fresca dopo una corsa, l'arcobaleno dopo la tempesta, il podio dopo una gara, l'uscita del cantante preferito ad un concerto, un goal ai mondiali. Beatrice era tutto questo e molto di più.

"Questa notte è... NOSTRAAAAA" Beatrice iniziò ad urlare, io scoppiai a ridere. "Corri forte angelo miooo!"

Iniziò a sentire quelle parole come se fosse una sua canzone, mettendoci anche un'imbarazzante mimica facciale. "Come fosse l'ultimo motivooo, per rimaneeere vivo e se sarà, AMOREEEEE, trattalo come uno segreto."

"Mi stai imbarazzando in questo momento." Le dissi, con le lacrime agli occhi dal ridere. Era una scena incomprensibile da descrivere a parole, si poteva apprezzare a pieno solo vedendola: si atteggiava come se fosse su un palcoscenico, cantava in modo fin troppo stonato, non faceva per niente concorrenza ad Alessandra Amoroso.

"Quando inizierai a capirne qualcosa delle doti canore della gente puoi iniziare a parlare di nuovo con me."

"Mi stai dicendo che quindi non dovrò rivolgerti più la parola?"

"Non ce la faresti in ogni caso." Bea mi fece una linguaccia, scendendo dal muretto sul quale eravamo seduti.

"Mi stai sfidando?" Le chiesi, mettendomi anche io in piedi.

Bea scrollò le spalle con innocenza. "Vorresti farmi credere che ce la faresti?"

"Ovvio che non ce la farei." Le risposi immediatamente. "Motivo per cui non ho intenzione di provarci nemmeno." Poggiai le mie mani sui suoi fianchi e la spinsi vicino a me.

Bea sorrise, poggiando le sue braccia sulle mie spalle. "Non vedo l'ora arrivi l'estate. Voglio andare via di qui per un po'."

"Vedrai, ti piacerà molto quel posto." La rassicurai, Bea mi guardò con sguardo indagatore.

"Dai, dimmi dove andiamo."

"Che sorpresa sarebbe se te lo dicessi?" Le dissi, punzecchiandole i fianchi. "Sappi solo che lo adorerai."

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