Capitolo 19

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POV'S RICCARDO

Ero sicuro. Volevo Federica, ad ogni costo. Girare quelle scene mi aveva riportato ai momenti in casetta, quando avevamo sempre le telecamere puntate addosso. Mi era mancato il nostro stuzzicarci senza farci notare da altra gente. Eravamo nella nostra piccola bolla e baciarla era stato come tornare a respirare. Federica era ossigeno puro e non potevo più negare di non riuscire a vivere senza lei. Emma era una ragazza dolce e comprensiva, ma non ero davvero innamorato di lei. Il mio cuore apparteneva ad una sola persona e sempre sarebbe stato così. 

Io amavo Federica Carta e pronunciare ad alta voce quelle parole era come togliersi dalle spalle un segreto enorme. Ero pronto ad andare da lei e confessare tutto, ero sicuro dei miei sentimenti. Restava solo il problema di trovare un modo su come dirlo ad Emma... ma a quello ci avrei pensato dopo. Avevo passato il resto delle ore in camera a cantare a squarciagola, perché ero felice e non vedevo l'ora di prendere la macchina e correre proprio da Fede. Avevo fatto la doccia, sistemato i capelli in un modo decente e poi avevo spruzzato tanto profumo, quello che amava tanto. Avevo avvertito Davide Pazzini, che avrei spento il cellulare e che ci saremmo sentiti il giorno dopo ed infine avevo guardato le stelle dalla finestra dell'hotel pensando a quanto fossi davvero fortunato.

Arrivai a casa di Federica alle nove precise ed aspettai cinque minuti in macchina cercando di capire se stavo davvero facendo la cosa giusta. Poi, prendendomi di coraggio salii gli scalini a due a due e mi ritrovai a suonare al campanello. Sentivo le mani sudare ed una strana elettricità attraversarmi il corpo, fino a quando Fede aprì la porta di casa e smisi di pensare a qualunque cosa.

«Ehi!» esclamò con un sorriso che illuminava le labbra tinte di rosso. I suoi capelli erano arricciati e lasciati cadere sulle spalle scoperte. Indossava un top che le lasciava scoperta la pancia e un paio di short in jeans che marcavano le sue forme. Era stupenda nella sua semplicità e non riuscivo a smettere di immaginare la sua pelle contro la mia.
«Spero di non aver fatto troppo tardi!» dissi posando la mano sulla mia fronte ed avanzando all'interno della casa. Erano mesi che non mettevo piede nella sua fortezza, ma più di tutte nella sua camera arricchita da cartelloni e foto con la famiglia. Fede mi fece strada fino in cucina e notai la tavola apparecchiata per due e la pasta sul fornello.

«Hai cucinato tu?» chiesi facendo finta di essere stupito. Lei avanzò e mi diede un colpetto al braccio ridacchiando.
«Siediti comodo e aspetta la cena!» rispose tornando ai fornelli. Feci come aveva chiesto e osservai il luogo in cui avevamo passato tanto tempo insieme. Ero felice di esserci tornato e soprattutto che fossimo soli. Non ce l'avrei fatta ad affrontare la sua famiglia dopo quello che mi aveva raccontato.

«Dimmi che sei migliorata in cucina... non voglio un'intossicazione alimentare!» esclamai scherzando, lei si voltò facendo una smorfia e posizionò un piatto di pasta con pomodorini e basilico davanti a me. L'aspetto era davvero invitante e anche il sapore era delizioso. Ma nonostante ciò, non le diedi la soddisfazione di essere diventata molto più brava di un tempo.
«Quindi, come sta andando il tuo disco?» le chiesi per fare conversazione.

«Non potrei essere più che felice, a breve inizierò anche ad andare in giro per firmare il mio libro!» esclamò entusiasta e mi ricordai di quel libro che aveva iniziato a scrivere mesi prima.
«Ancora non mi hai dato una copia!» risposi arricciando le labbra. Lei rise e si alzò da tavola per prendere due bottiglie di birra.
«Vorresti leggere i miei pensieri?»
«In realtà vorrei avere una copia firmata per poi rivenderla su internet.» risposi imboccando una forchettata di pasta.

«Che scemo. Quando vai via, prometto di firmartela e addirittura ti scriverò una dedica.»
«Che onore! Fede, voglio leggere tutto quello che hai scritto e capire cosa è successo negli ultimi tempi.» dissi seriamente, lei mi guardò accennando un sorriso.
«A che scopo?» chiese incrociando le mani sotto mento. Il suo sguardo profondo, mi fece smettere di mangiare e preso da un coraggio inaspettato mi alzai da tavola avvicinandomi a lei.
«Voglio recuperare il tempo perso.» sussurrai massaggiandole le spalle e lei sembrò sciogliersi al mio tocco spingendo indietro la testa. Mi abbassai e le baciai la guancia con delicatezza. Quel gesto sembrò risvegliarla e si scostò alzandosi in piedi

«Non sarà così semplice.» sussurrò guardandomi con i suoi occhietti vispi. Le accarezzai il braccio fino a risalire al collo e fermarmi alla sua mascella.
«Lascia fare a me...» sussurrai a mia volta, avvicinandomi al suo viso. Fede si morse il labbro inferiore e si mise sulla punte incrociando le braccia intorno al mio collo.
«Quello che succederà stanotte, non significherà nulla.» disse ad un tratto stupendomi. Cosa aveva in mente?

«Perché?» chiesi sfiorando le sue labbra con le mie.
«Shh!» sussurrò ancora e poi fece scontrare le nostre labbra in un bacio da far scoppiare l'intero pianeta. Le morsi il labbro inferiore succhiandolo poi avidamente, mentre le mie mani correvano veloci sui suoi fianchi per sollevarla. Si aggrappò a me circondandomi le gambe intorno al bacino e facendo scontrare le nostre intimità. Mi manco un battito e cercai di essere il più razionale possibile staccandomi dal bacio.
«Fede, io ti ...»

«Non dirlo, non rovinare tutto.» sussurrò accarezzandomi i capelli indomabili. Entrambi eravamo con il fiato corto e ci desideravamo più di ogni altra cosa al mondo. Così smisi davvero di parlare e mi fiondai nuovamente sulle sue labbra. La appoggiai sul bancone della cucina e le tolsi il top osservando il suo bellissimo corpo. Mi era mancata da morire. Mi era mancato sentire la sua pelle tremare, il suo sapore, i suoi sospiri e i suoi occhi che mi supplicavano di non smettere. Era pura droga e non potevo farne a meno. 

Posai le labbra sul suo collo lasciando una scia di baci fino al solco fra i seni, poi feci scivolare via il reggiseno e la sentii sospirare forte. Fede era un uragano di emozioni e non riuscivo a capacitarmi su come l'avevo persa. Posò le mani all'altezza della mia vita e mi sfilò lentamente la maglietta lasciando qua e là qualche bacio sulla pelle, che scottava per causa sua. Ansimai a quel contatto e le sbottonai gli short. Passai delicatamente il braccio intorno al suo bacino e la tirai su portandola in giro per la casa, alla ricerca della sua stanza. Fede non smetteva di baciarmi, come se fossimo in astinenza dei nostri baci. Mi accarezzava il petto e mi guardava quasi incredula per quello che stava succedendo. Aprii la porta della sua stanza e la feci coricare sul letto eliminando poi gli ultimi indumenti che ci restavano addosso.

«Fede...» sussurrai mentre le sue mani testavano il mio corpo per capire che fosse davvero la realtà e non un sogno.
«Mi sei mancato, così tanto.» disse con voce spezzata e posò le sue labbra ancora sulle mie in un bacio delicato e disperato. Le accarezzai il viso e poi passai le dita fra le sue ciocche di capelli ondulati. Il cuore sembrava esplodermi dal petto e l'ultima cosa a cui pensai, prima di farla finalmente mia, fu di essere follemente innamorato di lei. Passammo il resto della notte ad amarci esattamente come un tempo, forse anche più innamorati di prima. Eppure, quella strana elettricità fra noi non sembrava essere sparita nonostante la distanza di quei mesi. Eravamo felici, non smettevamo di sorriderci, di baciarci, di toccarci e viverci come un tempo. 

E ci addormentammo, finalmente senza preoccupazioni, l'uno fra le braccia dell'altra, coccolandoci e stuzzicandoci a vicenda. Il problema però sorse il mattino seguente: quando mi svegliai, non trovai Fede al mio fianco e mi stropicciai gli occhi per mettere a fuoco la sua stanza in perfetto ordine. Mi alzai, indossando i boxer e mi diressi in cucina, dove la trovai appoggiata al bancone con una maglietta lunga addosso e una tazza fra le mani, intenta ad osservare il cielo fuori dalla finestra. Mi avvicinai circondandole il corpicino con le braccia e sprofondai il viso fra il collo e la mascella.

«Buongiorno, piccola.» sussurrai con voce assonnata. Lei però sembrò non muoversi di un millimetro. Mi scansai e la feci girare verso me guardandola in modo interrogativo.
«Riki, è meglio se vai adesso.» disse senza incrociare i nostri sguardi. La guardai stupito e preoccupato, forse avevo sbagliato qualcosa?
«Che succede?»
«Ho bisogno di restare sola... è stato un errore.» pronunciò ed io sentii il mondo crollarmi addosso.

«Stai scherzando? E' stata la notte più bella della mia vita!» esclamai gettando le braccia in aria. Mi stavo innervosendo perché non riuscivo davvero a capirla.
«Sai che vale lo stesso per me, ma adesso puoi lasciarmi sola?» chiese quasi supplicandomi. La lasciai andare ancora una volta, mi vestii in fretta e in poco tempo mi chiusi alle spalle la porta di casa tirando un pugno alla porta dell'ascensore. Che cosa era successo??

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Eheheh ce lo stiamo domando tutte vero?? Allora, cosa vi è piaciuto di più di questo capitolo? Secondo voi, adesso cosa succederà? A quanto pare Federica è confusa, ma chissà perché!

Lasciate qualche commento, voglio sapere cosa ne pensate!!

Alla prossima,
elusivelook♥ 

Quanta vita serve per innamorarmi || RedericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora