POV'S FEDERICA
«Paper, non hai deluso le mie aspettative. Sapevo che avresti spaccato con il nuovo album!» esclamò Riccardo con un sorriso sulle labbra. Subito dopo cena, avevamo salutato tutti con la scusa di discutere sul nostro duetto e Riki aveva deciso di accompagnarmi a casa in auto, che avevano noleggiato per il tempo che sarebbero rimasti a Roma. Avevamo parcheggiato in un posto isolato e avevamo deciso di passeggiare un po' per chiacchierare. Non sapevo come avevo fatto a ritrovarmi in quella situazione, probabilmente se mesi prima mi avessero detto che sarebbe andata a finire in quel modo non ci avrei creduto.
«L'hai ascoltato?» chiesi stupita e non potei fare a meno di voltarmi per guardarlo in faccia. Lui fece lo stesso mostrandomi un sorriso accennato e tornò a osservare la città.
«In realtà lo so a memoria, o quasi.» disse sinceramente passando la mano fra i capelli morbidi. Avevo una voglia matta di sfiorarli e vedere i suoi occhi chiudersi sotto il mio tocco.
«Scherzi?» chiesi ancora più stupita a risi scuotendo la testa. Non potevo crederci. Quindi aveva immaginato che i miei brani fossero dedicati in parte a lui?«Non potrei, mai. La musica è sacra!» esclamò felice e mi prese per mano inaspettatamente. Lo guardai confusa e mi indicò la strada che stavamo percorrendo. Immediatamente feci mente locale e uno strano nodo si formò alla gola impedendomi di parlare.
«E' passato quasi un anno da quando abbiamo camminato per la prima volta qui, ignari di quello che sarebbe successo.» disse accarezzando il palmo della mia mano con il pollice. Abbassai gli occhi sulle nostre nocche intrecciate e cercai di immortalare quel momento nella mia mente. Era il giorno dell'uscita del nostro primo disco, quello a cui si riferiva. Ricordo ogni emozione che avevo provato e l'orgoglio di avere fra le mani il mio album. Avevamo camminato per le strade di Roma mano per mano, innamorati quasi al punto da fregarcene della gente che ci guardava. Era il nostro giorno: il nostro sogno si era avverato ed eravamo insieme, contro tutto e tutti. E quell'alba, di cui mi aveva parlato quella mattina, sì, non l'avrei mai dimenticata.Sospirai frustrata e sollevando lo sguardo incontrai il cielo azzurro che aveva nelle iridi. Riki strinse la mia mano e poi la lasciò andare, esattamente come aveva fatto mesi prima. La strinsi a pugno per colmare quel vuoto che provavo e distolsi lo sguardo triste.
«Scusa...» mormorò facendomi strada verso la macchina. La serata era decisamene finita in quel momento ed io avevo davvero bisogno di tornare a casa. Era troppo. Troppi ricordi, troppe emozioni e il mio cuore stava per esplodere. Avevo bisogno di piangere e stringerlo fra le mie braccia. No, non potevamo essere amici. Non può esserci amicizia, se uno dei due prova un sentimento più forte.
«Fede... parlami.» disse ad un tratto una volta saliti sull'autovettura. Sentivo il suo sguardo puntato addosso e mi tolsi il capello dalla testa per poi perdermi nei sui occhi.
«Non ce la faccio così.» dissi esasperata e Riki senza dire una parola, mise in moto e ci spostammo da quella strada che stava diventando affollata. Per fortuna i vetri oscurati ci nascondevano da quella gente che aveva creduto in noi fin dall'inizio. Riccardo era fatto così, quando qualcosa non gli andava bene o iniziava a blaterare senza pensare o restava in silenzio isolandosi nella sua mente.
«Allora, buonanotte.» dissi una volta che l'auto si fermò sotto casa mia. Mi faceva strano pensare che fosse ritornato nel mio quartiere.«Aspetta, ti ho portato qui per parlare tranquillamente. Non volevo discutere in mezzo ad una strada trafficata.» disse tirando i capelli indietro con entrambe le mani. Non potevo resistere, dovevo uscire e prendere una boccata d'aria.
«Riki, stiamo sbagliando tutto.» dissi sconsolata e guardai le mie mani tremare. Ero troppo tesa, dovevo darmi una calmata. Riccardo accorgendosene, le prese fra le sue e le strinse forte.
«Vuoi cercare nuove mani e non le mie?» chiese riferendosi alla mia canzone 'Quanta vita serve', puntando lo sguardo sulle nostre intrecciate. Scossi la testa con le lacrime agli occhi. Aveva davvero ascoltato il mio disco.«Mi destabilizzi.» sussurrai stringendo le labbra fra loro per calmarmi. Riki posò la mano sulla mia guancia e mi spostò il viso verso la sua direzione.
«Tu lo hai sempre fatto con me, fin dal primo giorno.»
«Non voglio comunque... ma ho bisogno di cercare nuove mani, perché non posso andare avanti così.» dissi riferendomi alla sua domanda precedente.
«Fede... stare qui accanto a te, mi ha fatto ripensare a tutto quello che abbiamo passato. Passeggiare con te prima su quella strada, mi ha fatto pensare ai mille dubbi che avevi per la testa in quel periodo.»«Io non ho mai dubitato di te! Avevo solo fottutamente paura!» urlai esasperata.
«La paura ci ha portato a... questo!» esclamò a sua volta mollando le mie mani per indicarci gesticolando.
«Mi stai accusando?» chiesi sentendo la rabbia crescere dentro me.
«No... ma se una storia finisce, la colpa è di entrambi.» sussurrò dando un colpo al volante.
«Ti devo ricordare chi ha cominciato questa distruzione?» urlai esasperata e iniziai a piangere pentendomi di quella frase. Dovevo restare a casa quella sera, avevo sbagliato tutto ancora una volta.«Davvero? Stai ancora pensando a quello stupido videoclip?» urlò a sua volta guardandomi con sguardo truce. Mi sentii piccola a quelle parole e le lacrime presero a scendere veloci sulle mie guance calde. Riccardo mi prese per un braccio per cercare di attirarmi a lui ed io tentati di scansarmi, ma ero troppo debole per riuscirci. Così ancora una volta mi ritrovai stretta fra le sue braccia con la testa appoggiata sulla sua spalla e i nostri corpi a contatto.
«Shh... calmati.» sussurrò accarezzandomi i capelli delicatamente. Spostò il mio viso e mi tolse una lacrima dalla guancia. Respirai lentamente per calmarmi e approfittando di quel momento, posai una mano fra i suoi capelli ed iniziai ad accarezzarli. Faceva così male, ad entrambi. Gli occhi di Riccardo, limpidi e lucidi, si chiusero a quel tocco e sospirò come se gli fossi mancata allo stesso modo in cui era mancato a me. Mi accarezzava la schiena, mentre i nostri corpi iniziarono a richiamarsi come calamite. Forse non era davvero finita neppure per lui. Mi avvicinai di più al suo corpo e Riki prontamente mi strinse al suo petto. Respirai il suo profumo, così dolce e buono. Una di quelle fragranze che riconoscerei fra mille, perché avevo passato giornate e notti intere ad assaporare la sua pelle.
«Avevo bisogno di te. Ho passato dei giorni orribili.» sussurrò accarezzandomi la guancia, che scottava così tanto da prendere fuoco. Riccardo era un incendio puro, ma preferivo bruciare con lui piuttosto che venire spenta da un bicchiere d'acqua.
«Riki...» mormorai spostando la mano sul suo viso e a quel contatto riaprii i suoi grandi occhi azzurri. Spostò una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio e provò ad avvicinarsi al mio viso. Il mio cuore sembrò uscire fuori dal petto. Nello stomaco uno zoo sembrava calpestarmi fin dentro le viscere, ma era quella la sensazione che amavo da impazzire ogni qualvolta si avvicinava per darmi un bacio. Era però tutto dannatamente sbagliato, ma eravamo entrambi a pezzi e l'unico modo per ricostruirci era proprio quello. Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare fra le sue braccia.Riccardo posò le sue labbra sulla mia guancia, in un bacio impercettibile che durò un battito di ciglia, poi si spostarono sul mento e a quel punto si schiusero per assaporarmi meglio. Le mie mani intorno al suo collo quasi tremavano. Cercai di rilassarmi sotto il suo tocco, ma nel momento in cui mi afferrò il viso con prepotenza, capii che quella dolcezza era l'assaggio di qualcosa di troppo ardito che desideravamo entrambi. Il fuoco dentro me si accese nell'esatto momento in cui posò un bacio all'angolo delle mie labbra. Il suo respiro a contatto con la mia pelle mi fece venire i brividi. Era decisamente quello il momento che amavo di più, l'attimo prima di un bacio. Ma, nel momento in cui finalmente sperai di rimettere a posto ogni pezzo del mio cuore, venimmo interrotti dallo squillo del suo cellulare. Aprii immediatamente gli occhi e la magia si spezzò. Riccardo mi lasciò andare ed io tornai ad appoggiare le spalle sul sedile freddo respirando a fatica. Spostai poi lo sguardo su di lui, nel momento in cui rispose alla chiamata.
«Ehi amore... si, sto tornando in hotel. Possiamo sentirci dopo?» tutte le mie aspettative crollarono. Chiusi gli occhi sentendo il cibo che avevo mangiato poco prima risalirmi in gola. Aveva una ragazza, ed io me ne ero completamente scordata. Feci un respiro profondo e aprii lo sportello nel momento in cui chiuse la chiamata.
«Buonanotte.» dissi seria più che mai. Riccardo però non parlò, restò in silenzio perché non c'erano parole per descrivere quello che stava per succedere e quello che aveva combinato ancora una volta.
«Hai ragione, certe cose non cambieranno mai.» dissi chiudendo lo sportello e tutti i miei sentimenti dentro quella macchina.__________________
Lascio tutti i commenti a voi.
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Quanta vita serve per innamorarmi || Rederica
أدب الهواةSEQUEL DI "DIMMI QUALCOSA CHE RESTA || REDERICA" La vita di Federica Carta dopo la fine di Amici16 è stata stravolta. Credeva nell'amore, aveva creduto ad ogni singola parola di Riccardo Marcuzzo, il bel cantate dagli occhi azzurri. Se mai qualcuno...