CAPITOLO 8

1.5K 76 0
                                    


Il telefono che suona mi risveglia come suo solito dal sonno.

Mi agito nel letto sbuffando perché non ho voglia di alzarmi e solo pochi secondi dopo mi rendo conto
che non è la sveglia a suonare bensì la suoneria.

Sgrano gli occhi e scatto seduta sul letto, allungandomi poi verso il comodino e prendendo in mano il telefono.

Assumo un'espressione confusa quando leggo "Christian" e porto subito il telefono all'orecchio rispondendo.

"Pronto?"metto in viva voce e allontano il telefono per vedere che ore sono.

Segna le 6.05

"Ciao Asiya, scusami davvero tanto il disturbo a quest'ora ma abbiamo avuto un'imprevisto a lavoro e devo comunicartelo" parla in modo davvero dispiaciuto.

"Oh, si sì certo, nessun problema" esclamo intanto che mi sforzo ad aprire gli occhi.

"All'ultimo minuto ci ha chiamati uno dei nostri clienti più importanti dicendoci di volerci incontrare per degli affari.
È il responsabile di un'azienda di scarpe araba con sede a Dubai.
In poche parole, visto che tu conosci la lingua araba devi accompagnare Adam" mi spiega Christian.

"Ma anche Adam lo capisce e poi perché devo accompagnarlo? Non si terrà in azienda da noi?" Chiedo confusa; all'improvviso il sonno sparisce dai miei occhi.

La caratteristica di capire l'arabo grazie alle nostre origini ci ha sempre contraddistinto dagli altri.

Ricordo ancora a scuola quando lo parlavamo e nessuno ci capiva.

Era il nostro piccolo punto in comune. Le ragazze quasi impazzivano.

Adam era il classico ragazzo conosciuto a scuola ma la differenza era il suo non essere lo stronzo scontato.
Era noto perché faceva parte del gruppetto di quel genere di ragazzi e ovviamente anche per la sua bellezza spiccante.

Aveva intorno troppe ragazze, o meglio, loro gli stavano intorno.

Io invece ero normale, non facevo nè parte di quelli invisibili al mondo nè tantomeno ero conosciutissima.

L'essere la migliore amica di uno "conosciuto" forse aveva attirato più occhi su di me permettendomi di essere notata da più persone ma io, in realtà, stavo bene ovunque.

La "posizione" a scuola era l'ultimo dei miei problemi.

"Si anche Adam lo capisce ma serve per forza un' assistente che stia attenta ai particolari e prenda appunti e tu sei l'unica in azienda oltre a lui che sa parlarlo.
Per quanto riguarda invece il posto, no non si svolgerà in azienda ma nella casa di questo responsabile arabo" mi informa Christian.

"Per casa intendo una villa di lusso quindi ti consiglio di metterti qualcosa di..." si blocca non sapendo che dire
"insomma, carino" finisce e sento la sua voce imbarazzata dal telefono.

Quasi lo vedo grattarsi la nuca e mi trattengo dal ridere nel vero senso della parola.

"Ah okay, va bene" dico con ancora la bocca pronta a scoppiare a ridere.

"Ho già sentito Adam e ti passerà a prendere lui per le 8.00 poi ,cosa fare, te lo spiegherà dopo"

"Perfetto, ci vediamo dopo allora"

"Ci vediamo domani in realtà perché dopo l'incontro puoi anche ritornare a casa tua"

"Va bene, ciao!" lo saluto.

Quando finisco la chiamata decido che non ha senso ritornare a dormire, così disattivo la sveglia per oggi e mi alzo dal letto rabbrividendo quando sento freddo.

Il mio desiderio alla fontana di TreviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora