Adam mi accompagna a casa mia e appena si ferma con la macchina, vedo Sara uscire anche lei dalla sua e si avvia verso l'entrata dove si ferma ad aspettarmi.
Deve essere appena tornata dal lavoro.
"Le ha comunicato Christian che si inizia a lavorare alle nove vero?" Chiede Adam dopo un attimo di silenzio.
"In che senso? Intendi solo per domani?"lo guardo confusa girandomi verso di lui; ingioio acido perché mi fa strano parlargli così, dopo quello che gli ho detto pochi minuti fa.
"Il primo giorno è arrivata alle otto solo perché Jassie doveva spiegarle le cose del lavoro e farle fare un giro.
Di solito il nostro reparto inizia alle 9.00"Ah quindi lo sa anche, che il primo giorno sono arrivata alle otto.
A quanto pare si è informato."Va bene, ciao" faccio per aprire lo sportello della macchina quando la sua mano si appoggia al mio braccio fermandomi, trattenendomi.
Brucio al contatto e l'aria che lascia le mie labbra condensa contro il vetro del finestrino, a pochi centimetri dal mio volto.
"Aspetti" sentenzia per poi ritrarre la sua mano come se avesse preso una scossa, come se il toccarmi sia un gesto proibito.
"Non ha una macchina, come viene a lavoro?" Chiede in modo lineare, gli occhi impenetrabili.
"E a te cosa importa? Cosa te ne frega con cosa vado a lavoro?- scatto arrabbiata- e ah, un'altra cosa, devi davvero smetterla con sta cosa del lei okay? Vai a quel paese Adam" sbotto ed esco dalla macchina sbattendo la portiera e avviandomi verso casa.
Solo quando vedo Sara all'entrata mi rendo conto di averla fatta aspettare.
Con la coda dell'occhio vedo lui uscire dal parcheggio con la macchina."Scusa se ti ho fatto aspettare, ma quel coso lì si è davvero superato" parlo quasi urlando.
"Cos'è successo?" Mi chiede lei confusa intanto che iniziamo a salire le scale.
"Continua a darmi del lei e questo mi fa impazzire.
Mi tratta come se fossi una sconosciuta""Picchialo" propone Sara.
Corrugo la fronte quando la vedo seria.
"Lo farei anche, se non fosse che ha più muscoli lui in un braccio che io in tutto il corpo"
Scoppia a ridere e io la guardo male sbuffando.
Una volta entrate nell'appartamento, tolgo subito dai piedi i tacchi liberandomi e stringo le dita dei piedi facendole scroccare.
"Dio, che bello stare senza tacchi" esclamo gioiosa guardando Sara che, invece, si sta togliendo degli stivaletti.
Sono degli ugg bassi neri.
Mi piacciono tantissimo e in realtà ho in mente di comprarli da un bel po ma non trovo mai il tempo di fare shopping e poi adesso che inizia a fare davvero freddo penso che prima o poi andrò a prenderli.
"Beh ti consiglio questi stivaletti" esclama quasi leggendomi nel pensiero.
Intanto si toglie il cappotto e lo appende frettolosamente."In realtà mi piacciono tantissimo, devo solo trovare il tempo di andare a fare shopping qualche giorno" do voce ai miei pensieri e dopo aver appeso anche io il mio cappotto seguo Sara in salotto.
"Usciamo domani pomeriggio? È da tantissimo che non usciamo a fare un giro insieme" mi chiede supplichevole.
"Certo! così vedo anche il centro dato che da quando sono qui non l'ho mai fatto"
STAI LEGGENDO
Il mio desiderio alla fontana di Trevi
Romance|COMPLETA| Le scorrerà sotto l'Italia, sfuggendole dalle mani in una spinta improvvisa; tra le sue ciglia annebbiate dal buio al di fuori del finestrino dell'aereo, Roma sfumerà il suo calore svanendo in sprazzi dalla bellezza eterea. Con l'aereo c...