CAPITOLO 42

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Quando mi sveglio sono in uno stato tra il caldo e il freddo; tremo in scosse impercettibili, con la fronte scottante come braci da fuoco.

Mi rendo conto di essere tra le coperte del mio letto e mi muovo confusa; trattengo però un gemito quando alzando la testa la sento farmi troppo male.

"C-cosa..?" Chiedo richiudendo gli occhi.

"Asiya, sei sveglia?- la voce preoccupata di Sara mi fa rialzare la testa, questa volta però lentamente, intanto che mi accingo ad aprire gli occhi- Dio, mi hai fatta prendere un colpo"

È seduta ai piedi del mio letto e un'espressione di preoccupazione le veste le guance e si protrae fino si suoi occhi, dove lampeggia nitida.

"Che ci fai qui?- chiedo confusa- non eri a dormire da Travis?" Continuo a fior di labbra.

Mannaggia, non ho le forze neanche di parlare, mi sento malissimo.

"Asiya, sono le dieci di mattina, te ne sei resa conto o no?"

Sul telefono spicca l'orario, e mi si conferma in modo chiaro.

"Cavolo, cavolo- dico allarmata e cerco di togliermi le coperte di dosso per alzarmi, con molta fatica- sono stra in ritardo per il lavoro"

La mano di Sara mi blocca.

"Asiya, dove pensi di andare?- mi chiede- hai la febbre a quaranta, stai malissimo. Ho già avvertito a lavoro, non ci vai" taglia corto.

"Cosa?" Chiedo mentre lei mi respinge con le mani a sdraiami sul letto e mi rimette le coperte addosso.

"Come ho detto"

"Quand'è che sei tornata?"

"Non ti ricordi niente?" Mi chiede e io la guardo confusa, per poi scuotere la testa.

"Sta mattina Travis mi ha dato un passaggio prima di andare a lavorare.
Erano più o meno le sette e mezza e quando sono entrata tu eri sulla nicchia in cucina e stavi 'dormendo'- mima le virgolette con le mani- stavi malissimo, eri un mix tra ghiaccio e fuoco e blateravi parole a caso.
Ho subito capito che stavi male e quando ti ho misurato la febbre infatti era alta" mi spiega.

"Si cavolo, sto davvero male.
Anche ieri non mi sentivo bene, penso di essermi presa un malanno- confermo- cosa hai fatto poi?"

"Ti ho detto di alzarti, l'hai fatto a fatica ma sono riuscita a sorreggerti e trascinarti in camera"

"Dio mio, scusami un sacco, spero di non averti fatto fare pressione sulla gamba" dico chiudendo gli occhi quando mi fa male testa, di nuovo.

"Non dirlo neanche per scherzo, per tutte le volte che mi stai accanto, questo è anche poco- mi sorride- comunque devi riprendere le medicine"

"Va bene"

La vedo alzarsi e poco dopo lascia la stanza.

Afferro di nuovo il telefono che prima avevo ributtato in mezzo alle coperte e ne accendo lo schermo.

Ci sono due messaggi che ho visto anche prima ma che non sono entrata a leggere.

Uno è di Jassie e l'altro è di David.

Poi nessun'altro.

Entrambi i loro messaggi mi dicono che hanno saputo che sto male, mi augurano una buona guarigione e quello di David mi promette di passare a trovarmi.

Rispondo a loro mentre vedo Sara entrare.

"Metti via quel telefono, devi riposare" mi sgrida; in mano ha delle medicine e un bicchiere di acqua pieno fino all'orlo.

Il mio desiderio alla fontana di TreviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora