Parlami, Mezzosangue
(Questa è una canzone del mio artista per eccellenza, Mezzo; ascoltatela con cura. L'ho trovata azzeccatissima per lo stato d'animo di Adam).
***
~Brindo calici di lacrime mie
E bevo ricordi così lontani
Ormai daltonici, ai miei occhi
Che non sanno più vedere
Ma che la mia anima ancora sente
Perché non dimentica
Non osa, non riesce a farlo
E ora ti chiedo:
Con il calice pieno di me, brindiamo alla mia non salute?~POV ADAM
Un mese dopo.
Scalcio sotto le mie scarpe un sassolino grigiastro; corre rigoroso dall'altra parte del terreno selciato, rifugiandosi tra le pietre incastonate per terra.
Lo seguo con lo sguardo vacuo.
Mi scappa dagli occhi la necessità di soffermarmici a lungo, di indagare a fondo sulla sua esistenza.
Siamo un tutt'uno no?
Mi spingo in avanti lentamente, attentamente e poi mi ci fermo accanto; mi piego a raccoglierlo tra le dita.
Uno spasmo di bruciore sussulta un capriccio, quando faccio pressione sui cerotti per stringerlo tra la mano.
Ed è subito il ricordo fervido di unghie spezzate sul muro; sangue che esce ad onorare il male.
Un inchino dinanzi al dolore; reverenza al distruttore: la vita.
Riprendo a camminare lungo il sentiero, giocandoci tra le mani, attento a non pressare più del dovuto.
Gli alberi coricano l'aria circostante di respiri, quelli che in queste ultime settimane ho cercato di recuperare.
E mi muovo, tra rami spezzati al suolo e lo squittio degli scoiattoli tra i boschi.
E la sensazione di tedio mi sviscera l'esistenza.
Perché il male parla anche tra la natura?
Perché si materializza tra il vento, che or graffia i fili d'erba per terra, e tra l'odore di pioggia in arrivo come un presagio di procella?
Perché non posso trovare pace, una volta per tutte?
Perché è così difficile convivere con il proprio io?
Alzo gli occhi verso il cielo quando mi rendo conto che sta piovigginando; martella sottile la mia testa per poi svanire, acquattando il fuoco che brucia su di me.
Mi rigiro, per avvicinarmi alla casetta dove sto temporaneamente alloggiando, ed affianco la porta in un movimento di estrema lentezza.
Mi fanno ancora male le costole; lievemente ma le sento.
Porto ancora un cerotto sulla pelle, ed una fascia per tenermi le ossa in piedi.
Non riesco, quindi, a muovermi velocemente, non riesco ancora a sollevare cose pesanti.
È che sotto il cuore si trova lo stomaco; il mio è pieno di organi collassati, ormai smorti.
E non ne ho di farfalle io, no; per assurdo si sono trasformate in bruchi, che ora strisciano, graffiano e si mangiano tutto.
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Il mio desiderio alla fontana di Trevi
Romance|COMPLETA| Le scorrerà sotto l'Italia, sfuggendole dalle mani in una spinta improvvisa; tra le sue ciglia annebbiate dal buio al di fuori del finestrino dell'aereo, Roma sfumerà il suo calore svanendo in sprazzi dalla bellezza eterea. Con l'aereo c...