CAPITOLO 4

1.7K 76 0
                                    



Sono le nove di mattina.

Sara sta preparando la colazione; si sposta da una parte all'altra serenamente, la grazia di una farfalla.

La osservo con attenzione; un braccio che si aggrappa al bancone della cucina per allungarsi a prendere una tazza di the e le labbra strette per lo sforzo.

Un sorriso mi bagna le labbra di sorrisi e certezze.
Di fatto lei c'è sempre stata per me.

Non ha mai esistito a tendermi la mano.

Le voglio fin troppo bene.

Quando poi mi ricordo del giorno prima, mi appoggio sulla sedia lì vicino e mi passo una mano tra i capelli sospirando.

"Ti vedo un po' giù" osserva Sara di punto in bianco.

Trasalisco alle sue parole e il mio cuore inizia a battere forte.

Lei sa tutto, sa tutto il mio passato e tutto quello che ho vissuto.

Lei sa di lui, di Adam.

"Ieri sono andata a trovare Christian per l'offerta di lavoro e diciamo che è andato tutto alla perfezione. Mi ha spiegato un po' di cose e da lunedì inizio a lavorare nel reparto della gestione internazionale" spiego mettendo su un sorriso sbieco ma non riesco a nascondere il mio tono di voce che esce un po' cupo.

"È perfetto allora!" Esclama completamente entusiasta.

Ma poi si ferma, quando osserva bene la mia espressione si blocca dal preparare il suo the e si avvicina a me.

"Però a tutto questo c'è un ma..." dice in modo quasi impercettibile, guardandomi negli occhi.

Decido di arrivare direttamente al punto.
Non posso continuare a tenermi dentro le cose e di fatto questo non gioverà a sollevare la mia delusione.

"Sai che Christian ha un socio no?"

"Sì un certo Adam" afferma lei confusa.

"Ecco, tu l'hai mai visto?" Chiedo corrugando la fronte.

Ma in fondo so già la risposta: è ovvio che non l'abbia mai visto, so per di certo che lei non sappia.

"A dire il vero no" continua lei.

"Lo so che sembra una favola e che tra tutte le persone del mondo non poteva capitarmi proprio lui ma.." sospendo per un attimo la frase respirando a tratti, un blocco d'ossigeno improvviso.

"Ma il suo socio è quell'Adam.
Adam Alami" concludo la frase lasciando andare il peso di quelle parole, che mi ricadono addosso.

Schiude la bocca e i suoi occhi si aprono di scatto, presa alla sprovvista.

"Stai scherzando spero?- scatta in piedi- no perché io non ti sto credendo, non voglio farlo"

Continua a camminare nervosa per la cucina e io non riesco a fare nient'altro che guardarla.

"Vorrei che non fosse vero, credimi- parlo a bassa voce, ormai ridotta ad un sibilo- vorrei che il mio migliore amico, quasi fratello con il quale condividevo quasi la mia famiglia non mi avesse abbandonato di punto in bianco.
Vorrei tanto che non fosse sparito nel nulla da un giorno all'altro e che mi avesse almeno degnato di un addio"

"Vorrei tante cose Sara, ma la vita ci sorprende accoltellandoci alla schiena quando meno c'è lo aspettiamo" finisco con la voce allo stremo delle forze.

"Mi dispiace, mi dispiace tanto. Sapevamo che fosse venuto qui in Inghilterra ma non ci eravamo di certo aspettate che te lo saresti ritrovata come capo dell'azienda in cui lavori" parla Sara.

Il mio desiderio alla fontana di TreviDove le storie prendono vita. Scoprilo ora