67•capitolo -Sei come lei-

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Stef:

Prendo fiato, i miei occhi non smettono per un attimo di guardare quell'essere spregevole davanti a me. Non si può chiamare persona uno che ha ucciso sua moglie e suo figlio senza batter ciglio. Senza esitazione, senza mai pentirsene. Un brivido di terrore mi avvolge nel pensare che avrebbe potuto fare la stessa cosa a me, o cosa peggiore, a Chris. Se non avessi trovato una soluzione e non mi fossi fatta aiutare da Giorgio, sarei potuta finire sotto terra.

Prendo ancora un lungo respiro, ma mai una volta lascio il suo sguardo. Quegli occhi scuri che sanno proprio della sua anima nera, nemmeno una luce che faccia intendere che ci sia del buono in lui, perché non ce l'ha. Mai una volta l'ho visto tentennare nel fare del male agli altri, ha scelto liberamente di essere una persona senza scrupoli.
Continuo a fissarlo perché, questa volta non sono io a dover abbassare lo sguardo, è lui a doverlo fare, è lui a dover mostrare un segno di cedimento, di pentimento, ma non lo farà, perché lui non la sente questa esigenza. Penso addirittura che non sia umano.

A passo felpato mi avvicino, ammetto che mi sento trafiggere come se i suoi occhi fossero lame affilate, perché ogni secondo in più che lo guardo, mi sento schiaffeggiata come quando le sue mani rapidamente e con prepotenza, si fermavano nel mio viso e mi facevano cadere all'indietro. Come quando arrivavo a perdere sangue dal naso per l'intensità delle sue botte. Deglutisco a forza nel rammentarlo, cerco di scacciarlo questo pensiero e capire che ormai non può più farmi del male, ma nella mia testa si ripresentano sempre le stesse scene e sopratutto, lui:

Alfredo.

Il mio Alfredo, la stessa persona che ha fatto tanto per me. Colui che ho visto senza vita davanti ai miei occhi, che non ho potuto fare niente per salvare, anzi è lui che ha provato a salvare la mia anima e ha fatto così tanto per me, che mai potrò dimenticarlo.

Più ci provo, più non ci riesco a non sentire le ferite mai rimarginate dei sensi di colpa.

"Ciao..." esclama lui. Solo allora mi accorgo che ormai le distanze sono state accorciate e me lo ritrovo davanti. Il suo odore entra nelle mie narici, quello riaccende ancora di più i momenti di disgusto: le sue mani sopra il mio corpo, sul mio seno, nella mia intimità. La sua bocca nella mia quando la pretendeva come se me la volesse divorare, come se io fossi di sua proprietà e non avessi più voce in capitoli. Ogni ricordo con lui, mi ricorda lo schifo che ho dovuto sopportare e mi sento come se mi lasciasse un gran vuoto che ammetto non so se riuscirò mai a riempire. So che Chris mi è vicino, so che l'amore mi ha aiutato in questa situazione e mi ha dato il coraggio di ribellarmi, ma io lo sento che qualcosa dentro di me si è spezzata irrimediabilmente e che neanche Chris può fare niente per aiutarmi in questo. Non credo che mai potrò cancellare ciò che è stato. Non posso, perché anche non volendo mi ha marchiata come se avesse preso un ferro affilato e mi avesse fatto delle cicatrici addosso che, anche col tempo, non se ne andranno mai. Si è preso la mia verginità, la mia dignità, la mia vita. Si è preso Alfredo!

"Non ti meriti il mio saluto!" Metto le mani conserte e lo guardo con aria di sufficienza. Tutti i miei pensieri non glieli mostro, non gli darò la soddisfazione di vedermi ancora piegata a lui, a quello che è stato, a quello che mi ha fatto.

"E allora perché sei qui? Potevi rimanere a casa, no? Che c'è, Chris non ti soddisfa abbastanza? Ti ho sempre detto che era un mezz'uomo!" Ha sempre quel ghigno cattivo a coprire la sua bocca, come se, anche se ormai si trova con le spalle al muro e non è in grado di esercitare una forza contro di me, lui sa di avere ancora il potere sui miei pensieri. Forse ha capito che nonostante tutto, sono schiava di ciò che è stato e non potrò dimenticare mai il male che mi ha fatto. Lui ha manipolato la mia vita e mi ha fatto diventare una macchina e ora fatico a ritrovare la me di prima.

Da soli, insieme! (COMPLETA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora