Mi sentivo in gabbia. Vagavo per la città senza una meta, col sole cuocente che mi appiccicava i vestiti addosso come una seconda pelle. Il sudore imperlava il mio viso, i miei occhi non vedevano più molto bene. Erano passati due giorni da quando avevo avuto quella reazione nei confronti di Chris, due giorni in cui, era venuto ogni giorno a casa mia ma non mi ero presentata alla porta. Aveva chiamato al telefono innumerevoli volte, le stesse in cui non avevo risposto. E mi sentivo succube di un sentimento troppo grande da estirpare. Succube di un futuro che non avevo scelto, quando ero solo una ragazzina che avrebbe voluto fare ciò che più le piaceva. Ma non potevo, non potevo più farlo e me ne rendevo conto. I miei genitori, avevano fatto ogni cosa per non farmi prendere questa decisione, ma io ormai avevo deciso.
Aveva sbagliato mio padre, ma non avrei permesso che pagasse un prezzo così alto.Infatti a dimostrazione della scelta che avevo preso, poco dopo, mi trovai di fronte all'ufficio di Mario. Sentivo il mio cuore che batteva così forte nel mio petto, da sentirlo esplodere. Erano rumori di terrore quelli che emetteva. Il terrore per ciò che mi aspettava, per quello che sarei potuta diventare nelle mani di quell'uomo. Io, ormai lo sapevo che ero sua e che nel momento in cui gli avrei dato la certezza, non sarei più potuta tornare indietro. E in quel momento, l'unica cosa che mi venne da fare prima di entrare in quella porta del futuro non scelto, fu mettere la mano sulla bocca, che toccai per cercare ancora in quelle labbra il sapore del ragazzo che avevo sempre amato. Purtroppo, ahimè, non lo trovai. Poche volte le avevo toccate, altrettante avevo assoparato quel sapore che mai avrei dimenticato. E in quel momento, un'altra paura mi sovvenne: quella di dimenticare il suo sapore. Mi sentii mancare in quella consapevolezza, come quando perdi una persona cara e hai paura di dimenticare il suo viso per sempre.
Scossi la testa a quel pensiero e promisi a me stessa che, qualsiasi cosa sarebbe successa, in qualunque luogo mi avrebbe portato la vita, io quegli occhi verdi come un prato curato, quelle labbra morbide con una leggera spaccatura al centro, quel respiro e quell'odore di dopobarba mischiato alla sua pelle, io non l'avrei più rimosso. Me lo sarei portato con me, appiccicato addosso come una seconda pelle, marchiato come un tatuaggio indelebile, attaccato come una corda che stringe il cuore. Il destino ci aveva diviso per sempre...
Misi la mano sulla maniglia gelida della porta, un sospiro ad accompagnarmi in questa scalata contro la mia rovina, una lacrima pungente che scese sul mio volto, che io prontamente scacciai con la mano. E poi, presi tutto il coraggio di cui necessitavo e mi deciso a bussare, battendo il pugno sulla porta di fronte a me, mentre con la mano la spingevo per entrare.
Quando ormai ero entrata dentro, degli occhi scuri andarono a collimare con i miei, i quali mi scrutarono senza dire una parola, allargando le labbra in un sorriso obliquo di soddisfazione che provava nel sapere che se mi trovavo li era perché aveva vinto. Mi sentii sovrastata da un senso d'impotenza, dal sapere che stavo per siglare un patto con l'uomo che avevo davanti e dargli me stessa. Promettergli fedeltà, amore.
Stavo per diventare una persona gelida, mi stavo per fare modellare da un uomo che mi avrebbe usato a suo piacimento. Stavo per perdere la mia purezza, concessa ad un uomo senza scrupoli che non si sarebbe mai preso cura di me, ma mi avrebbe schiacciato con il suo odio e fatta diventare un po' come lui."Ciao, Stefania!"
"Buo... buongiorno!". Bofonchiai, mentre sentivo l'ansia salirmi sempre di più insieme alla bile. Ero sempre stata una ragazza sulle mie, non mi piaceva relazionarmi a gente che non conoscevo. Avevo sempre passato il mio tempo con quelle due uniche persone che mi avevano fatto capire di potermi fidare. Quindi, quando mi trovai a parlare con quell'uomo, mi si strinse il petto e sentivo che mi mancava il fiato nel parlargli.
"Posso aiutarti?" Il suo tono era beffardo, sapeva esattamente cosa ci facessi lì, ma voleva sentirlo dalle mie labbra. Voleva essere implorato, perché sapeva di avere il coltello dalla parte del manico.
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Da soli, insieme! (COMPLETA)
RomansaSono cresciuti, cambiati, portano addosso cicatrici che non si sono mai rimarginate. Una guerra la loro contro un destino che li tiene distanti, ma allo stesso tempo troppo vicini. Questa è una storia dove non ci sono nè vincitori, nè vinti e dove n...