Capitolo Sette "Bel Casino"

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Il ticchettio dell'orologio sembra andare a rallentatore. Il piede di Jordan sbatte ripetutamente contro il parquet mentre la sua espressione è cambiata circa sei volte nell'arco di due minuti.

«Quello che sto per dirti è una faccenda seria.» Gli ricordo.

Il suo sguardo diventa cupo mentre mi osserva con la mascella serrata «Riguarda Thalia?»

Assottiglio lo sguardo mentre inizio a tremare per la rabbia. Io e Jordan ci guardiamo per un paio di secondi. Lui sguardo gelido e io furibonda.

Assottiglio lo sguardo stringendo i pugni. «Perchè continui a nominarla? Perchè non vai da lei per assicurarti che non l'abbia uccisa?»

Jordan abbassa lo sguardo e sospira rumorosamente. «Cos'hai da dirmi? Deve essere davvero importante se sei venuta a cercarmi fin quì.» Dice incrociando le braccia e appoggiandosi alla porta di Thobias.

«Lo è infatti.» Roteo gli occhi. «È successo tutto troppo velocemente.» Inizio a dire.

Jordan solleva un sopracciglio incitandomi a continuare. «Riguarda Jake, non è così?»

Gli lancio un occhiata stranita a poi passo una mano tra i capelli evitando di rispondere. «Ero ad una festa, ero ubriaca e Jake anche, credo. Non ne sono molto sicura.»

Mantengo un tono di voce calmo, come se quello che mi è successo non mi ha minimamente toccata, anche se è il contrario. Guardo Jordan e lo sorprendo a sospirare pesantemente. Credo di sia fatto un idea di ciò che è successo, ma si limita a rivolgermi un cenno decidendo di ascoltare fino in fondo ciò che ho da raccontargli.

«Non voglio scendere nei dettagli, siamo andati a letto insieme, almeno credo.»

«Credi?» Mi domanda con una punta di confusione; annuisco.

«Non ricordo gli avvenimenti di quella sera, ma so che il giorno dopo mi sono ritrovata nuda nel suo letto. Non credo di aver bisogno di altre dimostrazioni.» A pronunciare quelle parole sento le mie gote pizzicare.

Jordan non risponde così continuo. «Non sono venuta quì per raccontarti di me e Jake, ma di un fatto strano. Quella mattina Jake mi ha trattata come una sconosciuta, all'inizio pensavo che fosse uno scherzo, ma lui sembrava davvero non riconoscermi. Ma ciò non riguarda solo lui. Tyler, la mia migliore amica, gli studenti e professori della nostra scuola mi considerano un'estranea a tutti gli effetti. I primi giorni di scuola sono stati infernali, credevo che fosse uno tutto scherzo architettato dal mio ragazzo, ma non è così. Cerco continuamente l'ombra di un sorriso divertito nelle loro facce serie che mi faccia capire che l'incubo che sto vivendo non sia reale.»

Le mani mi tremano mentre mi scompiglio i capelli. «Sto passando l'inferno. Non ci credo neanche una cosa del genere possa succedere. Ma è successa. Perchè? Perchè Jordan tutti tranne te hanno dimenticato chi sono?»

Perchè ciò sta succedendo a me tra miliardi di persone? Com'è possibile una cosa del genere? C'è una ragione scientifica? Qualcosa a cui potermi aggrappare per scappare da questa realtà che mi terrorizza? Cerco le risposte nei suoi occhi freddi e vacui. Non ho bisogno che Jordan parli, riesco a sentire la sua confusione fin da quì.

«Nessuno ti conosce?»

«No.» Deglutisco. Mi guarda in silenzio prima di sospirare pesantemente. «È un idiozia. Odio essere preso in giro.»

«No. No cazzo. Non lo è!» Urlo. La voce rimbomba nei corridoi vuoti.

Eppure lui rimane inespressivo. Lo guardo dritto negli occhi restando in silenzio, lo supplico in silenzio di credermi, ma lui distoglie lo sguardo roteando gli occhi. Schiude le labbra e io sento il mio cuore mancare un battito mentre il dolore mi attanaglia lo stomaco in una morsa ferrea.
Credimi. Sono di fronte a te in un cazzo di stato pietoso. Perchè non vuoi credermi?

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