Capitolo Nove "Ogni cattivo comportamento corrisponde ad una punizione"

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La caffetteria non è altro che una piccola stanza formata da tre divani e un piccolo tavolino, decorata con delle macchinette per il caffè e dei distributori automatici. Un luogo in cui puoi rilassarsi con gli amici durante la pausa pranzo.

Era sempre stato il mio posto preferito.

Venivo sempre quì con i miei amici e Tyler. Io e il mio ragazzo ci mettevamo sempre sul divano al centro, mentre i miei due migliori amici nei due divani ai lati. Passavamo il tempo a pianificare il prossimo scherzo della settimana, l'ultimo che abbiamo fatto è stato ad un ragazzo amante della letteratura, passava il suo tempo con il naso tra i libri.

Da quel che ricordavo non era un particolare amante della socializzazione, un ragazzo che tende a giudicare qualsiasi essere umano che gli si avvicinava. Lui era il bersaglio perfetto, mi sarei assicurata io stessa che non avrebbe toccato mai più un altro libro.

«Sarà epico.» Mi aveva assicurato Jake con il cellulare tra le mani. E lo è stato.

Mentre Damian era stato intrattenuto da Tyler, che lo invitava a partecipare alle lezioni di calcio, io e gli altro eravamo in biblioteca a mettere delle trappole per topi in mezzo ad ogni libro.

«Non sappiamo che libro prenderà, quindi li riempiremo tutti.» Avevo detto in tono autoritario. Ci abbiamo messo un ora intera cercando di essere il più veloci possibili, ma alla fine lo scherzo si era davvero rivelato epico. Damian Clark, era questo il suo nome, aveva aperto ogni libro nella speranza di trovarne uno ancora salvo, a suo discapito le sue mani si sono ridotte davvero male. È andato in infermeria e poi dritto in ospedale. Da quel giorno in poi non ha più toccato un libro, i suoi voti sono scesi radicalmente e il suo carattere è cambiato.

Mi guardo attorno per la caffetteria prima di abbandonarmi sul divano con un profondo sospiro.

«Qualcosa non va?» Mi chiede Jordan.

«Ricordi.» Spiego brevemente evitando il contatto visivo. Jordan annuisce comprensivo. Non si siede vicino a me, e questo mi fa sentire disagio. Ma d'altronde non sto parlando di Chloe, Tyler o Jake.

Ma di Jordan. Entrare nelle sue grazie sembra più difficile di quel che pensavo, per quanto fosse gentile e disponibile con me sapevo bene che in realtà non c'era della vera amicizia tra noi due. Avrei dovuto lottare più del previsto, perdere l'unica persona che riesce a tollerarmi in tutto questo casino non sarebbe stato il massimo.
Sento le mani tremare e delle lacrime scendere sul mio viso. Riesco a sentire le urla di frustrazione di tutti i ragazzi di cui mi sono presa gioco. 

Questa stanza racchiude troppi ricordi.

Mi alzo lisciandomi i capelli con una mano e con nonchalance mi dirigo verso l'uscita che da al corridoio, ma il ragazzo alle mie spalle mi ferma chiamandomi per nome, fingo di non sentirlo ma lui sembra intenzionato a non mollare. Mi dispiace se non riesco a reggere il peso delle mie azioni. È qualcosa che lui probabilmente non capisce, la sensazione costante di portare un peso sul cuore che mi impedisce di sgombrare la mente da tutti quei pensieri negativi. Di ricominciare come lui mi ha detto. Qualcosa di freddo mi scivola lungo la guancia prima ancora che potessi fermarlo. Si fece strada dall'angolo dell'occhio fino al mento baciandomi la guancia lasciando dietro di sé la speranza persa. I miei passi vengono fermati prima ancora che riuscissi ad uscire dalla caffetteria, il polso tenuto fermo dalla mano di Jordan.

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