Capitolo 23: Daddy Issues

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Le settimane passarono veramente in fretta al MedStar Washington Hospital Center, e Bucky mi era semrpre accanto, anche quando sentivo di non essere nessuno, quando mi sentivo una nullità, lui era sempre accanto a me, seduto sul letto ad abbracciarmi e consolarmi.

Questo fu solo per i primi giorni nell'ospedale. Dopo due settimane mi sentivo decisamente meglio. Era come se fosse passato tutto. Avevo ripreso a sorridere, e soprattutto a mangiare, il che risultò una cosa inaspettata per tutti, specialmente per Natasha, che mi vide in prima persona, e si emozionò a dir poco

Era il mio ultimo giorno all'ospedale e Steve e James mi stavano aiutando a preparare le valigie, che non erano poi così tante

Il Dr. Gomez entrò, con la mia cartella medica "Signorina Quinn" iniziò "è stato un piacere averla nel nostro ospedale"

"La ringrazio. Grazie a voi sto decisamente molto meglio"

"È sempre un piacere sentire questi ringraziamenti, signorina. E mi è stato riferito che ieri ha mangiato di sua spontanea volontà"

"Sì, mi era venuta davvero tanta fame. Natasha mi ha portato la pizza"

Lui prese il suo taccuino e scrisse il mio nuovo passo avanti "signorina. Il suo prossimo obbiettivo è prendere due chilogrammi. Le sembrano tanti?"

"Beh, abbastanza"

"Mi creda che non è niente. Ad ogni modo, spero di non vederla mai più qui dentro" scherzò, riferendosi al fatto che sperasse solo il mio bene "è fortunata ad avere degli amici così"

Abbassai lo sguardo e arrossì "in effetti" sussurrai

"Comunque sia, suo padre ha firmato per farla uscire di qui"

"Tony è già qua fuori?" Chiese Steve

"Non è il signor Stark" disse il dr. Gomez annunciò "credo si chiami Alexander"

Io lasciai la valigia cadere a terra per lo shock. Non poteva essere assolutamente vero. Non poteva essere qua, e soprattutto, chi era stato a comunicargli della mia "permanenza" a Washington?

"Kyle..." Bucky sussurrò, poggiandomi la mano metallica sulla spalla, conoscendo perfettamente la mia storia "non sei costretta a vederlo"

"No, io-" mi fermai, indecisa sul da farsi "devo andare al bagno"

Mi recai al bagno e feci scorrere l'acqua gelida, lavandomi la faccia per cercare di ragionare e pensare alla cosa giusta da fare

Steve entrò in bagno e mi chiamò, "Kyle" disse "è tutto okay?"

"No, Steve, nulla è okay. Credo di essere appena guarita, era il mio ultimo giorno qua, speravo di essere felice almeno per oggi"

"Non ti abbattere. È un ricercato, se sì è fatto esporre così tanto, rischiando di essere catturato, ci sarà sicuramente una ragione"

"Non so" disse, mandando giù un po' d'acqua dal rubinetto "so solo che tutto questo non doveva accadere. Anche quel bacio"

"Intendi..."

"Sì, il nostro bacio. Non doveva accadere. Guarda, sarò sincera, in passato provavo qualcosa per te, però ora..."

"Ora...?"

"Ora niente. Non provo niente, ci ho pensato notte e giorno, e non credo che siamo fatti per stare insieme" in risposta lui stava per aprire la porta "Steve, capiscimi. È un mese che sono segregata qui dentro, e non credo che ce la farò a mantenere una relazione"

"Tranquilla, capisco" sorrise, però io sapevo che dentro di lui non stava sorridendo per niente

Mi asciugai la faccia e mi incamminai verso il portone d'entrata. Salutando le guardie che mi avevano tenuto compagnia per un mese

Nella cella che era tra le porte d'ingresso e il corridoio ospedaliero vidi Alex, o meglio, mio padre. Aveva le lacrime agli occhi e si mosse lentamente verso di me

"Kyle" mi chiamò, asciugandosi le lacrime

"Alexander" risposi fredda. Anche se dentro di me c'era una vera e propria guerra "perché hai firmato, poteva farlo Tony"

"Perché sono io tuo padre"

"Tu mi hai lasciata da sola per tanto tempo. Io pregavo ogni giorno di trovarti, e alla fine scopro che il mio padre fa parte dell'Hydra, che sono la nipote dell'uomo che mi ha quasi uccisa, e che mia madre è una psicopatica"

"Io ti ho sempre cercata. Ho rovistato tra tutti gli archivi Shield e Hydra, ma Dinah aveva fatto perdere le vostre tracce. Alla fine ho scoperto che eri stata adottata da Tony solo quando me lo avevi detto"

"Te ne sei scappato con la coda fra le gambe. Quando mi sono svegliata dal coma tu non c'e-"

"Kyle, ascoltami per una buona volta. Sono un ricercato, sia dallo Shield che dall'Hydra, non avevo altra scelta"

"Ti ringrazio per avermi salvata, comunque" sussurrai incamminandomi verso di lui, e abbracciandolo forte "papà"

Quando sentì quella parola, Alex gelò, e iniziò a piangere di nuovo, abbracciandomi ancora più forte "ti voglio tanto bene, anche se non ci sono mai stato"

"Scusa" dissi, alzando lentamente lo sguardo, e respirando nonostante il naso chiuso dalle lacrime "andiamo un attimo nella mia stanza, dopo possiamo benissimo andare via da questo posto"

~~~

Nella stanza c'erano Steve e James ad aspettarci. Io avevo il braccio di mio padre nella mia mano, e sedendomi un attimo sul letto chiesi "potete lasciarci soli un attimo?"

"Certo" Bucky rispose "se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi" mi sussurrò, come vide che ero affranta

"Tranquillo" sorrisi, e lui uscì

Io abbassai lo sguardo, e lui mi disse "Kylie"

"Papà" dissi sempre con lo sguardo abbassato

"Ti prego di perdonarmi" disse, prendendo una sedia bianca e sedendocisi

"Non è colpa tua" dissi, cercando di rassicurarlo "ora sei qui, è questo l'importante"

"Kyle, avrei voluto esserci quando avevi bisogno. Quando ho saputo che eri qui dentro e che avevi... Ho pensato che se ci fossi stato magari non saresti finita qua"

"Non è colpa tua se ho avuto complessi d'inferiorità"

"È colpa mia" lui riconfermò. Io mi versai un po' d'acqua e la mandai giù poco a poco, per schiarirmi la voce

 Io mi versai un po' d'acqua e la mandai giù poco a poco, per schiarirmi la voce

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"Perché dovresti esserlo?"

Lui si mise a ridere anche se era in lacrime "sono un fottuto disastro"

"Non lo sei. Ti voglio ricordare che mi hai salvata da Qui-... Ian"

"Però ti ho lasciata sola per mesi. È quasi Natale. L'ultima volta che ti ho vista era novembre"

"Non m'importa. Sei qui, con me, e hai pure firmato a nome di mio padre per farmi uscire"

"E non mi limiterò a questo. Voglio recuperare tutto il tempo che non ho trascorso insieme a te. Avrei voluto esserci sempre, anche per vederti con il tuo primo ragazzo" disse timidamente, sorridendo

Sorrisi anche io, però d'imbarazzo, non era una cosa facile da dire a diciotto anni "ci saranno altre occasioni. E comunque sia, sappi che ti voglio bene" dissi alzandomi e abbracciandolo di nuovo.

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