Dopo quella missione, Fitz fu portato d'urgenza in ospedale, a cause di altre due crisi epilettiche avvenute a mezz'ora di distanza. Rimasi in sala d'aspetto, mentre Leo proseguiva la sua visita.
Eravamo a Reno, che era il centro abitato provvisto di ospedale più vicino. Fummo raggiunti dal resto della squadra dopo circa un'ora, ma inizialmente eravamo solo io, Jemma e Bobbi ad aspettare fuori.
Dopo due ore il team era al completo, ed erano tutti molto curiosi, compresa May, di sapere cosa fosse successo nel deserto.
Dopo due ore finalmente uno degli infermieri uscì, dicendo che Fitz era stabile e stava bene. Feci uscire un respiro di sollievo al sentire quelle parole "eri tu con il signor Fitz quando è successo?" chiese rivolgendosi a me
"Sì" risposi
"Quindi sei Skylar?"
"Sì" dissi di nuovo
"Il paziente chiede di vederla"
Non esitai ad alzarmi e dirigermi nella camera di Leo, tra lo sgomento di Jemma e la sorpresa della squadra. Lo vidi, era seduto sul letto, in una veste bianca "Hey" disse piano non appena mi vide
"Come va?" chiesi, sedendomi sulla sedia vicino al letto, come fece lui quando ero a Washington
"Bene" mormorò "grazie per quello che hai fatto"
"E cosa avrei fatto?" scherzai, cercando di farlo almeno sorridere
"Mi hai aiutato e mi sei stata vicina anche se non ti volevo vedere"
"Perché avrei dovuto lasciarti nel mezzo di una crisi epilettica?"
"Una volta mi è capitato. Stavo avendo un attacco, e nessuno se ne accorse. Mi lasciarono indietro"
"Sai che io non lo avrei mai fatto"
"Pensavo mi odiassi. Sai, dopo lo..."
"Me lo meritavo"
"Sai anche te che ho solo esagerato"
"Ad ogni modo, spero che tu non mi voglia ancora morta"
"Non ti ho mai voluta morta" disse ridendo
~~~
Il giorno successivo Leo fu dimesso dall'ospedale, e partimmo spediti verso una nuova missione. Questa volta oltre oceano, destinazione Sokovia, in Romania.
17 ore di volo senza sosta per arrivare in un paese freddo, innevato e sperduto, nel mezzo del nulla. Guardando fuori dal finestrino vidi un vecchio castello, a dir poco gigantesco, che regalava a questo piccola cittadina una vista mozzafiato.
Venne Coulson in persona a chiamarmi "Skylar, preparati"
"In cosa consiste la missione?"
"L'Hydra risiede in quel castello", indicò "e conduce esperimenti raccapriccianti su umani. Il nostro compito è mettere in salvo i metà umani"
"Metà umani?"
"Un ragazzo che riesce a superare la velocità del suono, e una ragazza che possiede la capacità della telecinesi, della telepatia"
"Quindi?"
"Lui veloce e lei inquietante"
~~~
Fu tutto abbastanza veloce, appena scesi ci fiondammo direttamente sul castello, facendo fuori o stordendo le guardie nemiche, irrompendo così nella fortezza.
Ma tutto quello aveva qualcosa di strano, vidi una scala nascosta, che sporgeva da un muro, mi separai un attimo dal resto del gruppo per analizzarla meglio. Era moderna e stabile, nulla a che fare con l'intero design del castello.
Salendo su per la scala vidi una stanza. Aveva le pareti rivestite in metallo, e al centro della stanza era posizionata una teca di vetro, con un bastone dorato al suo interno. Aveva una gemma di color azzurro, che al suo interno sembrava viva, in quanto si muoveva continuamente, come se avesse delle anime al suo interno.
Aprì la teca e presi in mano il bastone, ma ad un certo punto le mura non c'erano più. Era tutto scuro, il soffitto era diventato un pezzo di cielo notturno, annuvolato e senza stelle. Lasciai cadere il bastone a terra per lo sgomento. E non appena toccò terra vidi un... Leviatano? Era un serpente, selle dimensioni di una balena, con delle pinne sui fianchi. Volò basso, quasi toccando la mia fronte. Mi misi a gridare non appena sentì il verso infernale di quella creatura.
Guardando a terra mi accorsi che il pavimento era diventato un ammasso di macerie, irriconoscibili, e le pareti erano diventate New York City on in futuro post-apocalittico
Facendo qualche passo vidi un piede. Era piccolo, e guardando in su riconobbi una capigliatura rossa. Era Natasha "no" sussurrai, non appena la girai. Era proprio lei "no, no, no, Natasha"
Mi alzai e feci qualche passo. Riconobbi subito un paio di occhiali, erano quelli di Bruce. Erano distinguibili dal resto Delle macerie, ma del suo proprietario non c'era neanche la traccia.
Ancora più avanti c'era uno scudo. Lo riconobbi subito, era lo scudo di Capitan America, o meglio, di Steve. Feci scendere una lacrima, capendo che era lì, da qualche parte. Mi misi a scavare in mezzo alle macerie, cercando Steve, e sperando che fosse ancora vivo. Mi misi le mani nei capelli come notai che di lui non c'era ben che più minima traccia. Ma girando lo sguardo vidi uno stivale, era marrone, e lo avrei riconosciuto fra un milione di copie simili.
Gattonai fino a quello che poteva essere Steve, e scoprì che era proprio il suo, poi lo vidi, era steso a terra, con l'addome rivolto in alto e gli occhi ancora aperti. La sua faccia e la sua barba era ricoperta da sangue, e aveva un taglio alla gola.
Scoppiai in lacrime davanti a quella vista raccapricciante, urlando disperata, sperando che qualcuno mi sentisse, ma non c'era nessuno. A terra c'erano solo i corpi degli Avengers, senza vita.
Mi piegai e inizia a piangere come una bambina sul petto di Steve. Ma quando alzai lo sguardo notai che non c'era niente. Che ero di nuovo lì, in quella stanza oscura, in piedi davanti alla teca. Il bastone era ancora al suo interno "che cazzo" sussurrai
Quando mi girai vidi una ragazza, forse un po' più grande di me, ma sicuramente della mia stessa altezza. Aveva le braccia in avanti, con un alone rosso che circondava le mani "chi cazzo sei?" chiesi
Lei non rispose, iniziò a correre. Nel cercare di rincorrerla giù per le scale inciampai su qualcuno di familiare
"Dove scappi, ragazzina"
"Papà?" Che ci fai qui?"
"A Coulson servivano rinforzi" rispose secco "Stark, va tutto bene? Hai trovato i due r-" era Steve, si fermò non appena mi vide "oddio, Skylar!"
Corsi ad abbracciarlo, come se fosse l'ultima cosa che potessi fare "dimmi che non sto sognando"
"Perché dovresti?"
"Hey, Capitan Giustizia, giù le mani da mia figlia"
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Stone Cold ❆ || Marvel Universe ||
Romance-Odio tutto questo- la povera ragazza gridò camminando all'infuori della ringhiera, sentendo il vuoto sotto i suoi piedi, aprendo le braccia, mostrando gli avambracci martoriati da anni e anni di sofferenze. Pensava fosse finita, ma si sbagliava. U...