11. Salvare vite

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"Non se ne parla proprio, io non mi muovo. In fondo questa è casa mia" ammisi, incrociando le braccia al petto.

"Jen- " iniziò Dean, ma fu interrotto da me.
"No, Dean, Jen, un cazzo. Io caccio perchè mi ricorda mio padre, è l'unica cosa che mi rimane di lui. So benissimo che mia madre non vuole questa vita per me, chi madre la desidererebbe? Io, in questo modo, mi ricordo di mio padre, dei suoi addestramenti, di quando mi ha detto del suo vero lavoro, di quando mi regalava per il mio compleanno due regali uno era un'arma di cui mia madre non era a conoscenza e l'altra era un regalo normalissimo. E comunque sono io che decido della mia vita" urlai in preda alla rabbia.

"Jen, tua madre vuole che tu non rischi la vita ogni giorno" disse Sam.

"Ne sono consapevole, ma io voglio questa vita, anche lei sa il perché, e penso di non smettere mai" ammisi.

"Cacciando io, sento i brividi percorrermi la spina dorsale, il dubbio di non sopravvivere fino all'indomani, è questo quello che mi fa provare emozioni, è questo che mi fa battere il cuore, è questo quello che voglio" continuai.

I fratelli annuirono senza controbattere. Avevano capito anche loro che la caccia era la cosa più preziosa che avevo, e non l'avrei mai abbandonata.  "Se volete passare ogni tanto a casa mia siete i benvenuti, mi avete aiutato in molte occasioni, e questo è il minimo che possa fare" ammisi.

"È un addio?" chiese il minore dei fratelli. "Un arrivederci. Io so benissimo che voi cacciate solo in coppia e io ho sempre cacciato da sola. Me la caverò in un modo o nell'altro," dissi. Sam mi abbracciò, e la stessa cosa fece suo fratello maggiore, e se ne andarono.

È sempre stato così, i fratelli non avrebbero mai accettato un terzo membro, erano sempre stati in due e così sarebbe stato. Inoltre ho paura di essere un peso per loro, e non vorrei mai rallentarli.

Iniziai subito col cercare un caso, non avevo lavorato per mezza giornata, e nel mio lavoro non ci sono pause. Trovai un caso non lontano da qui, ad Indianapolis, Indiana.  5 morti in una settimana, tutte le vittime avevano dei segni sul collo, pensai subito a vampiri, ma non volevo essere precipitosa, avrei voluto prima vedere le vittime, e fare qualche domanda. Subito dopo aver preparato il mio borsone con le armi partii, con la mia seconda Jeep, visto che la mia Jeep principale era rimasta a casa per colpa dei Winchester.

Arrivai molto presto, perché appunto Indianapolis non distava molto, era in un altro stato, ma era vicino. Visitai la famiglia della prima vittima. Bussai più volte e mi aprì una uomo molto spaventato, forse a causa della morte di sua moglie.

Mostrai il distintivo dell'FBI, e mi fece entrare. "Non pensavo che l'FBI si interessasse di certi casi" ammise l'uomo, io annuii velocemente. "Allora, ha notato dei comportamenti strani da parte di sua moglie nell'ultimo periodo?" chiesi, l'uomo mi lanciò uno sguardo stranito e scosse la testa. "Magari ha sentito odore di zolfo?" domandai, "No, assolutamente no. Ma che razza di domande-" disse, ma lo interruppi "Mi dispiace signor Brown, ma è la prassi" mentii, e Brown annuì. "Sua moglie aveva qualcuno che la voleva morta?" chiesi. "No, no mia moglie era una brava persona, non meritava questa fine" io annuii, in fondo nessuno merita di morire così. Non erano demoni, non era una strega, poteva essere un vampiro, un lupo mannaro, un dio, un mutaforma, e tante altre creature.

Decisi di andare all'obitorio, per capire di più. Presi la Jeep e partii, arrivai, entrai e mostrai il distintivo "Tutte le vittime hanno degli strani segni sul collo, e hanno poco sangue" disse il dottore, annuii "Potrei dare un'occhiata alle vittime?" chiesi, e il dottore me le mostrò.

Dopo aver visto quell'orrore ero sicura, "erano vampiri" pensai. Adesso bisognava capire chi erano, e dove era il loro nido, ma prima di tutto bisognava capire se queste vittime erano state uccise per caso. Non tornai a casa perchè i vampiri erano lì ed andavano fermati quella notte stessa, quindi mi fermai in un bar poco distante dall'obitorio e feci delle ricerche lì, anche se ogni tanto qualche ragazzo mi importunava, lo cacciavo via a calci in culo. Le vittime non avevano nulla in comune, ma andavano allo stesso bar, proprio quello dov'era io adesso. In quel bar trovai qualcuno che aveva un atteggiamento insolito e decisi di seguirlo, entrai di soppiatto nel nido.

Vidi tanti corpi e tante teste per terra, ma vedevo anche che due vampiri che stavano per mordere due ragazzi, i mostri erano di spalle, presi la rincorsa e tagliai la testa ad uno, e poi vidi una chioma e degli occhi conosciuti, capelli biondo cenere, occhi verdi come gli smeraldi, Dean. Il vampiro che stava per mordere Sam adesso aveva una nuova preda, me.

Mi diede una ginocchiata in pancia, mi abbassò il capo, ma ricambiai con la stessa moneta e gli tagliai la testa. "Stai bene?" mi chiese il minore dei Winchester. "Me lo chiedi per quella ginocchiata in pancia? Se è per quello sto bene. Piuttosto voi come state? Se non fossi arrivata in tempo, voi sareste già morti" li sgridai. "Si sappiamo che la nostra vita la dobbiamo a te, e te ne siamo grati" mi ringraziò Sam, sorridendomi. "Mi sa che voi non potete proprio stare senza di me"  dissi con un ghigno sulle labbra. "Nah, noi ce la caviamo benissimo anche senza di te" mi disse Dean, "A me non sembra" gli risposi, "Dean, ha ragione, deve venire con noi, così Ellen sarà più sicura, e lo saremo anche noi" disse Sam sorridendomi, ed io ricambiai.

Lo so che sono in ritardo e per questo vi chiedo scusa, ma questi due giorni sono stata impegnata, ho trovato un momento libero ed ecco qui il capitolo pubblicato.
Quindi da ora viaggeremo con i Winchester? Ci sono voluti 11 capitoli per arrivarci, ma adesso abbiamo ottenuto il premio. Ok ok la smetto, ma prima lasciate un commentino e una stellina.
Un bacio❤️

𝐓𝐡𝐞 𝐃𝐚𝐫𝐤𝐞𝐬𝐭 𝐏𝐚𝐬𝐭 | 𝐒𝐮𝐩𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora