16. Gite e serate tranquille

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Il lunedì seguente, come sempre mi alzo presto, doccia veloce come la colazione e dritta a scuola.

Per fortuna oggi papà non lavora, perciò mi ha accompagnata lui a scuola.

Come sempre, una volta scesa dalla macchina, raggiungo i miei amici e tutti insieme ci dirigiamo verso l'entrata della scuola.

Dopo aver preso tutto il materiale dall'armadietto mi dirigo in classe, certa dello sguardo insistente poggiato su di me.

Una volta in classe mi sistemo al mio solito banco, saluto Morgan e, in attesa dell'arrivo del prof, chiacchieriamo un po'.

Quando il prof Keiser entra in tutta la sua maestosità, il mormorio generale smette all'istante.

«Buongiorno ragazzi! Spero abbiate passato un buon weekend rilassante perché oggi pomeriggio faremo una piccola gita, e per questo stamattina faremo solo mezza giornata di scuola» ci informa il prof dopo essersi sistemato per bene sulla sedia scricchiolante.

«Ah, quasi dimenticavo! Le famiglie sono già state informate del tutto, state tranquilli. Ma adesso bando alle ciance, prepariamoci per la lezione del giorno: il corpo umano!»

Non so quanto entusiasmo ci abbia messo nel pronunciare quell'ultima frase, so solo che la sua felicità e la sua voglia di voler insegnare per bene mi contagia.

Le tre ore di lezione passano troppo velocemente e io non voglio correre subito a casa, così me la prendo con calma nel rifare lo zaino e sistemarmi.

Il rientro a scuola è previsto intorno le quattro così ho tutto il tempo per prepararmi.

Per stare comoda scelgo dei semplici leggings neri, una maglietta a maniche corte tutta bianca, le mie solite vans e, se nel caso facesse freddo, una felpa sempre della vans. Lego i capelli in una treccia di lato e mi trucco leggermente.
Dopodiché preparo una borsetta con lo stretto necessario ovvero portafogli, cuffie, fazzoletti e telefono.

Alle quattro meno dieci sono già davanti la scuola insieme al solito gruppetto e ad altre cento persone, più o meno.

L'autobus è già lì davanti che aspetta solo il prof Keiser, un altro prof che non conosco e.. non è possibile, anche il prof Moretti!

Prendo posto accanto ad Emily, dietro di noi James e Lucas e di lato Alaric con Matt.

Come al solito metto le cuffie alle orecchie e mi rilasso, anche perché i viaggi in autobus, se fatti bene, sono i miei preferiti.

Non ci vuole molto ad arrivare al 'Natural History Museum' e infatti con un'oretta circa eccoci lì davanti. Una marea di adolescenti, per lo più scimmie in calore, che brulica difronte la porta di accesso.

«Allora ragazzi, ci divideremo in tre gruppi ognuno composto da circa trenta persone e uno alla volta, gireremo tutto il museo. Inutile dirvi le solite raccomandazioni, tanto già lo so che nessuno di voi le rispetterà. Vi dico solo che chi rompe, paga!» urla il prof ignoto per farsi sentire da tutti.

Il primo gruppo è il mio, composto dalla maggior parte della mia classe con in più anche alcuni della classe di James, compreso lui e Matt.

E comunque la sfiga mi perseguita perché il nostro accompagnatore è proprio il prof Moretti.

Appena entriamo il mio pensiero su d lui viene accavallato da un altro, ovvero la magnificenza di quel posto che è un viaggio incredibile nell'evoluzione dell'uomo e del mondo, attraverso i dinosauri, immagini e sculture.

Durante l'esplorazione del museo in molte zone siamo quasi scoppiati a ridere tutti per molte cose mentre in altre siamo stati in riga come soldatini.

Alla fine pensavo peggio, e invece si è rivelata la gita più bella e meravigliosa di tutte.

Verso le sei e mezza, quando ormai tutti i gruppi hanno girato in largo e in lungo il museo i prof ci lasciano liberi di tornare a casa.

Io e il mio gruppo, di cui ormai fa parte anche Matt, ci incamminiamo verso la via principale in modo tale da stare ancora in centro.

Quando passiamo difronte ad un bar decidiamo di fare un aperitivo, così da poter passare alto tempo assieme.

Alla fine il posto in cui siamo approdati si rivela essere il famoso bar in cui lavora James, e così nella mia testa mi ripropongo di venirlo a trovare un giorno in cui lavora.

Finiamo l'aperitivo tra una risata e l'altra e intanto, sotto il tavolo, la mia mano si intreccia con quella di James e un mini sorriso spunta sulle mie labbra.

Quando usciamo dal bar è un po' tardi, è già ora di cena così ci separiamo per tornare ognuno alla propria dimora. Tranne io e James, ovviamente.

Noi proseguiamo la passeggiata, mano nella mano come fossimo già una coppietta.

Ormai non c'è nemmeno più bisogno di avvisare la mamma perché già so che la mia amica fidata è sempre lì a coprirmi le spalle.

Facciamo una splendida passeggiata lungo il Tamigi, fermandoci solo qualche volta per scambiarci qualche piccolo bacio.

Purtroppo verso le undici e mezza c'è ne torniamo a casa, sia perché il giorno dopo c'è scuola e sia perché siamo sfiniti dalla lunga gita.

Come un vero signore mi accompagna a casa e, prima di entrare, mi augura la buonanotte con un lungo e appassionate bacio.

Mentre mi svesto e mi infilo nel letto la mia mente non la smette di viaggiare tra mondi rosa in cui gli unici due protagonisti siamo io e lui, e così con queste dolci immagini impresse nella mia mente mi addormento.

Love Is A Dangerous Game  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora