29. Brutte scoperte

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Continuo del capitolo precedente

Sabato sera

Ancora un giorno e sarò libera
Ancora un giorno e sarò libera
Ancora un gio...

Sento il ticchettio dell'orologio che segna le otto.

Non mi sono nemmeno cambiata, «Fa' niente. Scendo così, sto morendo di fame!»

Appena arrivo in sala da pranzo Evelyn e Moretti sono già seduti a tavola.
Mi scuso per il poco di ritardo e mi unisco a loro.

«Può tranquillamente darmi del tu»
«Ehm.. si...»
«Alexander Moretti, ma può abbreviare ad Alec»

Cos'è tutta questa amicizia che si è venuta a creare da un momento all'altro?

«Perfetto, adesso mi può passare l'olio, per favore?»

Lentamente finiamo la cena, nessuno ci corre dietro.

Dopo cena, terminato anche di aiutare Evelyn a sparecchiare e fare i piatti, torno di sopra.

Chiudo la porta a chiave, poi mi svesto e mi concedo un bagno bollente.

Quando riemergo dall'acqua fa un freddo cane, e allungo un po' troppo velocemente il braccio per afferrare l'accappatoio.

Mi ci avvolgo e mi lascio coccolare dal soffice tessuto verde bottiglia.

Finisco di lavarmi i denti e il viso prima di indossare il pigiama pulito, trovato stamattina sul letto tutto bello ripiegato.

È uno di quelli costosi, di quelli che usano solo i nobili.

Mi infilo sotto le coperte e, prima di andare a dormire, come d'abitudine, leggo qualche capitolo del libro.

Dopo due paragrafi, sento del casino in corridoio.

Lentamente mi alzo, e senza far rumore apro la porta per controllare.

Nessuno.

Forse mi sono immaginata tutto..

Mi siedo di nuovo sul letto, ma ancora una volta lo stesso chiasso mi fa alzare di nuovo.

Prima di uscire prendo una torcia poggiata lì sulla scrivania, la accendo e vado.

I rumori arrivano da una delle camere da letto in fondo.

Mi avvicino di soppiatto, così da non farmi scoprire.

Mi piazzo davanti la porta con l'orecchio teso. Quello che sento è un misto tra risate, fiato corto e lenzuola che si muovono.

Faccio un passo avanti. Brutta idea! Poggio un piede sull'unica piastrella sconnessa e scricchiolante della casa.

«Ferma.. ho sentito qualcosa..»
«Sarà la solita finestra aperta.. torna qui..»
«Devo controllare, non sono sicuro»

In poco tempo la porta della camera si spalanca, ma per fortuna mi sono già nascosta dietro una colonna e spento la
torcia.

«Vedi? Non c'è nessuno, torna dentro..»

Appena la porta della camera si richiude corro in camera mia, per stasera ho già sentito abbastanza!

Fatico a riaddormentarmi, mi giro e mi rigiro nel letto. Non so perché.

Solo verso le tre e mezzo la stanchezza torna a farmi visita e mi concedo completamente a lei.

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