12. Chiamate inaspettate

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«Tu hai fatto cosa??» urlo a James una volta usciti fuori dalla scuola ed avermi raccontato tutto quello che è successo.

Non me l'aspettavo una cosa del genere da lui, o meglio immaginavo qualcosa di simile ma non questo.

Sapevo che raccontare tutto ciò con lui presente a mensa avrebbe messo me e, di conseguenza, adesso anche lui nei casini, quelli seri.

«Senti lo so che mi vuoi bene e tutte quelle belle storie, ma sai adesso quali saranno le ripercussioni del tuo gesto?» la mia voce non la smette di alzarsi di tono per ogni nuova parola che pronuncio e lui mi guarda come se fosse un cane bastonato «E non guardarmi così, il danno l'hai fatto tu mica io! Senti si sta facendo tardi, mia madre andrà fuori di testa se non torno a casa immediatamente, ci sentiamo combina guai!» lo saluto con un bacetto veloce sulla guancia e mi incammino a passo svelto verso casa.

Come di routine metto le cuffie e spero soltanto che non si ripeta la stessa cosa dell'altra volta.

Per fortuna, o non so cos'altro, arrivo a casa sana e salva. Saluto i miei nel modo più freddo possibile e loro fanno lo stesso.

Mangio in silenzio pensando ancora a quello che ha fatto James per proteggermi, e la cosa mi ammorbidisce un po' ma tutto ciò non giustifica il fatto che ha dato un cazzotto al prof e per questo il mio umore torna ad essere più cupo del solito.

Dopo pranzo lavo le cose che ho sporcato, sistemo un po' la cucina per poi salire di sopra per studiare.

Passate circa due ore da quando mi sono seduta con la faccia sui libri, il mio telefono non la smette di vibrare così mi concedo una pausa e rispondo.

«Il prof Moretti mi ha concesso il lusso di non venire sospeso e di non far sapere nulla a patto che io mantenga la bocca cucita sull'intero fatto. All'inizio non volevo accettare, anche se devo dire che la proposta mi allettava molto, ma poi ho dovuto. Siamo al quinto anno, tra poco ci sono i temutissimi esami di stato e io non potevo farmi sospendere o peggio ancora espellere, quindi per favore capiscimi e cerca di perdonarmi» la voce di James, più agitata del normale e anche spezzata dal pianto di poco prima, invade il mio campo uditivo. Parla tutto d'un fiato così da essere certo di non scordarsi nulla. Io cerco di ascoltare senza saltare niente, e il mio umore passa da nero che più nero non si può a una sorta di rassegnazione, per ora.

«Sta tranquillo James, ti capisco.. cercheremo una soluzione alternativa per questo bordello, che non metta nei guai né me e né tantomeno te» rispondo con voce calma e bassa.

Riattacco solo dopo una serie di scuse che adesso non posso stare a sentire, sia perché non ce n'è bisogno e sia perché devo farmi girare le cervella alla ricerca di una soluzione, al più presto.

Il pomeriggio mi passa pigro. Finisco di studiare intorno le cinque e mezzo e, dato che sono ancora in punizione, mi getto sul letto assieme alla mia grossa palla di pelo e al mio inseparabile libro.

Leggo finché mia madre non mi viene a chiamare per la cena.

Anche stavolta, la tensione si taglia con mano e perciò consumiamo una cena silenziosa fatta a base di pesce e verdure miste.

Una volta terminato il pasto, aiuto mamma con le varie stoviglie e dopodiché torno in camera per finire il capitolo lasciato a metà, una cosa che odio.

Non avendo nient'altro da fare, continuo la lettura fino a che le palpebre non mi si fanno pesanti.

Love Is A Dangerous Game  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora