31. Ritorni alle origini

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Domenica pomeriggio tardi

Sto letteralmente correndo verso casa. Da quando sono uscita da quella casa non ho fatto alto che correre, correre e correre.

Non posso di certo dire che non mi abbiano trattato bene, anzi, ma l'atmosfera che regnava lì dentro non è che mi abbia rilassato del tutto.

In quella casa sembra che ci sia la classica nuvoletta dei film horror, anche se all'apparenza risulti normale.

Finalmente l'unica casetta bianca immersa nel giallo di quelle accanto, spunta come un miraggio.

Mi fiondo sul portone di casa che si apre difronte a me nel momento stesso in cui salgo l'ultimo gradino.

«Tesoro! Sei tornata»

La voce di mia madre scaccia via tutte le ansie che fino a quel momento pesavano su di me, facendomi rendere conto di quanto mi sia mancata.

Spalanco le braccia e la circondo in un abbraccio, poggiando la testa sulla sua spalla facendomi cullare dal ritmo lento e regolare del suo cuore.

«Ho lasciato una fetta di crostata sul tavolo, se ti va. Scommetto che avrai una fame da lupi! Sto andando a lavoro e, come sempre, sarò di ritorno per l'ora di cena»

Mi osserva per un po' prima di iniziare a scendere i gradini per dirigersi in libreria.

A metà strada però si blocca, fa qualche passo indietro e torna a fissarmi.

«Qualche giorno fa la scuola mi ha chiamato per darmi questo.. ~caccia dalla borsa il mio telefono e il mio cuore comincia ad accelerare~ .. quando torno devi spiegarmi cosa ci faceva nella cassaforte della scuola!»

«Ecco... io lo stavo usando durante la lezione e così il prof ha voluto punirmi, anche perché non sono brava a nascondere una bugia..»

Mia madre non risponde e mi guarda fissa negli occhi, cosa che mi rende ancora più nervosa.

Mi fa un accenno di saluto e se va, dritta al lavoro.

In questo momento vorrei solo stendermi sul letto, piangere ed urlare per la frustrazione ed infine addormentarmi come una bambina.

Invece non faccio nulla di tutto ciò.

L'acqua bollente che scorre lungo il mio corpo freddo, prova dei piccoli brividi lungo la schiena che mi aiutano a schiarire un po' le idee.

Avvolgo il mio corpo in quella soffice accappatoio giallo limone, racchiudo i capelli nel turbante e mi concedo ancora qualche minuto per rilassarmi completamente.

Mentre sto lavando i denti, dalla camera sento squillare il telefono.

Ancora con lo spazzolino in mano mi precipito a vedere chi è: James❤️

«Bpronto?»
«Hey piccola, finalmente! Dov'eri finita?»
«Scusami ma sono stata impegnata con la scuola..»
«Tranquilla.. che ne dici se questa sera usciamo?»
«Va bene! Mi manchi!»
«Anche tu, piccola! Allora a stasera, ti passo a prendere io alle nove»

Finisco di cambiarmi (tuta, maglietta a maniche corte e vans) prendo una borsetta con lo stretto necessario ed esco.

Dopo aver girovagato per un po' per il parco, senza volerlo mi dirigo verso il negozio di mia madre.

Appena apro la porta il campanellino di agita per un po' facendo alzare la testa alla donna.

«Ciao! Pensavo uscissi con Emily, o James.. cosa ci fai qui?»
«Esco stasera dopo cena con James, passavo per caso di qui e ho deciso che forse volevi un po' di compagnia..»
«Capiti proprio nel momento del bisogno! Se ti va puoi aiutarmi a portare queste vecchie scatole nel retro»
«Certo, tranquilla!»

Insieme raccogliamo un paio di scatole piene zeppe di vecchie cianfrusaglie che appartenevano al vecchio negozio, sono rimaste qui perché nessuno le voleva e così mamma le ha tenute come "Antiquariato da vendere ed esporre"
Ma a quanto pare non ha riscosso molto successo..

Dopo aver finito di sistemare gli scatoloni, ci rilassiamo sulle vecchie poltrone in attesa del prossimo cliente.

Ma non arriva più nessuno, così quando arriva l'ora di chiusura non esitiamo a tornare a casa.

Una volta tornate prepariamo una cena veloce per due, perché a quanto pare papà ha un doppio caso di omicidio e resterà fino a tardi alla centrale.

Non vedo l'ora di uscire, abbracciare, anzi stritolare, e baciare il mio bellissimo James...

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