10. Compiti in classe mancati e piccole esplosioni

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La sveglia suona alle sette precise svegliandomi dal mio bellissimo sogno.

Sbuffando la spengo, infilo le pantofole e mi dirigo in bagno.

Ogni giorno la stessa routine, mi sveglio, mi lavo, faccio colazione a casa oppure da Bob's insieme agli altri e infine vado a scuola, ma per fortuna oggi è giovedì il che vuol dire un'ora in più al laboratorio di chimica!

La campanella della prima ora ci invita a salire ognuno nelle rispettive classi così mi dirigo verso quella di matematica.

Come al solito prendo posto accanto a Morgan, la quale sembra più irrequieta del solito.
«Ehi, tutto bene? Sembri agitata..» lei mi guarda come se fossi un alieno sceso in terra poi scoppia a ridere, «Oggi c'è il compito di matematica! Te ne sei dimenticata per caso? Il che è strano visto che non dimentichi mai niente di ciò che riguarda la scuola..»

Cazzo! Il compito di matematica, il secondo ovvero il più importante! Come ho fatto a scordamelo?

Mentre ripasso le ultime cose, una voce, che sicuramente non è quella del prof. Greymark, mi fa alzare di scatto la testa.

Un uomo sulla quarantina, alto, carnagione caffellatte, occhi blu mare e portamento possente è in piedi dietro la scrivania. Poggia con noncuranza la ventiquattr'ore e consulta il registro per  l'apposita firma. «Ragazzi, il professor Greymark è assente e si è dimenticato di consegnarmi le vostre verifiche, perciò farò una semplice lezione di filosofia, spero di non annoiarvi troppo!»

Inutile dire che gli schiamazzi generali erano già partiti a 'il compito non si farà', mentre io e la mia compagna di banco stiamo letteralmente sbavando sul banco.

«Oh ma che sbadato! Non mi sono presentato, sono il prof. Moretti e insegno filosofia la nuova materia che purtroppo hanno aggiunto alle nuovi classi e perciò non è nel vostro programma..» mentre lui parla io mi perdo nei miei pensieri.

La campanella suona troppo velocemente e i miei occhi devono abbandonare in fretta quella meraviglia che viene presto rimpiazzata da un vecchio bacucco che sa il fatto suo, il prof Keiser.

Siccome il giovedì ci è permesso di rimanere un'ora in più al laboratorio, dedica la prima ora alla teoria e le altre due le passeremo di sopra.

Anche l'ora dedita alla spiegazione dell'esperimento passa e come detto ci spostiamo di sopra.

Devo dire che un po' mi è mancato rimettere il camice bianco e armeggiare con becher e pipette.

Ognuno di noi già sa cosa fare, così riuniti in gruppi da due ci mettiamo subito all'opera.

Nel nostro piccolo spazio sul bancone bianco c'è un composto alquanto violaceo, colpa del troppo permanganato di potassio. Cerco di scioglierci l'altro composto assegnato sperando in un miglioramento ma tutto quello che ottengo è un piccola esplosione con tanto di straripamento.

«E menomale che doveva essere un "esperimento tranquillo"» sussurro a Morgan mentre un sorrisetto ci compare sulle labbra.

«Bhe, che succede qui?» borbotta il prof mentre si avvicina alla nostra postazione, «Vi avevo raccomandato di non esagerare con lo zinco appunto per non ottenere questo! Signorina Lewis questo proprio non me lo aspettavo da lei!» mi becco l'ennesima ramanzina che ormai non mi fa più né caldo né freddo.

Dopo la piccola parentesi cerco di far procede tutto per il meglio e quando terminano anche le due ore di laboratorio prima di scappare a mensa mi scuso con il prof, solo per il semplice fatto che già so sarà uno degli interni all'esame di stato..

Dopo aver posato il camice nell'armadietto mi dirigo a mensa, e durante il percorso ho la fortuna di ammirare ancora per un po' il prof. Moretti, che cammina davanti a me con nonchalance e il caffè in mano. 

Una volta accomodata al solito tavolo con la solita sbobba nel vassoio, non esisto a raccontare le vicende accadute ai miei amici che ascoltano senza fiatare. Solo quando arrivo a raccontare le ore di chimica scappa una risata generale.

Come il resto del tempo, passa veloce anche questo e ben presto mi ritrovo seduta con il libro di scienze sul banco e la matita tra le mani.

Solo quando suona l'ultima campanella, ovvero quella di fine lezioni penso a quanto sia stata pesante questa giornata di scuola.

Saluto i miei compagni, liquido la proposta di Emily di volermi accompagnare a casa in macchina e mi incammino a piedi.

Per non sentirmi troppo sola metto le cuffie e lascio che il mio gruppo preferito mi guidi verso casa.

Sono già a metà strada quando una macchina a me non familiare mi costringe a fermarmi.

Dal finestrino scorgo il volto del prof Moretti che con voce sensuale mi invita a salire per un passaggio.

Un po' titubante accento, anche perché ho una fame da lupi e vorrei tornare a casa.

Dopo aver dato le varie indicazioni, il silenzio e la tensione che c'è fra di noi si può quasi toccare con mano.

Quando intravedo casa mia mi slaccio la cintura di sicurezza e raccolgo il mio zaino pronta per scendere, ma lui tira dritto.

«Ehm.. mi sembra che ha appena superato casa mia.. perché va dritto allora?»
«Si, lo so. Voglio portarti a mangiare con me, in un posto speciale»
«No! Fermi subito la macchina o chiamo immediatamente la polizia!»
«Non scaldarti troppo dolcezza, volevo solo un po' giocare!» dice mente ferma di colpo la macchina facendomi quasi sbattere al parabrezza.

Scendo da quella macchina alla velocità della luce e con altrettanta velocità corro verso casa..




Appena richiudo la porta di casa alle mie spalle, mi ci siedo davanti con le lacrime agli occhi.

Mia madre vedendomi in quello stato molla le pentole sul gas e corre da me,
«Che hai tesoro? È successo qualcosa a scuola?» chiede mentre mi aiuta a rimettermi in piedi e così davanti ad un piatto fumante di fish and chips le racconto tutto. Anche lei mi ascolta senza fiatare solo che stavolta quando arrivo alla parte di laboratorio non ride e ancora peggio quando le racconto del passaggio in macchina.

«Ma cosa ti è saltato in mente? Poteva violentarti, lo sai questo vero?» adesso sta alzando il tono di voce tanto da farmi tornare le lacrime agli occhi, e tra i singhiozzi mormoro un 'mi dispiace' che sicuramente non sente nemmeno.

«Adesso fila in camera tua a studiare, ne riparleremo quando stasera quando sarà presente anche tuo padre!» e detto questo senza se e senza ma mi rinchiudo in camera mia.

Non riesco a prendere i libri e concentrarmi sui compiti così mi butto sul letto e chiamo la mia migliore amica.

Ancora una volta mi ascolta senza fiatare e solo quando ho finito, a differenza di mia madre, non mi aggradisce mi conforta solo. Fortuna che almeno lei c'è e che non mi abbandona.

«Purtroppo oggi sono in punizione e non possiamo vederci..» «Sta tranquilla, fai sbollire la rabbia a tua madre e mi dirai con calma domani a scuola. Adesso riposati e cerca di non pensarci troppo, ti mando un bacio!» ci salutiamo e riattacchiamo.

Aspetto solo stasera, ma per adesso mi addormento con i Green Day che mi fanno compagnia.

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