Dormo un sonno agitato, e non solo per colpa dell'avvenimento accaduto dopo scuola ma anche per la reazione dei miei genitori. So che vogliono proteggermi visto che sono la loro unica figlia, ma devono essere un po' più malleabili.
Mi sembra solo un minuto che ho dormito quando la sveglia mi fa sobbalzare e così, come tutte le altre mattine, corro in bagno per poi scendere di sotto per fare colazione.
I miei sono ancora arrabbiati. Lo percepisco dal fatto che hanno smesso immediatamente ogni discorso tra di loro iniziato appena ho messo piede in cucina, e anche dal fatto che non mi rivolgono la parola solo un misero 'buongiorno'.
Finisco in fretta di mangiare perché il silenzio in quella stanza si potrebbe spezzare da un momento all'altro.
Mi rifugio in camera, almeno fino a quando non arriva l'ora di andare a scuola.
Non saluto nemmeno, esco e basta.
Appena arrivo all'ingresso della scuola Emily si fionda su di me riempiendomi la testa di domande. Io, ancora nervosa, la scanso da parte nel modo meno gentile possibile. Mi dispiace trattarla così ma ogni tanto ci vuole, soprattutto con le migliori amiche.
Mi dirigo spedita verso il mio armadietto, controllandomi sempre le spalle alla ricerca del famigerato prof Moretti. Per fortuna non lo trovo da nessuna parte.
Al suono della seconda campanella mi reco nella mia solita classe, solito banco, solita compagna.
La prima ora, come sempre, ci aspetta quel burbero di Keiser, ma per fortuna la sua ora anche stavolta passa velocemente.
Mentre la campanella di fine ora salva un compagno di classe da un altro quattro sicuro, a me fa cominciare a sudare a freddo perché la prossima ora è quella di matematica.
Il prof Greymark è ancora assente e infatti al posto suo appare in tutta la sua magnificenza il prof Moretti.
«Ma quanto può essere bello?» mormora Morgan a nessuno in particolare, «Tanto bello quanto stronzo» rispondo io anche se l'affermazione non era rivolta a me.
«Tranquilli ragazzi, non sono qui per farvi fare il famoso compito di matematica ma bensì per continuare la lezione iniziata e non terminata dell'altra volta» e intanto mi rivolge un sorrisetto. Vorrei tanto rispondere con il dito medio ma purtroppo non posso.
Durante la lezione, che stranamente sembra non finire mai, oltre alle varie occhiate da parte sua c'è anche il fatto che non la smette di farmi domande e per questo sono costretta a seguire la lezione, soprattutto per non fare brutte figure.
Per fortuna stavolta la campanella aiuta me e non Rich, salvandomi dalle grinfie di un mostro.
Le altre ore passano senza troppi problemi e finalmente quando suona la campanella dell'ultima ora mi reco svelta a mensa.
Durante il tragitto però, il prof Moretti mi chiama a sé chiedendomi di poter parlare per 'risolvere la situazione' ma io prontamente rispondo un 'no' schietto e conciso.
Mi dirigo nel modo più svelto possibile a mensa, dai miei amici.
Tra loro c'è anche Emily e per prima cosa mi scuso con lei per il pessimo comportamento di stamattina e poi, con calma, racconto loro le ultime cose.
James è sicuramente ancora fermo al ''si, proprio il prof Moretti mi ha dato un passaggio in macchina' perché sta diventando piuttosto agitato, sintomo di rabbia imminente.
Cerco di non farci troppo caso e finisco il mio racconto, senza tralasciare anche la parte accaduta poco fa in corridoio.
Appena finisco il discorso, come mi aspettavo nessuno si fa sentire come dovuto soprattutto James, che solo adesso scopro che non è più seduto al tavolo con noi..
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James
Non c'è la facevo più, non potevo stare a sentire la mia bambina che parlava di quello che le è accaduto.Adesso sono seduto sulle scale antincendio con la mia solita sigaretta tra le dita, a pensare cosa dire a quel verme viscido.
Spengo con violenza la mia terza sigaretta a terra, e mi dirigo spedito verso l'ufficio di Moretti.
Scelgo la strada secondaria, più lunga, per non farmi vedere dagli altri ancora intenti a dialogare.
Arrivo giusto in tempo difronte alla sua porta, che si apre nell'istante stesso in cui mi ci pianto davanti.
«Signor Morton, non mi risulta una chiacchierata con lei in questo momento» dice mentre un sorriso sbilenco gli compare sul volto, «No infatti. Ma parleremo lo stesso, se non le dispiace» e lo spingo di nuovo all'interno del suo ufficio.
«Sai che in questo preciso momento potrei chiamare il preside e farti sospendere all'istante?» mi dice mentre con una mano cerca il telefono sulla scrivania stracolma di carte, «E lei lo sa che io potrei denunciarla per molestie su una studentessa?» vedo il volto del prof passare dal rosso intenso al bianco candido, tipo neve. «E lei questo come lo sa? Come sa che ~ammesso che sia vero quello che dice~ ho molestato una studentessa?» «Oh nulla di che, me lo ha detto la diretta interessata» lo vedo sbiancare ancora di più, e la cosa mi diverte a morte.
«Ok ragazzo, accomodati e ne parleremo con calma. Vuole una tazza di caffè?» chiede mentre cerca di riprendere il suo colorito naturale, «Qui le cose sono due: o si leva di torno dalla signorina Lewis, o si leva di torno dalla signorina Lewis. Decida lei» e detto questo mi avvio verso la porta intento a tornarmene in classe, «E se non lo volessi fare, che mi farà signor Morton? Sentiamo» a quelle parole tutta la rabbia repressa fino a quell'istante mi manda in bestia tanto da sferrargli un cazzotto.
Mi rendo conto del mio gesto solo quando vedo il prof disteso a terra, privo di sensi..
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Love Is A Dangerous Game
عاطفية[COMPLETA] - Crystal Lewis è una ragazzina quasi diciottenne, amante della lettura e dello studio. È nell'anno più difficile della vita di ogni studente: affrontare il quinto anno e gli esami di stato ed uscire con un buon voto così da poter andare...