Capitolo 8

268 9 3
                                        

Dopo due ore passate a giocare, aveva capito che la pazienza di imparare non era una dote che la rispecchiava. Soprattutto in quella situazione e soprattutto lei che perdeva con molta facilità le staffe.

-Vuoi che salga a controllare?-

-No Marco, tanto è ancora vivo.-

Voltandosi verso di lei, con la coda dell'occhio, aveva notato dei fogli sul tavolo e, preso dalla curiosità, Marco li aveva afferrati per dare una sbirciatina.

-È una nuova canzone!- aveva esclamato Marco a bassa voce, per non essere scoperti da Ermal, che era ancora al piano di sopra. Se li avesse scoperti, a sbirciare i suoi pezzi, avrebbe dato di matto.

-9 primavere. Originale come titolo! Marco non vorrai davvero leggere tutto il testo?-

-Pensaci bene! Sicuramente lo avrà scritto in questi giorni trascorsi qui dentro. Capiremo i suoi pensieri. Anche se, non ho dubbi sul fatto che l'abbia dedicata a Silvia.-

-Vedo che ha trascorso alla grande il giorno dei morti. Mai passato un 1 Novembre così da sballo.-
In quei versi traspariva il dolore che provava quando pensava a lei e a tutti i momenti passati insieme, quando erano ancora l'uno l'ancora dell'altro.

Non lo sai che sta piovendo
Perché ci stiamo lasciando
Altrimenti sai mica pioveva così tanto.
E queste nuvole d'acciaio fanno sparire il cielo
Vedrai che tornerà sereno.

Ma quell'ultimo verso non sapeva se lo stava dicendo a lei o più a se stesso, che cercava un appiglio a cui aggrapparsi per non cadere nel baratro. In quel momento, sentirono dei passi provenire dalle scale. Marco mise, di nuovo i fogli sul tavolo e  videro finalmente Ermal scendere la scalinata.

-Alla buon ora amico- disse Marco vedendolo passarsi le mani tra i capelli, gesto che mandò leggermente in tilt la ragazza.
Lo stava facendo di proposito, aveva capito l'effetto che le provocava.
"Che stronzo!"
Ermal batté il cinque con il suo amico e andò a sedersi sulla poltroncina di fronte alla ragazza e la guardó dritta negli occhi.

-Sbaglio Marco, oppure è più bella rispetto all'ultima volta che l'abbiamo vista?-

E anche se quella frase la faceva arrossire doveva ignorarlo, perché c'era altro a cui pensare.

-Piantala! Non sono in vena di battute Ermal!-

-La mia non era una battuta.- disse accavallando le gambe e tenendo sempre gli occhi fissi su di lei.

-Non sono venuta qui per parlare della mia presunta bellezza.-

-Allora dimmi, ti ascolto!
Marco aspetta nella sala prove, giù al grottino, per favore.- disse il riccio rivolgendo la sua attenzione al suo amico.

-No Marco resta! Non vedo dove sia il problema.-

-Possibile che io e te non riusciamo, per qualche dannato minuto, ad andare d'accordo oggi? Perché dobbiamo arrivare subito ad annientarci? Ho chiesto a Marco di aspettarmi lì, perché prima devo risolvere questa storia con te. Con lui ne parlerò dopo.-

Martina non lo trovava giusto. Anche con lui avrebbe affrontato lo stesso argomento. Perché non parlarne insieme e poi risolvere il resto per conto loro?

-Io allora vado, ci vediamo dopo.-

-Grazie Marco.-

Quando Marco chiuse la porta alle sue spalle, Ermal si alzò dalla poltrona. Iniziò a camminare tre volte avanti e indietro, prese un respiro profondo e raggiunse Martina. Lei non lo aveva degnato di uno sguardo e la fece alzare. Lei lo bloccò, gli poggiò i palmi delle mani sul petto e lo spinse con tutta l'energia che aveva dentro di sé. Nemmeno lei sapeva cosa stava facendo, ma era furiosa con lui e la rabbia aveva preso il sopravvento.

Ali spezzateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora