Cercavo di stare il più lontano possibile da Christian e dedicarmi più a Lip e alla mia famiglia.
Quella mattina decisi di fare i wuffle per tutti e Lip ne riconobbe l’odore.
- Waffle? Dobbiamo festeggiare qualcosa? - domandò.
- No, scemo. - risposi, mettendoglieli nel piatto.
Ne assaggiò poi uno. - Brava. - commentò sorridendo, dandomi anche un bacio.
Sembrò una normale mattinata, forse una delle migliori.
Lip portò i bambini a scuola e io andai al lavoro.
Christian era diverso dal solito: indossava una camicia bianca che lo illuminava e un profumo che faceva danzare il mio naso.
- Allora lo fai apposta. - commentai.
- Cosa? - domandò sorridendo e facendo il vago.
- Cos’è questo profumo? -
Si avvicinò col sorrisetto e portò il suo collo vicino al mio naso. - Ti piace? -
- Abbastanza. - risposi allontanandolo.
- Allora ricordatelo, perché prima o poi ne avrai casa piena. -
Era molto sicuro di se e stava decisamente flertando con me.
- Christian, devi smetterla. Non ci sarà mai niente. - gli dissi decisa.
- Continua a ripeterlo. - continuò, mentre i nostri visi erano vicinissimi.
Non so se fosse più ipnotico il suo profumo o i suoi occhi.
Non riuscivo a muovermi.
Mi sfiorò le labbra e abbassò la mano lungo il mio fianco.
Solo quando arrivò al gluteo, mi resi conto della situazione: mi scansai e istintivamente gli diedi uno schiaffo.
- Ma che cazzo ti prende?! - esclamò, massaggiandosi la guancia.
Le mie mani si erano mosse da sole.
- Non devi farlo più. - balbettai.
- Bastava dirlo, cazzo! - esclamò poi.
Imbarazzata e schifats, scappai dal negozio e cercai di riprendermi: il mio corpo sembrava non ubbidirmi più.
Presi un bel respiro e decisi di portare il pranzo a Lip.
Stava riparando una moto che mi sembrava familiare.
- Ehi... - mi salutò sorridendomi, vedendomi con il sacchetto. - Hai proprio deciso di farti perdonare eh? -
Ricambiai il sorriso e gli diedi un bacio.
- Che fai? - chiesi poi.
- Questa è la moto che abbiamo usato dopo esser usciti dalla chiesa. - spiegò, ecco dove l’avevo già vista. - Le sto dando un’ultima ritoccata, poi voglio prenderla io. -
- Vendila! - intervenne Brand. - Gli hanno offerto 2 mila dollari. -
Lip restò a guardarla per un attimo. - No, ci sono bei ricordi. -
In quel momento entrò una donna più o meno ben vestita: somigliava a qualcuno che avevo già visto.
- Sei Lip? - domandò avvicinandosi a noi.
- Si e tu sei...? - rispose lui.
- Sono la madre di Xan... ce l’hai tu vero? -
Sgranai gli occhi per l’incredulità, mentre, probabilmente, il cuore di Lip si gelò.
- Si... -- La rivoglio indietro. - disse decisa la donna.
Lip abbassò lo sguardo. - Dove vivi? - le chiese.
- Che cazzo ti frega? -
- Che lavoro fai? -
Lip sembrava voler combattere per Xan.
- Rivoglio la mia bambina! -
- Certo, per portarla ai servizi sociali e guadagnarci! - esclamò Lip.
Mi guardai intorno e notai che c’erano anche altre persone.
- Ehi, ci sono dei clienti, calmatevi. - gli dissi.I due si fulminarono con lo sguardo.
- Ridammi mia figlia o chiamerò la polizia. - disse infine la donna prima di andarsene.
Non so cosa volesse fare Lip, ma lo lasciai da solo per pensare e raggiunsi Ian davanti all’entrata della chiesa dove avevano organizzato il “Gay Jesus”.
Era imbambolato davanti alla porta.
- Intendi entrare? - gli domandai.
- Non ho il coraggio. - rispose col fiatone.
- Tutto ok? -
- Sono stato inseguito da un gruppo di omofobi. - continuò sbuffando, mi prese poi la mano. - Vieni con me. -
Entrai dentro insieme a lui: c’erano molte persone, tanti cartelloni e delle lesbiche che sembravano omoni forzuti.
- Ciao Ian! - si avvicinò a noi una ragazza minuta, dai lunghi capelli rossi.
- Nicole, lei è Geneva, è a capo di tutto. - spiegò Ian.
- Abbiamo chiamato i tuoi avvocati e hanno detto che se patteggiamo in tribunale, ti daranno gli arresti domiciliari. -
- Altrimenti? -
- Altrimenti... circa 10 anni. -
Di certo non potevo permettere che tornasse in prigione o che finisse come Mickey.
Ian non rispose e iniziò a guardarsi intorno. - Credi che tutto questo abbiamo cambiato qualcosa? -
- Hai cambiato la vita di tante persone. - gli rispose la ragazza.
- E allora perché vengo inseguito dagli omofobi? -
- Le lesbiche saranno felici di farti da guardia del corpo. -
Tutto ciò stava diventando ridicolo.
- Oh, ma perfavore! - intervenni. - Cos’è una specie di celebrità? E’ solo un ragazzo. State esagerando. Lui ha una vita e non può pensare a tutti voi. -
- Ma loro hanno bisogno di lui! - esclamò Geneva.
Sospirai, quella ragazzina mi dava sui nervi. - Che si fottessero allora! -
Afferrai la mano di Ian e lo trascinai fuori da quel manicomio.
Una volta fuori, lui mi strinse di più la mano.
- Grazie. - mi disse sorridendo, per poi abbracciarmi.
Almeno avevo salvato qualcuno.
In seguito, sarebbe stato il turno di Xan.
STAI LEGGENDO
That's How It Goes. (E' così che va- Shameless Fanfiction.)
FanfictionSEQUEL DI "CRAZY IN LOVE, RIGHT NOW"