Capitolo 14-Colpo concatenato:

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Come fai a dire alle persone più importanti della tua vita che presto non ci sarai più?

Cercai di immaginarmi le loro facce.

Debbie era stata la prima.

Carl, il piccolo Carl, chissà...

Fiona, forse non li sarebbe nemmeno interessato.

Ian ne sarebbe uscito disrutto.

Per non parlare di Lip.

Dopo esser uscita dall’ospedale, andai a prendere Tommy all’asilo: chi si sarebbe preso cura di lui?

Aspettai con ansia che Lip tornasse dal lavoro: mi vennero i brividi al solo pensiero, tant’è che senza farci troppo conto, presi una birra e me la scolai.

Il dottore, per iniziare, mi aveva dato delle pillole per il cancro al primo stadio e poi avrei dovuto iniziare le terapie.

Costavano tanto, non avrei assicurato un futuro a Thomas, come l’asilo.

Dovevo scegliere tra la mia vita e il futuro di mio figlio.

Una volta messo al letto il bambino, mi sedetti davanti alla finestra e aspettai che Lip tornasse.

Tre me e me ripetevo il discorso da fare.

Il piede iniziò a picchiettarmi da solo.

- Ehi! - esclamò felicemente entrando.

Come potevo distruggergli quel sorriso?

- Senti, devo dirti una cosa. - mi disse, prendendosi del gelato dal frigo.

- Anche io. - balbettai. - Inizia tu. -

Ci sedemmo l’uno davanti all’altro.

- Ricordi la moto che mi avevano chiesto di vendere? Domani sera intendo usarla per una corsa. -

- Tipo una corsa clandestina? -

- Se vinco mi danno 3 mila dollari. -

Forse era un buon motivo per mettere altri soldi da parte.

- Va bene, ma stai attento a non farti male. - continuai.

- Bene, sono contento che mi sostieni. Tocca a te. -

Il cuore mi pompò a mille: i suoi occhi azzurri mi fissavano e in quel momento pensai a quanto tempo mi restava per godermeli.

- Stai bene? -

Gli sorrisi appena e lo guardai accarezzandogli la guancia.

Mi avvicinai e lo baciai dolcemente, dimenticandomi del resto.

Ma forse avevo solo peggiorato le cose.

Dirglielo dopo aver fatto l’amore in quel modo, quel modo che solo lui aveva di toccarmi e baciarmi.

Mi accoccolai al suo corpo nudo, muscoloso e bellissimo.

Ma mai potevo mentirgli ancora, mi ero costato tanto già la prima volta.

- Lip, devo dirti una cosa... - mormorai.

- Devo preoccuparmi? Anche se credo che niente potrebbe rovinare questo momento. - commentò.

Solo a sentire quella frase i miei occhi si fecero lucidi.

- Oppure no? Così mi spaventi... -

- M-Mi dispiace... - balbettai più volte.

Non ebbi il coraggio di dirglielo, così passai una mano nei capelli, facendogli vedere le enormi ciocche che mi cadevano.

Capì subito e inizialmente fece una ridarella nervosa. - No... Okay... -

Si alzò dal letto e si stropicciò gli occhi. - Dimmi che scherzi... -

- Purtroppo no. - risposi, abbassando lo sguardo.

- Hai il cancro? -

Quella parola mi fece venire la pelle d’oca.

Da quell’istante in poi, non parlò più.

- Ti prego, non andartene. - gli dissi, cercando di toccarlo, ma lui si allontanò.

Forse aveva bisogno di rimanere da solo e anche io.

Non tornò per la notte, ma forse sapevo do fesse andato.

La mattina successiva, dopo aver portato Tommy all’asilo, andai a casa Gallagher sperando di trovarlo lì.

Avrei voluto dare la notizia a tutti loro contemporaneamente, ma con ognuno di loro avevo un rapporto speciale.

- Buongiorno a tutti. - dissi, entrando in cucina.

C’erano solamente Liam e Debbie a fare colazione.

- Avete visto Lip? -

- Meglio che ti dica di no.- Rispose sospirando.

- Perché? - domandai preoccupata.

Debbie aprì il frigo e mi mostrò una cassa di birre da sei, da cui ne mancavano cinque.

Imprecai tra me e me: aveva bevuto tanto.

- Ho bevuto fino ad addormentarsi. - continuò. - Glielo hai detto? -

- Si e adesso devo farlo con tutti gli altri. -

Presi coraggio e salii al piano superiore: in bagno trovai Carl che cercava di mettersi una cravatta, vestito già in smoking.

- Ehi, vai ad una cerimonia? - gli chiesi.

- Si, oggi ho l’incontro con il direttore di West Point, ma non riesco a mettere questa fottuta cravatta! -

Ridacchiai e mi avvicinai per dargli una mano.

Erano cresciuto tanto da quando me ne ricordavo.

Gli sistemai i capelli e carezzai la sua guancia.

- Stai bene? - mi domandò, vedendomi strana.

- No... Devo dirti una cosa... - balbettai. - Ti ricordi che mio padre è morto di cancro? -

Carl era una ragazzo intelligente, gli bastò fare due più due.

- Oddio Nicole, no... -

Lo abbracciai stretto prima che potesse dire altro. - Ti voglio bene, tesoro. -

- Nicole... - singhiozzò tra l’incavo del mio collo.

Restai a cullarlo per un po’, poi toccava ad Ian.

That's How It Goes. (E' così che va- Shameless Fanfiction.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora