Capitolo 17-L'ora di combattere:

249 13 2
                                    

Il momento di piangere terminò quasi subito: non potevo più farlo, dovevo solo pensare a riprendermi Tommy.

Nei giorni successivi, innanzitutto, dovetti dire anche a Christian della mia malattia: ci rimase piuttosto male, ma volle aiutarmi a tutti i costi.

Così chiamai l'avvocato da lui consigliatomi, Matt Jackson: mi disse che avrei dovuto cercare un massimo di tre testimoni a deporre a mio favore.

Fiona non mi avrebbe mai aiutato, figuriamoci Mickey.

Allora pensai a Debbie, Carl ed Ian.

Debbie sapeva cosa voleva dire fare la mamma, Carl mi voleva bene, Ian era agli arresti domiciliari con il braccialetto alla caviglia, ma Matt diceva che lo avrebbe fatto comunque venire in tribunale.

Quindi, quella mattina, andai a casa Gallagher.

Non vedevo Tommy da due giorni e mi mancava da morire.

Quando entrai dalla porta, trovai Carl sul tappeto del soggiorno. - Ehi, com’è andata a West Point? - domandai.

Il quel momento, l’affiancò una ragazza col fiatone: un poco piú alta di lui, muscolosa, ma carina. - Abbastanza. - sorrise soddisfatto, probabilmente aveva trovato una nuova fidanzata.

- Sono contenta. - commentai. - Senti, mi servirebbe un favore: ho bisogno che testimoni per me. -

Lui scrollò le spalle. - Certo? Contro di chi? -

Storsi le labbra: stavo per chiedere a tre persone di deporre con il loro stesso fratello. - Lip. -

Aggrottò le sopracciglie in modo confuso. - Perché? -

- Perché vuole ottenere la custodia di Tommy e io non posso permetterlo. - spiegai, mentre dal piano di sopra scesero anche Debbie e Ian.

- Per via della malattia? - chiese Ian ed io annuii.

In quel momento vidi il mio dolce bambino camminare verso di me chiamandomi mamma: era cresciuto tantissimo.

- Amore mio! - esclamai, prendendolo in braccio e baciandolo ovunque. - Credevo che non ti avrei più rivisto. -

- Non sono un mostro come pensi tu. - intervenne Lip, versandomi del caffè. - Siete molto gentili ad alleavi con lei. - commentò sarcasticamente. - “Famiglia”, un cazzo. -

Gli osservai le pupille dilatate, probabilmente aveva bevuto.

- Sei ubriaco. - disse Ian.

- Certo, usiamo sempre questa cazzo di scusa. - ribatté Lip, per poi andarsene.

Il bracciale di Ian aveva un raggio di 15 chilometri, quindi incontrammo Matt da Patsy’s.

Era un uomo semplice, carnagione scura e i tipici capelli da nero.

Non mi aveva chiesto nemmeno tanti soldi ed era gentile con me.

- Vi do una premessa, ragazzi:  l’avvocato che ci è contro, scaverà nelle vostre vite e ne tirerà fuori il peggio. Anche noi dovremmo fare così: dobbiamo far si che Nicole, nonostante malata, sia adatta a fare la madre. - spiegò Matt

- Quante opzioni avrebbe? - domandò Ian.

- Nel peggiore dei casi, data la malattia, potrebbero dare la custodia al marito. Poi al secondo posto, potrebbero darle la custodia parziale e un medico legale che controlli l’avvicinamento del cancro. Oppure, se tutto va bene, la custodia completa. - continuò, tirando fuori un foglio. - Giusto oggi mi sono arrivati i nomi dei testimoni dell’accusa: Fiora Gallagher. -

- Prevedibile. - commentai.

- Un certo Brad. -

- E’ praticamente il suo migliore amico. -

- E per ultimo, Mickey Milkovich.-

Ian sgranò gli occhi. - Cosa?! -

Me lo sarei dovuto aspettare.

Il problema era che lui sapeva di me e Christian e poteva rivoltarmelo contro.

- Cazzo. -

- Cazzo cosa? - domandò Ian.

- Lui sa di una cosa che ho fatto... Con Christian... -

- C’è stato qualcosa fra di voi? -

- Solo qualche bacio, non ci sono andata al letto. Ma solo perché credevo che anche Lip stesse avendo una relazione con un’altra. Da quel momento in poi, io e Mickey non abbiamo più parlato. - spiegai.

- Non preoccuparti. - disse Matt. - Io ho il compito di farti apparire una santa agli occhi della giuria e tu lo sei.- Vinceremo, Nicole. -

Aveva un sorriso incoraggiante, perciò mi fidai di lui.

That's How It Goes. (E' così che va- Shameless Fanfiction.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora