Capitolo 5-Prime ossessioni:

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L'estate era definitivamente alle porte e il caldo diventava insopportabile quando si aveva a che fare con un bambino.

Lo misi dentro il vecchio seggiolone di Carl e gli portai il biberon davanti: ormai aveva imparato a prenderlo e a metterlo in bocca da solo.

Aveva appreso questo ancora prima di dire qualche parola e ne ero contenta.

Lui era diverso dagli altri bambini, ma qualcosa lo rendeva unico.

Mentre toglievo i piatti della colazione, notai Debbie con una pila di fogli.

- Cos'è? - domandai curiosa.

- Lo sapevi che le donne guadagnano 80 centesimi di meno rispetto agli uomini? - mi rispose con cattiveria.

- Ehm... Dovrei saperlo? -

- Sono 40 mila euro l'anno! Dovremmo ribellarci! - esclamò.

Mi grattai la guancia, non sapendo cosa rispondere, Debbie era sempre arrabbiata quel periodo.

- Ehm... Perché non cominci tu? - balbettai.

Si alzò decisa. - Certo! Vieni Frennie, andiamo a manifestare contro il patriarcato! -

Ridacchiai fra me e me e mi misi a lavare i piatti.

- Ehi Nicole, mi accompagni all'accademia? - mi chiese Carl.

- Scusa Carl, devo accompagnare Tommy all'asilo. - risposi.

Lo sentii sbuffare. - E ti pareva. -

- Posso accompagnare io Tommy. - intervenne Lip.

Non avrei lasciato Lip nelle mani di quella bionda finta dell'asilo. - Neanche per sogno. -

- Nicole, devi toglierti dalla testa questa assurda ossessione per Tami. - commentò Lip.

- Non è un ossessione, lo vedo come ti fissa. -

- Da quando è arrivato quel nanerottolo, ti occupi solo di lui. - continuò Carl.

- Però sei carina quando sei gelosa. - mi sussurrò Lip, prendendomi i fianchi. - Stasera sei mia, non si discute. - mormorò prima di uscire con la divisa da meccanico.

- Bleah! - esclamò Carl.

Lo analizzai con un sopracciglio alzato. - Carl, sei geloso? - gli domandai.

- No, per niente! - rispose lui, a braccia conserte. - Forse un pochino... - borbottò.

Risi mentre lo andai ad abbracciare. - Lo sai che voglio bene a tutti allo stesso modo. -

Mi guardò con un leggero broncio. - Ma a me un po' di più, vero? -

Gli sorrisi e gli diedi un buffetto. - Probabilmente si. -

Ricambiò il mio sorriso e gli baciai la fronte.

Decisi infine di portare Tommy all'asilo e Carl all'accademia, prima di andare al lavoro.

Quando entrai in negozio, notai Christian pulire in giro con jeans e canottiera.

- Buongiorno. - mi disse con suo sorriso bianco lucido.

- Buongiorno, che ne dici di metterti qualcosa addosso? - gli consigliai.

Si guardò confuso. - Perché? Che problema c'è? -

- I clienti non entreranno se vedono come sei vestito. - gli disse, più seriamente.

Alzò le mani ridendo. - Va bene, sei diventata tu il capo.-

In realtà, non capivo perché la mia testa si stesse preoccupando.

- Perché non controlli come stanno le orecchie di Trudy? - mi urlò dallo spogliatoio.

Così entrai nella stanza delle gabbie, ma non mi ricordavo chi fosse Trudy.

- Il pechinese. - mi disse Christian, indicandomi il gatto.

Me ne ero completamente dimenticata, avevo la testa in panne.

- Sei sicura di stare bene? - mi chiese. - Avresti bisogno di una pausa da pappe e pannolini. -

Sospirai perché forse aveva ragione.

- Senti, mia madre ha organizzato un aperitivo per fare colpo su alcuni attivisti del quartiere. Perché non vieni anche tu? Sarai a casa prima di cena. -

In effetti, passare del tempo con qualcuno che non fosse Thomas mi avrebbe fatto bene.

- Ma non ho niente da indossare. -

- Ti presto qualcosa di mia sorella, tanto è Oxford. -

Aveva due occhi da cerbiatto, come se mi stesse pregando. -Va bene. -

Se vi sta piacendo la storia, lasciate un commento e pubblicherò il prossimo capitolo :)

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