Capitolo 22-Attrici in fuga:

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Quando mi misi al letto, tentai anche di chiamare Christian, per ringraziarlo, ma lui non mi rispose.

Probabilmente era per colpa di quello che era successo con Lip.

Chiamai anche lui perché non volevo abbandonarlo a se stesso.

- Ciao. - mi disse.

- Ciao... stai bene? - gli domandai.

- Diciamo di si... -

- Sai... Io non volevo che succedesse tutto questo... -

- Lo so, ma è successo e continuerà a succedere. Tu starai sempre peggio e io dovrò accettarlo. - commentò, con voce quasi delusa.

Io non seppi cosa rispondere.

- Ho trovato un asilo molto economico, se va ti giro il nome e vedi com’è. - continuò.

- Certo, certo... - rispose. - Sicuro di stare bene? -

- E’ per Fiona... - rispose sospirando.

- Che è successo? -

- Sta perdendo tutto: ha fatto degli investimenti pericolosi e adesso non ha più soldi. -

In quel periodo odiavo Fiona, ma non volevo che le succedesse qualcosa.

- Mi dispiace... -

- Ora va a dormire, ci sentiamo domani... -

- Buonanotte. -

La mattina successiva, portai Thomas al nuovo asilo: sembrava molto accogliente ed era gestito da due donne sulla trentina.

Lo lasciai lì per una prova e poi andai a casa Gallagher.

- Buongiorno a tutti! - esclamai entrando.

Notai che in soggiorno c’erano un mucchio di borse.

- Fiona sta tornando qui. - spiego Debbie. - Non vuole che Ford le paghi tutto l’affitto dell’appartamento. -

Quando la sentii entrare aveva due borsoni sulle spalle e una cera orribile.

Volevo risolvere le nostre problematiche e tornare a essere sorelle di una volta.

- Ciao, mi dispiace per quello che ti è successo. - le dissi.

- Non me ne frega un cazzo, spostati. - esclamò lei.

Evidentemente non ne voleva sapere niente e decisi di accontentarla.

Un’altra persona con la quale dovevo parlare, era Mickey.

Feci qualche isolato e bussai alla sua porta.

- Che cosa vuoi? - mi rispose arrogantemente.

- Sapere cosa ti ho fatto. - gli disse, con lo stesso tono.

- Tutto mi hai fatto, ecco cosa. - sussurrò, avvicinandosi al mio viso. - Cominciando dal fatto di non avermi detto che eri malata... Sei, e continuerai ad essere una cazzo di bugiarda. - continuò, per poi chiudermi la porta in faccia.

Io la fermai ed entrai con la forza.

- Potrò anche essere una bugiarda, ma io non ti ho fatto niente di male! - esclamai.

- Mi hai messo da parte. - balbettò.

- Cosa? -

- E’ triste che tu sia malata, ma non te lo vuole dire. - intervenne Mandy.

- Sta zitta! - ribatté Mickey.

Per un attimo ci guardammo senza dire niente: Mickey non era abituato a far vedere la parte debole di se.

- Senti, quando Ian è stato male, ci sono quasi morto. Sono stato malissimo e non voglio starci ancora. Quindi stammi lontana. -

Capivo i suoi sentimenti e avrei fatto come chiedeva.

Senza dire niente, gli accarezzai la guancia e lo abbracciai.

Non sapevo se lo avrei più rivisto, quindi mi godetti ogni attimo.

Voltai le spalle e me ne andai, forse per l’ultima volta.

Lip stava uscendo vestito con la camicia. - Ehi, dove vai?- gli domandai.

- A fare il mio lavoro da sponsor. Un’attrice di spot televisivi ha una riunione stasera e io devo far si che non beva. - spiegò, mentre ci incamminammo insieme.

- P-Posso venire con te? -

- Devo solo stare fuori dalla porta dell’albergo e impedirle di uscire. -

- Wow e quanto ti danno? -

- Cinqua mila dollari. -

Alzai le sopracciglia sorpresa. - Cazzo, diventerai ricco. -

Sorrise, ma sembrò un sorriso malinconico. - I soldi non sono per me... -

Probabilmente parlava di Thomas o di me: gli presi la mano e lo seguii.

L’albergo era molto lussuoso: doveva trattarsi di una veramente famosa.

Dammo il cambio ad un altro sponsor e prendemmo due sedie per postarci davanti alla porta.

- Come si chiama? - domandai a Lip.

- Jen Wagner. -

- E’ quella della pubblicità di cosmetici! - mi ricordai. - Cazzo, hai una pelle fantastica. - mi stupiì che fosse un alcolizzata.

Lip si guardò intorno imbarazzato, non sapevo cosa dire e c’eravamo solo noi due lungo il corridoio.

- Comunque, al di là di tutto, tu puoi vedere Thomas, io non te lo vieto. - gli dissi, per rompere il ghiaccio.

Voltò lo sguardo verso di me e mi fissò per qualche instante.

- Che c’è? - chiesi, grattandomi la testa.

- Come cazzo fai? - disse lui, abbassando gli occhi sorridendo.

- Cosa...? -

- Riesco a stare arrabbiato con te per un massimo di tre giorni. - spiegò ridacchiando.

- Probabilmente è per il mio viso innocente da bambina malata. - commentai arrossendo.

- Nah. - scosse la testa e poi si affiancò con la sedia a me di soppiatto, come fossimo davvero due bambini. - Sono ancora arrabbiato con te, ma puoi farti perdonare. - sussurrò, strofinando il suo naso al mio.

Il suo profumo era inebriante e la sua voce profonda.

Stavo per baciarlo, quando mi accorsi che una donna col cappuccio e gli occhiali da sole scappare dalla camera.

- Ehm, Lip... - lo avvisai.

- Cosa? -

Gli indicai la donna in fuga e lui scattò subito in piedi per rincorrerla.

Partì letteralmente una caccia alla donna.

That's How It Goes. (E' così che va- Shameless Fanfiction.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora