I minuti all'interno di quel bagno sconosciuto e minuscolo scorrevano, così come le mie lacrime sul mio volto. Avrei voluto uscire e tornarmene a casa, ma non era possibile.
Dall'altra parte della porta non sentivo altro che colpi di tosse qualche volta. Spero che si soffochi con quella roba, pensai con sguardo furioso. Ero arrabbiata, sì. Quel così detto Harry non si sarebbe potuto permettere di trattarmi in quel modo, e gli conveniva lasciarmi andare al più presto, prima che dalla fase lacrime passassi all'aggressività.
La rabbia mi è sempre stato quasi impossibile controllarla. Sono molto fragile come persona, e subisco ogni tipo di dolore, ma quando ne accumolo troppo esplodo e urlo. Urlo da sola, urlo in faccia alla gente, o in qualsiasi modo mi capiti. Non mi interessa il modo, l'importante è che possa urlare. Spesso senza che nessuno mi possa sentire.
-La finestra lì dentro è blindata-strillò Harry battendo sulla porta. Mi strinsi di più fra me e me, accucciata di fianco alla vasca da bagno. Avrei voluto starmene lì per ore intere.
In effetti avevo controllato che la finestra fosse apribile, ma delle sbarre di ferro mi tolsero ogni briciola di speranza. Dannazione.
-Adesso esci!-insistette con quel tono di voce arrogante e fin troppo forte, nonostante fossi da meno di due metri da lui.-Ragazzina? Rispondimi!-
-Ti vuoi calmare?!-è come se la sua voce avesse fatto scoppiare tutta l'ira sul punto di traboccare. Come se avesse finalmente risvegliato il mio carattere animalesco. Spalancai la porta, facendola accidentalmente sbattere violentemente contro il muro. Non stava più fumando, ma il suo ghigno fastidioso non se ne voleva andare dalla sua faccia.
-Sei tu quella che si deve calmare! Hai quasi sfondato la porta..-mi lanciò uno sguardo minaccioso, fulminandomi.
-Che vuoi?-sbottai.
-Il mio cesso-sorrise divertito. Sapevo di essere sul punto di dargli uno di quei ceffoni che rimangono in mente a vita. Se non l'avessi colpito ora, probabilmente l'avrei fatto nei seguenti quindici minuti.
-Posso andarmene?-
-No-
-Pensi di potere rapire una persona senza subirne le conseguenze?-
-Già-
-Ma che razza di deficiente!-Ero veramente seccata.
Raggiunsi marciando nervosamente la porta e provai di nuovo ad aprirla abbassando ed alzando freneticamente la maniglia. Harry non reagì né ai miei gesti, né alle mie parole. Rimase fermo ad osservarmi, mentre stavo per avere un crollo emotivo.
-Apri questa cazzo di porta!-strillai di nuovo, dando un calcio a quest'ultima. Non rispose. Il suo silenzio mi infastidiva più di quanto potessi mai immaginare, e pensare di aver desiderato che smettesse di parlarmi così male fino a pochi secondi prima.
-Rilassati..-
-Non mi posso rilassare! Stupido coglione!-strillai asciugandomi le lacrime.
-Ma che caratterino..-sghignazzò, facendomi innervosire ancora di più.
-Smettila! E adesso apri la porta!-
-Ma di che hai paura?-
-Di te! Di tutto quello che c'è in questa cazzo di casa e in questa fottutissima storia!-
Le lacrime agli occhi non aiutavano ad assumere un'aria minacciosa, quanto i miei strilli isterici. Sospirò facendo due passi verso di me, allungando un braccio, ma indietreggiai con decisione. -Non mi devi toccare-sputai guardando le sue mani grandi e sporche.
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Where is the light we deserve?
FanfictionIn cui Harry è un artista drogato e Belle una ballerina, che venderà qualsiasi sostanza di cui Harry faccia uso e lo inviterà al pranzo di Natale in famiglia. (Conclusa)