twenty-eight.

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Harry mi ha lasciato le chiavi del suo appartamento. Ho deciso finalmente di entrarci, prendendo un bel respiro e facendomi coraggio. Ho deciso che mi sarei messa a dargli una sistemata, perché a terra s'era fatto uno strato di polvere e la stanza andava arieggiata, perciò spalancai due finestre.

Mentre pulisco il pavimento armata di scopa, osservo quelle pareti e le sbarre di metallo sulle soglie delle finestre. Mi ricordo quando le consideravo le mie più acerrime nemiche, quando erano quello che mi impediva la libertà. Con il tempo ho cambiato idea, evidentemente. Il pregiudizio che avevo di Harry ancora non lo biasimo, perché sarebbe potuto capitare con chiunque e avrei sempre fatto le stesse azioni, e considerato la persona in questione un pazzo maniacale. Certo, poi ho avuto la preziosa occasione di conoscere meglio Harry e questo mi ha permesso di cambiare idea a suo riguardo. Penso ancora che quel che mi abbia fatto sia fuori dal comune e totalmente ingiustificabile, ma l'ho perdonato e solo perché so il motivo delle sue azioni. Quella sera era fatto dalla testa ai piedi, e non si reggeva in piedi senza barcollare. Non aveva minimamente pensato alle conseguenze, e poi ha iniziato a ragionare davvero e non mi avrebbe potuto lasciare andare. Se fossi andata dalla polizia, si sarebbe beccato anni di carcere perché avevo prove con me. La droga che assumeva, i segni sul braccio che mi aveva lasciato quando mi ero opposta alle sue pretese, la puzza di fumo nel suo appartamento e molto altro ancora.

Ci penso ancora a questo lato di Harry, mentre sistemo le lenzuola che io stessa ho comprato per il materasso di quel posto, a questa sua debolezza. E sorrido al pensiero che sia maturato così tanto, che abbia trovato la forza di allontanarsi da questa robaccia molto lentamente, per me. Penso a tutte quelle sigarette spente e il 'lo faccio per te' che mormorava fra i denti stretti e il fumo che rilasciava. Non potrei essere più fiera di lui, davvero.

Sto strofinando con forza ai lati del lavabo della cucina, quando sento battere alla porta. Ho il cuore letteralmente in gola, perché nessuno avrebbe motivo di presentarsi qui, alle undici di mattina, mentre Harry dovrebbe rincasare fra un giorno soltanto.

Sfilo i guanti di gomma gialla, e fisso la porta di legno. I colpi insistono prepotentemente, perciò decido di afferrare l'ombrello lì all'entrata, per sicurezza.

-Sì?-domando ancora a porta chiusa.

-Uhm, potresti aprire?- mi risponde una voce femminile. Rabbrividisco ed una serie di idee mi tormentano la mente in una frazione di secondo. Chi è? Un'amante? Una cliente? Un'amica? La sorella? La vicina?

Sono titubante mentre rimango in silenzio, ed allungo la mano verso la chiave nella serratura. Prendo un bel respiro ed abbasso la maniglia molto lentamente, facendola scricchiolare per via dello strato di ruggine che la avvolge. Poi finalmente spalanco la porta, stringendo con l'altra mano l'ombrello blu.

La ragazza di fronte a me rimane in silenzio, ed io separo le labbra stupefatta.

-Tu sei Annabelle, giusto?-

-Sì, e tu sei Lisa-sbotto aggrottando la fronte. Al momento sono sconcertata e dubbiosa, e sì, anche spaventata. Ma più di tutto, giuro di essere prepotentemente arrabbiata. Il silenzio che ci separa è imbarazzante, ed anche tanto, ma continuo ad affrontarlo fissando la bionda direttamente negli occhi verdi. La situazione è parecchio diversa dal nostro ultimo incontro. Sembra che ora sia lei quella intimorita, e gli abiti che indossa sono dei comuni jeans ed una felpa grigia, probabilmente è pure un modello da uomo.

-Cosa vuoi?-chiedo duramente, e mi sento anche troppo cattiva, perciò in seguito respiro profondamente e decido di posare l'ombrello. Probabilmente l'avrò spaventata.

-Harry non è in casa?-

-No, è in viaggio-

-Quando ritorna?-

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