six.

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Potevo percepire il sapore del suo sangue in bocca. La ferita non aveva smesso di perderne, e usufruii di questo fatto per allontanarmi e riprendere a medicarlo con indifferenza. Sorrise togliendomi il fazzoletto dalla mano e si gettò di nuovo sulle mie labbra. Dio come mi sentivo stupida in quei minuti, ma allo stesso tempo sentivo di aver atteso di entrare in contatto con le sue labbra per fin troppo tempo. Mi godevo quel sapore come se fosse il primo e l'ultimo bacio della mia vita. 

Ridicolo come mi fossi trovata fra le sue braccia, entrambi intenti a rotolarci fra quelle coperte che pungono la pelle al contatto. Non ho mai cercato un paio di labbra come le sue durante un bacio. Mai in vita mia. 

Intrecciò le sue dita fra i miei capelli, ed io feci lo stesso intorno al suo collo. Mi allontanai scuotendo la testa poco dopo, credendo di aver finalmente ritrovato il buon senso. Mi alzai sospirando e ritornai al lavabo, per sciacquare di nuovo il fazzoletto, nonostante non l'avesse nemmeno usato. Ne approfittai per passarmi una mano umida sul labbro, sentendomi il suo sangue sulla pelle. 

Ero sicura che mi stava fissando. Potevo percepire i suoi occhi consumarmi la pelle d'oca. Una delle situazioni più imbarazzanti in tutta la mia fottuta vita. 

-Cos'era quello?-domandò divertito. Senza pensarci due secondi mi voltai, e potei notare il solito ghigno stampato sulla sua faccia. A cosa si riferiva? Corrugai la fronte.

-Ti sei allontanata come se niente fosse-si spiegò meglio. Notai che aveva recuperato un po' di forze per riuscire a mantenere una posizione eretta con la schiena e per parlare senza preoccuparsi della ferita. 

A sguardo basso scossi la testa, sussurrando di lasciar perdere. Era stato un errore senza significato.

-Ne sei sicura?-

-Sì-risposi prontamente, posando di nuovo la ciotola di acqua tiepida con il fazzoletto umido. Non era vero; io avevo un motivo se non avevo respinto il suo bacio e le farfalle nello stomaco non sono una storiella, perché sono convinta di averle percepite.

Per gli attimi seguenti, ci comportammo come se non fosse accaduto nulla, ma ogni volta che incrociavo il suo sguardo mi chiedevo se anche lui avesse la stessa voglia che possedevo io di ripeterlo quel cazzo di errore senza significato. 

Spostammo insieme il materasso di nuovo al suo posto, e mi ci sdraiai di nuovo sopra, mentre osservavo Harry avvicinarsi fino alla porta con fare incerto e chiuderla di nuovo. Mi ero quasi dimenticata di essere sua prigioniera. 

-Mi lascerai mai andare?-

-Non lo so-La sua risposta era sincera. Ma in quel momento avrei preferito che mentisse e mi dicesse che aveva già stabilito il giorno in cui mi avrebbe fatto uscire da quella porta. -Voglio dire..inizia a piacermi la tua compagnia-il materasso prese una piega diversa, quando si sedette pure lui sopra di esso.

-E sarebbe una scusa palusibile per tenermi rinchiusa contro la mia volontà?-

-Sei tu che non te ne sei andata quando potevi-

-Ma non era la situazione adatta!-mi difesi sconcertata dalle sue parole. Quanto è stupido, pensai infuriata dall'idea che stesse per dare il via ad un discorso senza capo ne fine.

-Per scappare la situazione è sempre adatta-

-Dipende da cosa scappi-

-E tu da cosa dovresti scappare?-

-Da te-

-Perché non sei andata allora?-

-Stavi male!-

-E sei rimasta con colui da cui devi scappare, in un suo momento di debolezza?-

-Smettila di usare certe frasi-ringhiai. Non avrei sopportato un'altra sua pillola di saggezza da stronzo. Chiusi di nuovo la porta del bagno che mi separava da lui e sospirai. Ma cosa stavo facendo? Con chi cazzo avevo a che fare? 

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