thirty-two.

290 23 0
                                    

Richard Monvè è l'uomo nato in un freddo sette dicembre del 1952. L'uomo che a tre anni disse ai suoi che voleva fare il ballerino di danza classica, l'uomo che si sentì dire in faccia e alle spalle del gay per danzare il ballo delle donne. L'uomo che proseguì comunque gli studi e la sua passione, fino a diventare il ballerino maschile più conosciuto nel suo paese. E ben presto gli venne offerta una borsa di studio ad un'accademia di danza, marcando il suo nome sulla bocca di tutti.

Lo stesso uomo che all'età di trent'anni fondò la sua stessa scuola di danza, e adesso, lui mi ha telefonato per farmi una proposta.

Vuole che faccia parte della sua accademia. Vuole che entri nella sua conbricola di ballerini: ballerini che vengono da svariate parti del mondo e con talmente tante medaglie a casa da far scoppiare le cassettiere.

Io, Annabelle Brown, ragazza di 22 anni, ballerina da 12, orfana di padre e senza titoli di studio che possano portarmi da qualche parte, sono stata invitata ad accedere alla scuola di ballo classico più famosa d'America. Ed ovviamente, ho detto sì.

***

-Ma sarà una specie di High School Musical o..?-

Harry ed io camminiamo mano nella mano avvolti dal freddo di New York, diretti verso il mio colloquio con Richard Monvé. Mamma sarebbe dovuta venire, ma oggi doveva acconciare una sposa di un certo spessore d'importanza. Non poteva voltarle le spalle.

Non ho esitato a trascinare Harry con me, che non riusciva ancora a concepire l'importanza di questo fatto. Era felice e si congratulava, ma ha passato l'intera giornata a domandarmi di cosa si trattasse di preciso.

-No, Harry- sghignazzo facendo ruotare gli occhi. Svoltiamo un angolo, facendo attenzione a non urtare contro una bambina avvinghiata a sua madre, e siamo a pochi passi dalla scuola. Dio sono così eccitata. Prima di salire in taxi ho controllato di avere tutto nel borsone per almeno venti volte. Poi si è fatto tardi, ed Harry mi ci ha caricata con la forza.

-E' un college? Dovrai trasferirti?-

-Ma certo che no!-

Saliamo la decina di scalini in marmo e attraversiamo il giardino dell'edificio. E' tutto così elegante e raffinato, non credo di essere all'altezza di un posto simile. All'entrata l'aria condizionata tiepida ci colpisce alla schiena ed è una delle sensazione più confortevoli. Strofiniamo le suole sullo zerbino e nel corridoio limpido e lussuoso si sente solo la gomma umida delle nostre scarpe calpestare il pavimento lucidato in cera, probabilmente. E' scivoloso, e mi si potrei specchiare.

Nel silenzio io cerco di capire dove mettere il muso in quell'enorme edificio, ed Harry non smette di tartassarmi di domande. E' certamente più confuso di me e non sa come reagire a qualsiasi cosa. Cerca di capire, ma ignaro. Ed io non rispondo perché sono troppo intenta a sbirciare nelle varie stanze e a dare un'occhiata alla grande scalinata in marmo bianco nel centro del piano terra.

-E' una scuola e basta!-urlo in un sussurro, e in quell'istante sento una voce maschile alle mie spalle. Mi volto spaventata, proprio come Harry, e sorrido istintivamente portando in avanti una mano. La stringo a probabilmente il mio Dio, sfoggiando un sorriso onorato.

-Lei deve essere la signorina Brown, dico bene?-chiede cordialmente. Annuisco subito, e porto gentilmente Harry al mio fianco stringendolo per l'avambraccio.

-Lui è un mio amico-sorrido.

-Il fidanzato, Harry Styles-corregge Harry stringendo la mano a Richard Monvé, e guardandomi aggrottando le sopracciglia.

Richard Monvé ci invita a seguirlo, e lo facciamo entrambi senza esitare un istante. Sono così ansiosa che il cuore è sul punto di esplodermi, e sussulto improvvisamente quando Harry si abbassa alla mia altezza.

Where is the light we deserve?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora