nine.

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Harry era fuori casa da più di due ore; non sapevo più che fine avesse fatto. -Vado a comprare qualcosa da mangiare e a sistemare qualche faccenda..-aveva detto prima di uscire. Non credevo che potesse impiegarci così tanto. Mi aveva lasciata di nuovo sola, ma quel pomeriggio mi sentivo confortata dalla musica che produceva quella piccola radio in vecchio stile che trovai nelle mensole della cucina. Harry non la usava mai, perché aveva cattiva recezione e gli davano sui nervi quei suoni striduli e fastidiosi che emetteva qualche volta. Io la trovai un gioiello. Ascoltai ad occhi chiusi parecchi brani, anche se spesso interrotti da quei rumori. Trovai un canale di musica classica, e presi un bel respiro di sollievo, sentendomi quasi a casa. Amo la musica classica in un modo spropositato, e la ascolto da prima di poter intraprendere lezioni di danza. Anche da bambina mi piaceva ascoltara e gli altri bambini mi prendevano in giro, quando mi vedevano volteggiare di nascosto nel cortile della scuola, a ritmo della musica aggraziata che proveniva dalla finestra di una casa lì vicino.

Mi alzai da terra e senza pensarci un attimo eseguii dei semplici passi base, per poi passare a parte della coreografia che la mia scuola stava preparando, e alla fine mi lasciai travolgere dal mio istinto e compii una serie di movimenti aggraziati che si susseguirono velocemente.

Volteggiavo ad occhi chiusi, senza preoccuparmi di quel che mi circondava. L'unica cosa che potevo ben percepire, era il susseguirsi di quelle dolci note. Una melodia da definire perfetta.

Ero a piedi scalzi, e il pavimento freddo mi dava le vertigini. Senza le mie scarpe era molto più difficile, ma la mia unica preoccupazione era continuare a muovermi ed approfittare di quel momento per rientrare in contatto con la mia natura.

Un ritmo al di fuori della canzone s'intromise. Aprii gli occhi; Harry stava battendo lentamente le mani. Mi fermai all'improvviso ed indietreggiai.

-No, ti prego..continua-sorrise incrociando le braccia al petto.

-Cosa?-chiesi corrugando la fronte. Lui si mise a sedere su una sedia accanto al tavolo e mi stette ad osservare, in attesa.

-Balla-affermò facendo spallucce. Scossi la testa e lui sospirò. -Non hai mai fatto esibizioni di danza?-chiese.

-Certo-

-E allora dove sta il problema nel ballare davanti a me?-

-Perché sei tu, e ti conosco-risposi.

-Come sarebbe?-

-La platea è sempre piena di sconosciuti, ed è meno imbarazzante..-iniziai a giocherellare con il polso in modo nervoso, a sguardo basso. Non mi piaceva esibirmi di fronte a persone che mi conoscono; è come se avessero più potere di criticare e permettersi di dire qualcosa.

-Allora fingi che io sia un bel ragazzo appena arrivato e..-

-Idiota-sghignazzai.

-No, ascoltami-disse serio e-..sono un amico di tua cugina, che mi ha parlato molto bene di come danzi e sono qui, in mezzo a centinaia di persone per guardare la tua esibizione.-sorrise. Certo che di fantasia ne ha da vendere, pensai. Beh, dopotutto è un artista confermato.

-E' ridicolo-

-Allora balla e basta. Ti piace ballare, no?-

-Certo..-

-Io dipingo davanti a te, no?-Osservai il suo sorriso soddisfatto e sospirai. 

-Ma non è lo stesso-

-Lo dici perché non sai che anche a me non piace che la gente mi veda mentre dipingo-

Tanto se non lo accontento mi obbligherà a muovermi o mi chiuderà di nuovo nel bagno come quella mattina, dopo aver avuto una discussione piuttosto accesa. 

Where is the light we deserve?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora