La fame è davvero il mostro più terrificante che possa esistere al mondo. Harry non comprava mai cibo che si potrebbe definire saziabile, ma soprattutto, era solito mangiare porcherie fuori di casa che gli costavano due dollari. Io ovviamente me ne stavo in casa, e dovevo attendere che arrivasse con mezzo del panino da lui comprato ed una bottiglietta d'acqua mezza vuota.
La seconda notte non mi ammanettò più al mobiletto, ma si assicurò di mettere le chiavi della porta in un punto sicuro. Prima di nasconderle mi chiuse dentro il bano im modo tale da non permettermi di scprire il nascondiglio. Ma sapete come si è voluto assicurare al cento per cento che io non fuggissi durante la notte? La corda che prima mi teneva legata al mobile, era ora intorno al suo polso. Ero legata a lui. Se mi fossi mossa, si sarebbe svegliato in meno di due secondi. Ha il sonno molto leggero, da quanto ho visto durante i miei primi tentativi di fuga la prima notte.
-Non era necessario che mi legassi a te stesso-sbottai sistemandomi meglio sotto la coperta. Lui la tirò verso di sé.
-Non ti conosco, quindi non mi fido del tutto-fu la sua risposta. Strattonai per la seconda volta la coperta in modo tale da potermi coprire entrambe le gambe che sentivo essere sul punto di congelare. Era tutto inutile; la coperta non bastava a ripararci entrambi e nessuno dei due aveva la minima intenzione di lasciarla all'altro.
-La tua arroganza non mi farà di certo cadere fra le tue braccia-Feci una smorfia facendogli notare quanto scortese fosse il suo atteggiamento. Lui sghignazzò ed annuì sbuffando.
-E va bene, tienitela-Lasciò andare la presa e mi permise di coprirmi al meglio. Sorrisi ringraziandolo sarcasticamente, prima di chiudere gli occhi e voltarmi dall'altra parte del materasso.
I rumori della notte sono sempre stati fra i pochi che mi tenevano compagnia durante le mie serate trascorse in lacrime. Spesso mi sentivo consolata di poter udire il motore di un'auto sfrecciare sulla strada sotto casa mia, dopo aver singhiozzato. Oppure lo sricchiolio del letto, o il tic della mia sveglia e in quel caso, quello che mi consolava più di qualsiasi cosa, era il respiro di Harry. Forse mi faceva sentire meno sola, per la prima volta. Non mi importava niente di chi fosse ad emanare quei sospiri, l'importante era non essere sola.
Il braccio destro mi faceva tremendamente male, di nuovo. Nel bel mezzo della notte, dovetti voltarmi dall'altra parte con molta fatica per poter alleviare quel tremendo dolore fisico. Quando mi girai, a meno di qualche centimetro da me, c'era il volto di Harry. Stava dormendo con sguardo sereno ed aveva le labbra semichiuse. Pensavo che fino a qualche ora prima, ci avevo posato sopra le mie e sorrisi senza nemmeno accorgermene. Mi addormentai così; osservando il volto di Harry e pensando a quel che avevo fatto, a quel che avrei fatto il giorno dopo e a quanto fossi rimasta fottuta dalla sua scommessa. Era ovvio che mi sarei innamorata di un volto angelico come il suo.
Di nuovo quel terribile odore di fumo ed uno strattone al braccio. Arricciai il naso ed aprii gli occhi, per poi sbadigliare.
-Buongiorno puffo-sorrise soffiando del fumo fra le sue labbra screpolate. Tossii e corrugai la fronte. Puffo?
-Scusami?-
-Che c'è?-
-Puffo?-
-Già, mi sembra adatto-
-Adatto per cosa?-
-Per te-
-Ma..-Prima che potessi finire la frase notai di essere libera dal suo braccio. Mi aveva slegato la corda non appena sveglio, ed ovviamente si era subito infilato una sigaretta in bocca. Mi chiesi che altro avesse fatto mentre io ancora dormivo. Notai che era vestito in modo diverso; indossava ancora e comunque un maglione, ma di colore diverso, e i jeans sembravano essere ancora quelli. Mi chiesi il perché di quella bandana fra i suoi capelli ricci ed indomabili.
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Where is the light we deserve?
FanfictionIn cui Harry è un artista drogato e Belle una ballerina, che venderà qualsiasi sostanza di cui Harry faccia uso e lo inviterà al pranzo di Natale in famiglia. (Conclusa)