-Hai un certo filing con quella bionda, mh?-domandai ad Harry sfilando con i denti un'oliva verde dallo stuzzicadenti. Lui finse di non intendere e poi sorrise amaramente.
-Si chiama Katja-precisò reggendomi il gioco. Annuii fingendomi interessata e -Le hai chiesto se pesa più di venticinque chili?-domandai sorridente.
Lui scosse la testa sghignazzando.
-Andremo avanti per tanto tempo?-mi chiese.
-Non credo. Io torno a casa-sbottai. Mi rivolse uno sguardo sorpreso e -come hai intenzione di andarci?-mi chiese senza preoccuparsi del fatto che me ne sarei andata dopo nemmeno quaranta minuti.
-Taxi-risposi.
Sospirò annuendo, poi si voltò verso di me e rimase in silenzio a fissarmi, mentre io reggevo orgogliosamente il suo sguardo. Non sapevo come sarebbe potuta andare a finire, ma non avevo decisamente intenzione di dargliela vinta assecondando una sua qualsiasi scelta o cedendo alle mie di scelte.
-Tieni-affermò lasciando nella mia mano le chiavi che ricavò dalla tasca dei suoi pantaloni. Le osservai confusa e poi gli rivolsi lo sguardo, in attesa che mi desse una spiegazione. -Sono le chiavi del mio appartamento-chiarì.
-E cosa ci dovrei fare?-
-Usarle per aprire la porta, suppongo-Feci roteare gli occhi. Detesto quando è così sarcastico.
-Io ero intenzionata ad andare a casa mia-
-Prima di venire qui mi hai promesso che saresti stata da me-
-Già, ma era prima che tu decidessi di andare a letto con quella Katja-
-Stai esagerando-
-Oh, niente affatto!-
-Senti, era una ripicca..-
-Una ripicca per cosa?-
-John-
-Quel ragazzo si è avvicinato a me ed ha iniziato a parlare, dato che mi hai lasciata sola nel bel mezzo della mostra, mentre tu sei letteralmente saltato addosso a quella puttana!-Avevo un tono di voce troppo alto. Era forse l'eccesso di alcol a farmi parlare così apertamente.
-Belle..-sospirò allungando una mano verso di me. Indietreggiai scuotendo la testa; non avevo intenzione di lasciarmi distrarre dalle sue parole. Ero davvero infuriata con lui, quella ragazza e con me stessa, perché anche se sapevo che non avevo alcuna colpa, mi sentivo comunque coinvolta nel torto.
-Vado-sbottai ridandogli le chiavi. Dopo di che mi voltai e m'incamminai verso l'uscita, dove diedi il mio nome ad un ragazzo in divisa, che mi porse il mio cappotto e la mia sciarpa.
Quando uscii dal locale il freddo invernale mi invase, ma nonostante tutto sentivo costanti vampate di calore assalirmi. Avevo bevuto tanti di quei bicchieri colorati che la mia testa, una volta esposta al gelo di quella sera, aveva iniziato a girare ed io ero più che stordita. Avanzavo lungo il marciapiede sostenendomi con una mano costantemente a contatto con la parete al mio fianco, e talvolta traballavo fino al punto di cedere a terra.
Finalmente intravidi un'auto con la scritta 'TAXI'. Sollevai la mano, avvicinandomi al ciglio della strada e quella si fermò a pochi centimetri da me. Aprii la portiera posteriore e salii, dando l'indirizzo di casa mia all'autista e appoggiandomi poi allo schienale, socchiudendo gli occhi. Ero così sollevata di essere riuscita a sedermi e di essere per la via di casa. Volevo solo addormentarmi e rimanere a letto per ore ed ore.
Non passarono nemmeno dieci secondi, che l'auto si fermò di nuovo, ma non mi preoccupai poi più di tanto e rimasi ad occhi chiusi a cercar di far sparire la mia emicrania.
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Where is the light we deserve?
FanfictionIn cui Harry è un artista drogato e Belle una ballerina, che venderà qualsiasi sostanza di cui Harry faccia uso e lo inviterà al pranzo di Natale in famiglia. (Conclusa)