-Ti cercano-sputò Harry lasciando cadere sulle mie gambe un giornale arrotolato. Diedi un'occhiata e notai un articolo fra la sezione dedicata alle persone smarrite. Parlava di me, della mia scomparsa e del fatto che mi stessero cercando da troppo tempo.
-Di quando è questo giornale?-domandai alzandomi dal letto, e raggiungendo Harry che stava bevendo direttamente dal boccale di una bottiglia di vetro. Forse era birra, e non voglio nemmeno sapere quali potrebbero essere le altre opzioni.
-Di questa mattina-sbottò. Quel giorno era domenica, ed ero ufficialmente scomparsa dalla circolazione da una settimana intera, era logico che mi stessero cercando così disperatamente. Ma Harry non credo mi avrebbe lasciata uscire. Mancavano ancora tre giorni alla fine della scommessa, ed anche se avevamo instaurato un rapporto quasi d'affetto, oserei dire, non mi ero ancora considerata nemmeno minimamente attratta da lui e non accettavo il fatto che potesse vincere.
-Cosa dovremmo fare?-
-Aspettare-
-Ma aspettare cosa?-
-Tre giorni. In entrambi i casi, che vinca io o tu, vorrai di sicuro uscire, no? Avviserai tutti-
-Ma sei pazzo? Se sanno quel che hai fatto ti sbattono dentro-
-E tu non lo vuoi?-
-Certo che non lo voglio-sbottai. Harry sorrise malizioso ed in quell'istante capii. Avevo detto apertamente che non avrei voluto separarmi da lui e mi ero appena fregata con le mie stesse mani. Harry sghignazzò allargando le braccia, chiedendomi se avesse il permesso di abbracciarmi ma -scordatelo-risposi ributtandomi a peso morto sul materasso alle mie spalle. Mi imitò, facendo rimbalzare il mio corpo sulle molle arrugginite.
-Tu tieni a me-canzonò con un tono di un marmocchio di sei anni. Sospirai.
-Tecnicamente, ho detto che non ti vorrei vedere dietro le sbarre-
-E tecnicamente, ti mancherei, vero?-cinse entrambe le braccia dietro la mia schiena, e mi fissò con quel suo sguardo da arrogante. Pensa sempre di sapere tutto quello che fa e che voglio, ma non sempre è così.
Anche se in quel momento, era così.
-E tecnicamente, dovresti ammettere che ti piaccio-
-Davvero? Come in terza elementare?-ironizzai.
-Dillo-insistette lui. Scossi la testa. -Avanti Belle, se lo dirai potrai uscire prima-
-Okay, va bene; io ti trovo carino-ammisi ridacchiando.
-No, devi dire davvero che ti piaccio-
-Ma la scommessa era riuscire a farmi innamorare-
-E non è un la stessa cosa?-
-Ma neanche per idea-arricciai il naso. Harry rise e mi diede ragione, e finalmente, riuscii ad avere di nuovo un suo bacio quando affermai le fatidiche parole 'Mi piaci'. Non riuscivo a capire perché non l'avessi confessato prima: in fondo nessuno ci perdeva niente, solamente una scommessa persa, ma era decisamente incomparabile a come mi faceva stare bene Harry.
-E adesso che farai?-mi chiese.
-Adesso io me ne vado-affermai alzandomi. Harry fece lo stesso, rivolgendomi uno sguardo preoccupato.
-Come?-
-Quell’articolo mi ha spaventata a morte. Devo assolutamente uscire di qui e calmare le acque, se non voglio che mia madre mi sbatti in camera mia in punizione per il resto della mia vita.- sbottai. Raccolsi tutte le mie cose sparse per il monolocale, poi mi voltai verso Harry.
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Where is the light we deserve?
FanfictionIn cui Harry è un artista drogato e Belle una ballerina, che venderà qualsiasi sostanza di cui Harry faccia uso e lo inviterà al pranzo di Natale in famiglia. (Conclusa)