twenty.

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Mi chinai vicino al muretto innevato, e raccolsi un po' di quella neve iniziando dopo due secondi soltanto a percepire la mia pelle diventare sempre più fredda e arrossata. Frettolosamente ci giocherellai con le dite ossute fino a farla tramutare in una pallina improvvisata, e quando mi voltai, Harry aveva sceso l'ultimo gradino della rampa di scale. La lanciai.

-Oh porca troia!-imprecò abbassando lo sguardo sulla neve ancora aggrappata al suo cappotto. Poi lo rivolse verso di me e -che cazzo ti è saltato in mente?-mi chiese continuando a levarsi quella roba di dosso. Continuai a sghignazzare lanciandogliene un'altra, e fu la volta buona che anche lui ne recuperò un bel po' per improvvisare un attacco contro di me.

Non era più tanto arrabbiato, adesso si divertiva.

Quando i colpi da parte sua diventarono più frequenti, inizia a darmela a gambe lungo tutto il marciapiede. Certo, date le frequenti lastre di ghiaccio, mi sarei potuta schiantare al suolo con enorme facilità, ma io continuavo a ridere, correre e scappare da Harry, che dietro di me, mi stava velocemente raggiungendo.

Quando fui sicura di non avere più aria a mia disposizione, mi fermai e feci dei respiri profondi. Nell'esatto momento in cui riacquistai una posizione eretta, i miei stivali non toccarono più il terreno. Le sue braccia erano intorno al mio bacino e non aveva intenzione di lasciarmi.

-Mettimi a terra o cadremo!-lo minacciai continuando a sghignazzare con fiato mozzo. Lui mi obbedì subito. Solamente qualche istante più tardi ci rendemmo conto delle attenzioni procurate da parte di tutti quei passanti ficcanaso.

Salii sul muretto basso accanto a noi, e cercai subito la mano di Harry, per non rischiare di scivolare. Venne subito in mio soccorso reggendomi, e percorremmo il sentiero in quella maniera fino alla fine della strada, dove attraversammo e rangiungemmo il bar in cui volevamo andare.

Due cioccolate calde con una brioche da condividere. Alla crema.

Quel pomeriggio lo avrei accompagnato ad incontrare la troupe con la quale avrebbe trascorso quelle due settimane. Mi aveva implorato di accompagnarlo, perché si sarebbe sentito più a suo agio.

Entrammo nell'ascensore di quel palazzo alto e di vetro, dopo aver lasciato uscire almeno una decina di uomini in giacca e cravatta. Lanciai una veloce occhiata ai miei jeans schiariti e alle mie converse consumante, ai pantaloni neri di Harry stracciati alle ginocchia e i suoi stivali bassi rovinati sulle punte.

Poi osservai le persone che ci passarono accanto. Feci caso ai loro abiti eleganti, i loro gioielli costosi e orologi d'oro massiccio.

-Uhm, Harry?-lo chiamai tirandogli piano la manica del cappotto. Lui mi rivolse lo sguardo e -non ti senti fuori luogo?-gli chiesi riferendomi al nostro abbigliamento svogliato. Lui sghignazzò e fece spallucce.

-Desidera?-domandò la donna bionda e in carne seduta alla scrivania, proprio di fronte all'ascensore da cui uscimmo.

-Uhm, sono Harry Styles e sono qui per vedere Jackson Bennett-

-Il fotografo?-domandò quella una volta digitato il cognome Styles nella lista degli appuntamenti.

-Esatto-

-E lei?-mi indicò.

-Una mia amica-rispose. La donna fece spallucce e ci condusse verso una porta di vetro a due ante, che spalancò e rivelò quell'uomo che mi vide completamente nuda per più di mezz'ora. Nel vederlo abbassai lo sguardo intimidita ed imbarazzata, ma lui ci venne incontro e mi strinse la mano fissandomi negli occhi e sorridendo.

Harry si presentò a tutti i presenti in quella sala, mostrando uno dei suoi migliori sorrisi. Discutevano spesso di argomenti noiosi, e dopo una buona manciata di minuti, si degnavano di rivolgermi lo sguardo e chiedermi chi fossi.

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