Where is the light we deserve?

twelve.

-Ti chiuderanno in un centro di riabilitazione-sbottai osservando Harry accendersi la seconda sigaretta. Sbuffò, fece spallucce e -pace-disse indifferente all'argomento.

Non so perché, ma nonostante collegassi quel posto ad una prigionia insopportabile, non ebbi alcun problema a tornare lì dentro e parlare con Harry, per trovare almeno una soluzione a quel suo enorme problema. -Perché t'importa?-mi aveva chiesto con fronte aggrottata e -sembra che ti serva un aiuto-risposi io dietro una palese scusa. Era ovvio che sarebbe stata una buona giustificazione per stargli accanto ancora qualche giorno, perché non ne so ancora bene il motivo, ma mi trasmetteva serenità stare con lui.

-E' la stessa cosa che mi hai detto alla metro-commentò facendo cadere della cenere all'interno del contenitore sul tavolo.

-Questo dimostra che voglio davvero aiutarti, non credi?- Fece di nuovo spallucce ed aspirò di nuovo dalla sigaretta.

Harry era troppo dipendente da quelle sostanze, di certo la sua era una situazione di assuefazione totale. Spesso mi diceva che si sentiva anche dolori allucinanti, che riusciva a placare solamente con una sigaretta, o una veloce iniezione.

Quando gli proposi di diminuire le dosi a piccole parti, cominciando con un pacchetto di sigarette al giorno invece che due, -devi essere bevuta marcia-mi aveva risposto arricciando il naso. Sospirai e lasciai che proseguisse la sua nuova tela. Mi chiese di chiudere bene la porta, perché voleva qualche minuti da solo, per riflettere. Lo accontentai.

Non sopportavo il fatto che quel posto fosse totalmente imbottito di sostanze illegali. Perché Harry non si lasciava aiutare? Non pensava veramente di poter avere qualche problema serio per colpa di quella roba. Credeva fossero medicine indispensabili, ma io sapevo che non era più così.

E inoltre, la gente paga un occhio della testa per comprare cose simili. E' colpa di 'sta roba se ora lui conduce una vita autodistruttiva.

Però...la gente paga un occhio della testa per comprare cose simili, mi ripetei osservando i tre pacchetti di sigarette sul tavolo. Li afferrai e sorrisi istintivamente; e certo che la gente avrebbe pagato per quella roba. Ma certo, la soluzione non era altro che quella!

Non potevo dirlo ad Harry, così iniziai a travasare tutti quei sacchetti di polverina bianca in altri pacchetti, e me li tenni nella tasca dei jeans. Gli avrei fatto sparire piano piano tutto quanto, e una volta tutto finito, lui non avrebbe avuto soldi per prenderne altra.

Non pensai alle conseguenze. Non pensai che quella che avevo in mente non era altro che traffico di droga, ed era illegale. Non pensavo che Harry avrebbe avuto molto problemi senza quelle sostanze a sua disposizione, e non pensai nemmeno al fatto che stavo per fare la più grande cazzata della mia vita, dopo aver levato una siringa di eroina dalla vena di uno sconosciuto nei bagni della metro.

-Mia mamma mi ha chiamato, dice che devo tornare a casa-mentii. Mi sentii quasi in colpa quando annuì distratto e sfiorò le sue labbra con le mie, ma quando m'incamminai per strada, mi aiutai a convincermi che era per una buona causa. Era per Harry.

-Nove giorni di assenza continui e lei pretende di poter prendere ancora parte allo spettacolo?-domandò retorica Mrs.Punkhurts. Sospirai e -la prego, ho avuto un contrattempo-la implorai. La donna sbuffò e si prese la testa fra le mani, posando i gomiti sulla sua scrivania.

-D'accordo, ma le assicuro che se accadrà di nuovo, sarà fuori anche dalla scuola-sbottò. Sorrisi e la ringraziai ripetendo un milione di volte che non sarebbe accaduto mai più. Mai.

Durante la lezione, ricevetti spesso sguardi freddi e giudicativi da parte delle mie compagne, ma non ci feci caso, perché io oggi ero felice. Ero felice del fatto che Louis, da bravo cugino alla lontana e amico d'infanzia, avesse procurato qualche contatto di persone disposte a pagare per avere quella roba. Avevo lasciato tutto nelle sue mani e sapevo non mi avrebbe mai tradito.