eighteen.

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Lanciai una veloce occhiata alla sveglia digitale al mio fianco, erano le 03:36 del mattino. Accanto a me Harry mi avvolgeva la spalla con un braccio e ronfava rumorosamente, mentre io non riuscivo ad addormentarmi. Erano svariati minuti che me ne stavo lì a fissare il soffitto o pensare a talmente tante cose da sentirmi quasi esplodere la testa.

Pensavo soprattutto al viaggio in Svezia. Non sapevo perché mi facevo così tanti problemi, perché infondo, si trattava solamente di quattordici giorni, non un anno. Ma la mia paura di perderlo sarebbe rimasta per sempre per tutti quei 14 giorni, quelle 336 ore, quei 20160 minuti.

Percepii un movimento alla mia destra e mi voltai immediatamente, ma era solo Harry che stava cambiando posizione, senza però spostare il suo braccio da me. Rimasi in silenzio, ad osservare il suo volto rilassato. Era così bello. Perché non potevamo rimanere tipo ventiquattro ore su ventiquattro insieme? Non era possibile poterci ammanettare l'uno all'altro e non lasciarci mai? Ho sempre voglia di vederlo, di parlargli, di ascoltarlo. E' insopportabile e irrestisibile questa sensazione.

Più lo guardavo più non rimanevo incantata, e distogliere lo sguardo mi era impossibile. Io credetti di amarlo, ad un certo punto della nottata. Dopo infiniti minuti a fissarlo sono arrivata alla conclusione che dovesse essere quello l'amore. E se lo fosse stato? Un mese e mezzo basta per poter perdere la testa per una persona? Beh, lui non è una persona qualunque però. Se avessimo iniziato con il piede giusto, magari mi sarei perdutamente e follemente innamorata di lui prima, magari in meno di un mese, magari in meno di una settimana. 

La mia vita è sempre stata in salita, con qualcuno dalla cima che si divertiva a scaraventarmi addosso degli ostacoli. Mi era così difficile poter pensare di tornare a sorridere dopo quel giorno, dopo l'undici settembre del 2001.

Fu una giornata tragica per New York, per l'America, per il mondo intero, e soprattutto per me. Avevo solamente undici anni.

Quella mattina io e mia mamma stavamo riordinando i miei libri di scuola all'interno dell'armadio, mentre mio papà guardava la televisione in soggiorno. E' entrato nella stanza, ha dato un bacio alla mamma, uno a me e poi è uscito di casa dicendoci che sarebbe andato in banca, per fare un prelievo. La parte più triste è il fatto che io avevo cercato di trattenerlo, dicendogli che avrei cucinato io il pranzo quel giorno e che non se lo sarebbe potuto perdere. Mi aveva sorriso, dato una carezza e -tornerò prima che tu te ne accorga-mi aveva detto.

L'ho lasciato uscire, con sguardo triste. Sentivo che qualcosa sarebbe successo, e pensavo che non sarebbe tornato poi così presto come mi aveva promesso.

Ci hanno dato la notizia al telefono. Avevano trovato il corpo di mio padre in pessime condizioni, ma non ancora all'interno delle torri. Mamma aveva urlato talmente forte da farmi correre da lei. Mi disse una bugia, ma venni a scoprire la verità il giorno dopo. Mi spiegarono perché mio papà non avrebbe attraversato più la porta di casa come mi aveva promesso. Ricordo di aver pianto per due giorni interi, e di aver poi trascorso il resto della mia infanzia in un'infinta infelicità.

Credo sia stata la principale causa della mia costante voglia di darci un taglio nella mia vita. No, non ho mai pensato al suicidio, ma ho sempre desiderato poter cliccare un tasto replay e poter tornare indietro, trattenere mio padre a casa, farmi più amiche a scuola, preoccuparmi di meno degli altri, pensare al ballo come alla mia passione oltre che ad una ragione per diventare pelle e ossa, e magari guardare un po' di più i ragazzi intorno a me, invece di pensare solo al numero delle coreografie, della bilancia, dei sorrisi che riuscivo a mostrare sinceramente alla gente.

E adesso ero tornata a sorridere un po' di più, e mi bastava pensare a lui per farlo. Questa è la ragione principale per cui non vorrei che Harry se ne andasse così lontano da me, senza che io possa essere al suo fianco. Se dovessi perderlo, in qualsiasi senso, non so se potrei mai tornare di nuovo a sorridere.

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