Picchio sulla porta del bagno per minuti interi. A volte chiamo anche il suo nome, in attesa che mi risponda o che mi prenda minimamente in considerazione. So benissimo, però, che una volta offeso, da solo e con un pacchetto di sigarette, ottenere la sua attenzione è l'ultimo obiettivo sul quale posso contare di raggiungere.
-Che vuoi, Annabelle?-
Non sembra arrabbiato, ma piuttosto..infastidito. Non urla e non sbuffa nemmeno, ma ha un certo non so che nel tono di voce che da chiaramente l'idea di quanto vorrebbe sbattermi fuori di casa in questo esatto momento. Lo ignoro, sospirando, e rimango zitta a formulare una frase di senso compiuto per non dire stupidaggini. Se dovesse fraintendere qualcosa, come so che spesso fa, poi inizieremmo a litigare seriamente e non concluderemmo nulla.
-Voglio parlarne, Harry- Rimango in attesa che mi risponda, ma non lo fa. Sussurro un'imprecazione e chiudo gli occhi, sospirando stressata. Appoggio la schiena contro la porta e mi lascio pian piano scendere fino a terra, dove mi siedo, indossando solamente l'intimo e la canottiera nera.
Copro le mani con la faccia. Che cosa dovrei fare con questo suo atteggiamento infantile? Mi pare evidente che troviamo spesso motivi per cui non andare d'accordo e bisticciare, ma sarebbe molto più facile se lui di fronte ad ognuno di questi non scappasse via come un codardo. Capisco una sigaretta, ne capisco due, capisco un po' di spazio da soli, ma dopo quattordici giorni direi che di tempo indipendentemente ne abbia passato. Ora potrebbe degnarsi di guardarmi in faccia, e fare l'adulto che è?
Sono sul punto di strillargli qualcos'altro, quando riesco ad udire la chiave girarsi all'interno della serratura. Mi affretto ad alzarmi e rimango lì impalata, in attesa che apra, ma non lo fa.
-Un bambino..-sospiro piano piano, sperando ovviamente che non mi abbia sentito. Allungo una mano verso la maniglia ed apro, trovandolo appoggiato alla parete in piedi e con una stecca di sigaretta in bocca. Tossisco a ripetizione, scostando l'aria di fronte a me con una mano e prendendo grandi boccate d'aria. Dannazione, fanculo a lui e il suo fumo cancerogeno.
Nessuno dei due dice niente a primo impatto, perché sembra che nessuno dei due abbia qualcosa da dire. So benissimo quante bestemmie vorrebbe rifilarmi, quanto so benissimo quante vorrei rifilargliene io.
-Harry, non volevo farti un torto. Quella ragazza era messa fin troppo male per non essere aiutata-
-Sì, lo so- sbotta fissando il pavimento.
A che razza di gioco vuole giocare, ora? Okay, forse è sotto effetto di droga come non lo vedevo da tempi, e il che porterebbe ad un litigio più grande perché mi aveva promesso di aver chiuso. O forse ha sviluppato un incredibile senso della ragione in quei giorni in Svezia.
-Cos'è che sai?- domando cercando una risposta più sicura e ..convincente. Sbuffa, quasi come se fosse seccato dal dovermi parlare. Quest'atteggiamento non lo avrebbe portato molto lontano da una cinquina in piena faccia.
-So che se tu hai aiutato me senza conoscermi, allora niente t'impediva di fare lo stesso con lei-
Che sensazione di leggerezza m'invade non appena lo sento pronunciare quelle sante parole. Ha veramente formulato questo pensiero senza che glielo dicessi io? Insomma, non è stupido, ma si sa così bene quanto spesso gli uomini vadano incoraggiati per poter giungere a conclusioni del genere. E così si scopre che è tutto un grande ed enorme fraintendimento.
Non ho mai voluto aiutare Lisa, la persona ricca e stronza, ex del mio ragazzo per giunta, che mi ha dato della prostituta. Notate l'ironia, data la sua posizione in società. Ma ho da subito voluto aiutare Lisa, una ragazza finita in strada, pentita del suo passato e in lacrime.
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Where is the light we deserve?
FanfictionIn cui Harry è un artista drogato e Belle una ballerina, che venderà qualsiasi sostanza di cui Harry faccia uso e lo inviterà al pranzo di Natale in famiglia. (Conclusa)