Capitolo 8

211 9 5
                                    


Siamo sdraiati sul mio letto da un po'. Io con la testa appoggiata al suo petto. Lui che mi accarezza la pancia con un dito, facendomi un po' il solletico. "Quindi...è tutto a posto tra noi?" esclamo rompendo il silenzio. Si ferma e mi guarda. "Certo, Marta. Io ti amo. Cosa avrei dovuto fare?". Sospiro. "Non lo so. Arrabbiarti, urlare, lasciarmi. Ma non hai fatto nulla di tutto questo". Passo la mia mano sul suo petto. "Una settimana di silenzio credo possa bastare, no?". Annuisco.

Domani è Natale. Alessandro ha invitato me e la mia famiglia a pranzo, a casa sua. Sono molto agitata, anche se non ne capisco realmente il motivo. Dopotutto, è solo la mia famiglia. Con Alessandro. I miei hanno accettato per rispetto nei suoi confronti. Ma non sono molto felici della mia relazione con lui. Più volte mi hanno ripetuto che la differenza d'età è troppa, mettendomi sempre a disagio.

"Se continui così, consumerai il pavimento!" mi fa notare Paola. "Vedrai che andrà tutto bene. I tuoi lo conoscono già, no?". Mi invita a sedermi sul letto. "Sì. Ma questo non significa che per loro vada bene. Ho paura che succeda qualcosa di brutto". Una paura improvvisa mi attanaglia. "Ma dai, Marta! Che vuoi che succeda? Passerete una bella giornata, vedrai." Detto questo, mi stringe in uno dei suoi abbracci. Un caldo e morbido abbraccio.

È la mattina di Natale. "Dobbiamo portare qualcosa?" mi chiede mia mamma dall'altra stanza, mentre si sta preparando. "No, mamma. Tranquilla. Pensa a tutto lui". Io, invece, sono nel panico più totale. Non so come vestirmi. Dopo un'infinità di tempo passato a pensare davanti all'armadio aperto, scelgo un vestito nero e bianco a maniche corte, abbinato a delle calze color pelle e degli stivaletti bassi con un tacco non molto alto. Piacerà un sacco ad Alessandro. Al nostro arrivo, Alessandro ci accoglie alla porta di casa. "Benvenuti!". Saluta i miei genitori e li fa accomodare in salotto. Non ho potuto fare a meno di notare, però, come si sono guardati mio padre ed Alessandro. Come se nascondessero anni di rabbia repressa. Scrollo la testa. Probabilmente la vista mi gioca brutti scherzi. Credo che Alessandro me l'avrebbe detto se conoscesse già mio padre. La sala da pranzo è ben allestita. Una tavola preparata minuziosamente e l'albero di Natale che troneggia nell'angolo vicino al caminetto. "Vado a vedere se ha bisogno di una mano in cucina". Raggiungo Ale in cucina, lasciando i miei ad ambientarsi da soli. A dire la verità, volevo rimanere un po' di tempo sola con lui.

"Tutto bene qui?". Appoggio le spalle sulla cornice della porta. È impegnato con piatti e pentole. Sorrido vedendolo tutto indaffarato e che indossa un grembiule da cucina natalizio. "Vuoi che ti aiuti?". Mi avvicino e lo abbraccio da dietro. "Vorrei solo fare bella figura con i tuoi. Visto che non mi vedono ancora di buon occhio". "È pronto!" grido dalla cucina. Accompagno i miei a tavola, poi torno in cucina per aiutare Alessandro a portare i piatti in tavola. "Ecco qui! Un buon risotto ai funghi! Ho insegnato io ad Alessandro a farlo!" dico ridendo. "Ora non prenderti tu tutto il merito!" mi dice, dandomi una pacca sulla spalla. "Alessandro Conti! Ritira immediatamente quello che hai appena detto!". Ridiamo tutti. Il sorriso di mio padre, però, si spegne quasi subito. Lo vedo farsi pensieroso. Ma decido di non indagare oltre. Starà pensando a chissà cosa. E io voglio godermi questa giornata senza brutti pensieri. "Quindi, Alessandro, fai l'autista?" chiede mio papà. "Sì. È un lavoro che mi piace" risponde sorridendo. Il suo sguardo passa da quello di mio papà al mio.

 "Che coincidenza ritrovarci qui, ora!". Mi giro sorpresa verso mio padre. "Papà! Ma cosa stai dicendo?". Alessandro mi guarda e sospira. "Simone Dal Basso! Incredibile ritrovarci qui, dopo tutti questi anni. E io che mi innamoro proprio di tua figlia!". Continuo a non capire. "Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo, per favore?". Io e mia mamma ci guardiamo sorprese. "Marta, io e tuo papà abbiamo frequentato la stessa scuola. Non te l'ho detto perché non ci ho mai pensato. Fino ad oggi, quando l'ho rivisto!". Rimango di sasso. "L'ho riconosciuto solo oggi, Marta. Te lo giuro!" dice a sua volta mio papà. Rifletto un momento. "Allora voi due vi conoscete già?". Annuiscono. Alessandro si alza da tavola, infastidito. Mio papà lo segue. "Quindi adesso mia figlia sta con te...". "E con questo?". "Presumo non sappia nulla del tuo passato, Conti!". Inarca un sopracciglio. Alessandro abbassa lo sguardo. "Sono passati molti anni. Ormai, Elisa fa parte del passato ed io sono cambiato!". "Non voglio che mia figlia frequenti un assassino!". Il mio cuore ha un sussulto. Io e mia mamma siamo rimaste sedute a tavola, in silenzio. Abbiamo sentito tutto quello che si sono detti e siamo sconvolte. Nemmeno lei sapeva tutto ciò. Mio papà non le aveva mai detto niente. Quando tornano in sala da pranzo, sono entrambi scossi e agitati. Rimangono in silenzio, con lo sguardo basso. "Credo che sia ora di andare" dice infine mio padre. "Non vedo perché dobbiamo andarcene!". Lo guardo intensamente per alcuni secondi. "Forse è meglio" risponde Alessandro a voce bassa. "Voi andate! Io resto!" dico, alzandomi e andando a prendere i loro soprabiti. Alessandro mi guarda. Ma il suo sguardo è un misto di rabbia, rassegnazione e compassione.

Lo sa che prima o poi dovrà dirmi tutto quanto. Quando sarà pronto a parlarne. Rimasti soli, ci accoccoliamo sul divano, davanti al caminetto. Lo scoppiettio del fuoco riempie il silenzio che aleggia nella stanza. "Ti spiegherò tutto Marta. Solo non adesso". "A dire la verità, non è che mi importi molto. Se hai sepolto quella parte della tua vita, significa che ora puoi farne a meno". Avvicino le mie labbra alle sue. Mi bacia dolcemente. "Sì. Ma non sono sempre stato la persona che conosci".

ASPETTAMI 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora