Capitolo 21

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Il mio telefono squilla da qualche minuto, ma non riesco a trovarlo. Quando finalmente lo trovo, non squilla più. La chiamata persa è di Michael.

Sbuffo.

Lo richiamo subito, prima che si arrabbi per nulla. "Ehi! Scusa se non ti ho risposto. Non ho fatto in tempo a prendere in mano il telefono!" gli dico, scusandomi. "Tranquilla. Non fa niente. Come stai?" mi chiede con voce serena. Non me la sento di parlargli di mio padre. Anche perché lui non sa nulla di Elisa.

 E se Alessandro è il primo a non volerglielo dire, di certo non sarò io a farlo. "Ci vediamo!". Riattacco, pensierosa. Tra qualche giorno è Pasqua. Credo che Alessandro voglia portarmi da qualche parte.

 Il lunedì dell'Angelo abbiamo già organizzato una grigliata in giardino da Alessandro, con tutti i miei amici.

Le nuvole coprono le stelle. Si sente il fruscio delle foglie, agitate da una leggera brezza. Il clima è piuttosto mite, ma non mi sorprende. Con il cambiamento climatico, ogni anno sempre peggio: estati sempre più calde ed inverni sempre più freddi. Rimango seduta nel mio piccolo angolo di giardino, tra le rose ormai prossime alla fioritura.

 "Ehi! Sapevo di trovarti qui!". La sua voce sensuale mi fa trasalire per alcuni secondi. "Che ci fai qui?" gli chiedo, abbracciandolo. Mi coglie alla sprovvista, avventandosi su di me e baciandomi ardentemente. Mi spinge verso il basso, facendomi retrocedere. Interrompo il bacio per alcuni secondi per prendere fiato.

Riprende a baciarmi.

 Le sue labbra sulle mie sono calde e morbide. La sua lingua all'interno della mia bocca, lava pura incandescente. Incrocia le dita con le mie, mentre continua a regalarmi sensazioni indescrivibili solo con un bacio. Rimango letteralmente incapace di muovermi, completamente rapita da quello che mi sta succedendo. Quando mi bacia così profondamente, riesce a farmi perdere coscienza delle mie azioni, costringendomi ad abbandonarmi completamente a lui. È una cosa che non riesco a descrivere a parole. Sensazioni uniche. Arrivo a pensare di esplodere da un momento all'altro.

Continua a baciarmi mentre con le mani mi accarezza il ventre, fino ad arrivare un po' più giù. È la prima volta che ci approcciamo in questo modo, naturale e poco romantico. Pensando solo all'atto fisico in sé. E devo dire che tutto questo mi sta piacendo.

 Le sue mani toccano la mia intimità, provocandomi delle scosse di puro piacere e dei brividi che scendono fino alla punta dei piedi. Sento che sto per arrivare al culmine, ma lui si interrompe. Il mio respiro affannoso risuona nell'aria circostante. "Perché ti sei fermato?" dico, ansimante. "Vuoi che continui? Sul serio?". Mi guarda. Annuisco. "Certo Ale. Non l'avevamo mai fatto in questo modo, ma mi piace. E non preoccuparti che qualcuno ci possa vedere. Non c'è nessuno". La mia voce si riempie di malizia.

Non capisco cosa mi stia succedendo. Sento un turbinio di emozioni che non avevo mai provato prima. Sorride, mentre si abbassa la zip dei pantaloni e punta i suoi occhi nocciola su di me. "Lo vuoi davvero? Qui? Ora?". Accarezza la mia guancia. In risposta, mordo il suo labbro inferiore. Un sapore metallico inizia a diffondersi sulla punta della mia lingua. Ed un piccolo rivolo di sangue inizia a colare dal punto appena morso. "Sei mio!" gli dico, baciandolo.

Entra dentro di me. Prima piano, poi più forte, in un modo rude, virile, che quasi non gli appartiene. Ad ogni spinta mi sembra di toccare il cielo con un dito. Conficco le unghie nella sua schiena, aggrappandomi a lui. Raggiunge il culmine, mentre io sono in completa estasi. Rimaniamo stesi, uno di fianco all'altro, ansimanti. Svuotati dal bisogno fisico l'uno dell'altra, ma pieni d'amore. "Alessandro Conti, sei un uomo meraviglioso. Ti amo!". Si volta verso di me, abbracciandomi. "Lo so. E ti amo anche io!".

Apro gli occhi, ritrovandomi nel punto esatto dove eravamo anche ieri sera. Alessandro mi cinge i fianchi. Il modo in cui abbiamo fatto l'amore ieri sera, così primitivo, così possessivo, mi ha fatto scoprire un lato di lui che nemmeno pensavo esistesse. Alessandro non è solo coccole, tenerezze, baci. È anche morsi, forza e virilità. Il suo labbro ancora porta il segno del mio morso. "Guarda qui" mi dice, indicando la mia spalla. "Che ho?". Mi avvicino allo specchio. Un piccolo segno rosso tra la scapola destra e la sinistra. Ha decisamente la forma di un'unghia. "Sai, l'idea che tu mi abbia marchiata in un certo senso potrebbe anche farmi impazzire!". Sorrido, soddisfatta.

Mentre preparo il caffè, rimane in silenzio. "Che succede?". Gli porgo la tazza. Scuote la testa. Allora mi avvicino a lui, fino a sedermi sulle sue ginocchia, abbracciandolo. "Mio padre sa più di quello che vuole farci intendere!" gli dico. Bevo il mio caffè. Lui alza lo sguardo su di me, facendo una smorfia. "Non mi sorprende. Io l'ho sempre detto". "Ieri, Michael mi ha chiamata chiedendo spiegazioni sul perché sia sparita in questi giorni. E sul perché sia così pensierosa". Mette la tazza vuota nel lavello. "Non gli avrai detto qualcosa, vero?". Scrollo la testa. "No. Io non gli ho detto proprio niente. Hai intenzione di dirglielo tu?".

Mi guarda, quasi impotente. "Non so. Lui non c'entra con questa storia. E meno gente ne è a conoscenza, meglio è". Annuisco. Dopo aver fatto una doccia, inizio a prepararmi per andare al lavoro. "Ti dò un passaggio. Vieni!". Usciamo insieme e saliamo in auto. Sorrido, mentre un pensiero attraversa la mia mente. "Me la farai guidare, un giorno, questa macchina?" chiedo, divertita. "Assolutamente no! Neanche morto! Guidi come una pazza e non voglio che maltratti la mia bimba!" . Lo guardo e non riesco a trattenere una sonora risata. "Sei proprio una frana nel fingere!". Ridiamo tutti e due, poi lui mi strizza l'occhio. "Quando vuoi è a tua disposizione. Ora vai. Ti stanno aspettando". Mi dà una leggera pacca sul sedere mentre scendo. Poco lontano, noto una figura che assiste stizzita alla scena. "Ti stai mettendo nei guai, Matteo..." penso immediatamente.

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