Capitolo 33

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La mia mano inizia a tremare, mentre appoggio il telefono esattamente dov'era. Sono riuscita a leggere il messaggio grazie all'anteprima, senza bisogno di aprirlo. Così risulta come non letto. Qualsiasi sia il contenuto di quella lettera, devo saperlo. Ritorno sui miei passi, in punta di piedi. Mi stendo sul letto, mentre provo un senso di nausea. Perché io non dovrei saperlo? Spero che Alessandro me ne parli. Rimango immobile, in posizione fetale. Cerco di chiudere gli occhi e di riprendere il mio viaggio in quel mondo fatto di sogni e di sensazioni piacevoli. Sento Alessandro che si gira e le sue braccia che mi avvolgono. Accetto il suo abbraccio e finalmente mi addormento.

Una sensazione di calore avvolge i miei piedi, costringendomi ad aprire gli occhi. Un fastidioso raggio di sole mi investe in pieno. Mi giro dall'altra parte, notando che il posto di Alessandro è vuoto. L'aria fresca del mattino entra dalla finestra aperta. Un delizioso profumo di caffè inizia a permeare la stanza. Alzo lo sguardo. È appoggiato con la schiena allo stipite della porta. Indossa solo un paio di boxer. Rimango letteralmente senza fiato. "Non scendi a fare colazione?". Solo adesso mi accorgo che si è avvicinato. Mi dà un tenero bacio passionale. "Stavo per alzarmi" borbotto tra i suoi baffi. Appena le nostre mani si sfiorano, delle scariche elettriche mi percorrono l'intero braccio. "Le hai sentite?" sussurra piano, quasi avesse paura che qualcuno sentisse. "Sì, le ho sentite. Eccome!". Sorrido come una scema. Si avvicina annullando del tutto quella poca distanza che si era creata involontariamente. Succede ancora, dopo tutto questo tempo. Mugolo piano non appena mi fa indietreggiare sul letto spostando le lenzuola. "Andiamo a fare colazione. Altrimenti qui va a finire male!" dico ridendo e scontandolo da me. So dove vuole arrivare. Ma deve andare al lavoro e se ci perdiamo uno nell'altra arriverebbe in ritardo. "Questa me la lego al dito. Come osi rifiutare le coccole del mattino?" borbotta ridendo, mentre facciamo le scale per scendere in cucina. "Non devi andare al lavoro?". Mi fermo all'ultimo gradino. "Certo. Ho un turno breve, fra mezz'ora". Annuisco, sottolineando l'ovvio. "Ehi, lo sai che ti amo?". Accarezzo la sua barba mentre beviamo il caffè. "Ora scappo! Ma non credere di essertela cavata così!". Si alza, mi dà un bacio sulla fronte e se ne va. Rimasta sola, mi perdo un po' tra i miei pensieri, mentre guardo distrattamente la TV sul divano, continuando a saltare da un canale all'altro in cerca di qualche canzone decente. Il sabato non ho mai molto da fare. Se non sono con Alessandro sono con i miei amici. Già. Paola...chissà che cosa sta facendo ora. Conoscendola, starà ancora dormendo. Lunedì ha un esame importante all'università, perciò sarà impegnata a studiare per il resto della giornata. Cerco di stare tranquilla, ma proprio non riesco a lasciar perdere quella lettera. Una lettera di mio padre per Elisa. Cosa avrà voluto dirle? Mille dubbi mi affollano la mente, facendomi pensare anche a cose che non dovrei. Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a Paola. Ho bisogno di vederla e di risolvere i problemi che ci sono tra noi. "Ho bisogno di te Paola. Qualsiasi cosa sia successa fra noi, non mi importa. Sei la mia vita e lo sarai sempre. Sei impegnata ora?". Invio il messaggio, mentre una lacrima inizia a scendermi lungo la guancia. Rimango a fissare lo schermo per alcuni minuti, finché la spunta in basso a destra non diventa blu e in alto compare la scritta "online". Appoggio il cellulare sul tavolino, mentre riporto lo sguardo alla TV. C'è l'ultima canzone degli One Republic. È la seconda volta che la sento, ma la trovo già stupenda. Il led del cellulare lampeggia di rosso. Leggo il messaggio. "Anche tu mi manchi. Ora sono libera se vuoi. Passo da te?". Emetto un grido di gioia. "No, sono da Ale. Vieni pure qui, tanto lui è al lavoro!". Sospiro. "OK. Allora arrivo". Sorrido. Finalmente abbiamo l'occasione per sistemare le cose. Due settimane senza di lei sono state un'eternità. Mentre la aspetto, decido di fare uno spuntino, rovistando nel frigo alla ricerca di qualcosa. Trovo una confezione di Kinder Pinguì. Ottimo. Grazie Alessandro. Ora li mangio tutti e cinque. Rido tra me e me.

Un clacson che suona. La Ford Fiesta di Paola appare alla telecamera all'ingresso. Le apro il cancello. Senza indugiare oltre, le corro incontro sulla scalinata, mentre il cancello si richiude. Provo solo una gioia immensa. Tanto da scendere le scale con addirittura delle lacrime. "Paola! Eccoti finalmente!". La abbraccio fino a quasi strozzarla. Le sue braccia mi stringono immediatamente. La sento singhiozzare sulle mie spalle. Nessuna delle due ha il coraggio di parlare. Rimaniamo così, abbracciate e in silenzio, tra i singhiozzi. Non c'è bisogno di parlare per chiederci scusa a vicenda. Quel che è successo ormai non ha più importanza.

Dopo averla aggiornata sugli ultimi fatti accaduti, lettera compresa, andiamo a rilassarci sul bordo piscina. "Quindi, che vuoi fare ora?" mi chiede, voltandosi verso di me e alzandosi gli occhiali da sole. Esito per qualche secondo, distogliendo lo sguardo. "Non lo so. Proprio non lo so. Con questa lettera, i miei timori diventano sempre più fondati. Ho una paura terribile di cosa potrebbe succedere se quello che temo è vero". "Io non credo che tuo padre possa aver fatto una cosa del genere!". Ci fissiamo negli occhi. "Non so più cosa pensare, Paola. Troppe cose mi inducono a sospettare di lui. Tutto riconduce a lui". Mi accascio sulla sdraio. "Ma non credi che... sì, insomma, che ve l'avrebbe detto? Se anche fosse stato un incidente, non credo sarebbe riuscito a vivere fino ad oggi con quel segreto dentro". Ha ragione. Quale padre farebbe questo alla propria famiglia? Come farebbe a vivere così?

"Spero solo che Alessandro mi parli il prima possibile di quella lettera. Non voglio dirgli che ho visto il messaggio sul suo cellulare. E non ho il coraggio di contattare Francesco. Me ne deve parlare lui".

"Cos'hai fatto?". Al sentire la sua voce arrabbiata, sobbalzo e scatto in piedi istintivamente. I miei occhi incrociano i suoi, carichi di rabbia e delusione. Ora sono proprio in un bel guaio.

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