Capitolo 23

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Il trillo martellante della sveglia di Alessandro costringe anche me ad aprire gli occhi. "Tu puoi rimanere sotto le coperte, cucciola" mi sussurra, mentre si alza. Sospiro. Io, per fortuna, ho ancora qualche giorno di vacanza. Matteo è stato clemente, da questo punto di vista. "OK. Buona giornata!". Mi alzo, giusto per dargli un bacio. Poi torno ad infilarmi sotto le coperte. Visto il turno lungo, Alessandro non sarebbe tornato prima delle 10. Dopo aver dormito per un'altra ora abbondante, decido di alzarmi e di dedicare la mattinata alle mie ricerche. Scendo in cucina per fare colazione. Arrivata al bancone, però, mi fermo. Prendo le chiavi dell'auto ed esco.

 La giornata è bella, l'aria è tiepida e il sole splende. La mattinata perfetta per far colazione seduta al tavolino di un bar. Il municipio di Castelfranco si trova all'interno delle mura. Quindi parcheggio all'esterno e proseguo a piedi. Il bar dove ho intenzione di fermarmi è proprio di fianco al municipio. Sorseggio il mio cappuccino, mentre penso a come muovermi una volta entrata. Deve sembrare una comunissima ricerca. Magari, potrei inventare che quella ragazza era una cara amica di mia madre, o qualcos'altro di credibile, visto che mi servirà aiuto per orientarmi.

 Rispondo ad un messaggio di Alessandro dove mi chiede cosa stia facendo, dicendogli che sto semplicemente facendo colazione. Gli parlerò delle mie ricerche solo quando avrò scoperto qualcosa di interessante. Mi alzo e mi avvicino al bancone per pagare, quando sento una mano appoggiarsi sulla mia spalla. Mi giro e mi accorgo che si tratta di Massimo. "Ciao! Che bello vederti!" esclamo, letteralmente sorpresa. "Che fai da queste parti?". Allunga una banconota da cinque alla barista, dicendole di tenersi anche quello che ho preso io. "Grazie, anche se non serviva". Sorride. "Ma figurati! Allora, che ci fai qui sola? Alessandro, se non sbaglio, è di turno!". Annuisco. "Non è che stai combinando qualcosa?". Mi guarda con un sorriso complice. "Ma no! Sto solo facendo colazione. Poi dovrò sbrigare delle faccende". Porto la mano dietro la nuca, leggermente imbarazzata.

Appoggia la tazzina del caffè sul bancone, per poi portare i suoi occhi nocciola su di me. "Come va tra voi?". Rivolgo lo sguardo su di lui, per poi fare un grosso respiro, prima di raccontargli gli ultimi avvenimenti. Guarda l'orologio "Mi dispiace, ma devo andare. Anche se mi sarebbe piaciuto stare ancora qui a chiacchierare con te!". Lo saluto mentre se ne va. Meglio che vada anche io. Il tempo stringe e ho un lavoro da fare, prima che torni Alessandro. Mi avvicino allo sportello per chiedere informazioni. Come immaginavo, qui in comune non hanno nulla, se non alcune vecchie copie del giornale locale in cui si parla, per l'appunto, del comune. Sospiro. Qui ci vuole l'aiuto di Francesco. So che è nel settore del giornalismo, e di sicuro mi darà una mano, perché quello che entrambi vogliamo è la verità. Devo solo pensare a come contattarlo. L'unica cosa da fare, anche se non è del tutto corretto, è copiare il suo numero dal telefono di Alessandro.

Sospiro, mentre torno al parcheggio dove ho lasciato la macchina. L'orologio sul campanile del duomo segna quasi le dieci. Passo davanti ad una pasticceria e non resisto all'idea di portare a casa dei pasticcini per Alessandro. "A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea!" esclama una voce alle spalle. Mi volto, ed il volto sorridente di Alessandro è proprio di fronte a me.

Scoppio a ridere. "Il solito, signor Conti?" chiede il pasticcere. "Ah...signor Conti?". Inarco un sopracciglio, mentre faccio eco al commesso. Alessandro sorride. "Mi trattano con rispetto. Conoscono la mia famiglia...da quanto? Da sempre direi". Incapace di dire qualcosa, mi limito a sorridere. "Ma dimmi... che cosa fai qui?". Solleva gli occhiali da sole. "Volevo prendere dei dolcetti da mangiare più tardi! A quanto pare, abbiamo avuto lo stesso pensiero. "Semplice coincidenza! E visto che c'ero, ho fatto colazione fuori e ho incontrato Massimo". Studio la sua reazione. "Ma dai! È un bel po' che non lo vedo! Sì, so quali sono i nostri turni, ma non abbiamo molte occasioni di vederci ultimamente". Sono buoni amici. E non credo che a lui dia fastidio se ogni tanto ci scambio anche io due chiacchiere. "Prendo l'auto. Ci vediamo a casa!". Faccio per dirigermi al parcheggio. "Lasciala lì. Tu vieni a casa con me!" ride.

Una corriera dorata appare davanti a me appena svoltiamo l'angolo. "Devo riportarlo in stazione. Poi da lì andiamo a piedi". Strizza l'occhio e mette in moto. Una volta scesi, camminiamo in silenzio. Arriviamo a casa sua e mangiamo i pasticcini sul divano, tra una coccola e l'altra. "Quelli con la cioccolata sono miei!" dico, spingendolo. Involontariamente, finisco sopra di lui. Appoggio la testa sul suo petto, mentre le sue braccia mi stringo in un abbraccio.

Dopo pranzo, Alessandro si stende sul divano per fare un riposino, mentre io finisco di pulire la cucina. Anche se non è casa mia, mi piace dare una mano, visto che sono spesso ospite qui. So per certo che, quando si stende sul divano, non ci mette molto ad addormentarsi. La stanchezza della giornata si fa sentire e si abbandona facilmente alla dormitina pomeridiana.

Quando ho finito di sistemare le ultime cose, guardo sul tavolino. Il telefono di Alessandro è proprio qui, di fronte a me. Avvicino la mano, tremante. So che quello che sto per fare non è molto corretto. Ma è a fin di bene. Voglio aiutare Alessandro. Scorro la rubrica, fino a trovare il nome di Francesco Rossi. Copio velocemente il suo numero nella mia rubrica e appoggio nuovamente il telefono dov'era prima. Decido di inviare a Francesco un messaggio, dove gli spiego chi sono e che avrei bisogno di vederlo per parlare di Elisa. Poi, ripongo il telefono in tasca e mi accoccolo di fianco ad Alessandro. Quando riapro gli occhi, mi accorgo che sono già le tre del pomeriggio. "Io mi alzo" sussurro al suo orecchio. Mugola, per poi alzarsi. Decidiamo di fare un salto al centro commerciale qui vicino, approfittando di qualche ora libera prima del suo prossimo turno di lavoro.

Visitiamo vari negozi, per poi fermarci al supermercato e fare la spesa. Controllo il mio telefono e trovo un messaggio di Francesco. Mi dà la sua disponibilità, anche per questa sera stessa. Rispondo che va bene. Appena Alessandro esce, esco anche io. Mi fermo a casa per un po', dato che c'è ancora tempo per l'appuntamento.

La luce verde a neon del locale inizia a darmi fastidio. Non so nemmeno io perché ho dato appuntamento a Francesco proprio qui. Ma ormai ci sono e non me ne posso andare. Bevo lentamente la mia Coca-Cola mentre scorgo un uomo che si avvicina al mio tavolo. È molto alto, con i capelli rossi ed un accenno di barba dello stesso colore. Sorrido appena collego il suo cognome al suo aspetto fisico. Molto probabilmente, non sarò la sola ad aver notato questa particolarità. "Sei Marta, vero?". Annuisco. "Piacere, Francesco". Mi stringe la mano. "Dunque, anche tu vuoi arrivare alla verità sul caso di Elisa". Appoggio il bicchiere vuoto sul tavolo. "Sì. E so che tu sei nel mondo del giornalismo...".

Alza le mani. "Aspetta! Stai correndo troppo. Se fossi nel mondo del giornalismo, non avrei bisogno di ulteriori chiarimenti, no? Però, ora che mi ci fai pensare, alcune persone che lavorano in un quotidiano locale mi devono dei favori. Se vuoi, possiamo chiedere a loro. Dovrebbero riuscire a trovare qualche articolo riguardante quel caso. Accidenti! Perché non ci ho pensato prima?". Si mette una mano sulla fronte. Sorrido. "Beh, può capitare a tutti. Vedrai che ne verremo a capo. Io, come te, voglio la verità. Iniziare dai fatti accaduti quel giorno, è un buon primo passo!"

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