Capitolo 29

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Il mondo attorno a me sembra fermarsi. Come si è fermato il mio respiro. Metto la mano in tasca per cercare il mio telefono. Con le mani che tremano, in preda al panico, cerco il numero di Francesco per avere al più presto una spiegazione. Uno squillo. Due squilli. Continuo a tormentare la pellicina delle dita con i denti. "Marta? Che succede?" chiede con voce calma. Io invece, sono ad un passo dallo scoppiare dalla disperazione. "che succede? Non hai visto i giornali di oggi?" Chiedo istericamente. "no. Non ho avuto tempo. Perché?" il nervosismo è tale che potrei prendere a pugni chiunque mi passi sotto tiro in questo momento. "Clamorosa svolta sul giallo della morte di Elisa Trentin. Questo succede" dico tutto d'un fiato. Ancora scossa ed incredula.

Dall'altra parte sento solo silenzio.

"Francesco? Sei ancora lì?" allontano il telefono dall'orecchio per qualche secondo, verificando che sia ancora in linea. "non so cosa dire. Io non so nulla. Faccio qualche telefonata poi ti richiamo. Nel frattempo, cerca di capire che cosa sanno i giornali". Riattacca, lasciandomi senza parole. Con le gambe molli, entro in edicola, per comprare il suddetto quotidiano, sperando di capirne qualcosa. Per il momento non avviso né Alessandro né mio padre. Vorrei capire qualcosa in più. Esco con il giornale fra le mani e con l'ansia a mille, mentre cerco di trovare la pagina dove c'è l'articolo. Eccolo lì, nell'angolo in alto a destra della pagina. La foto dell'hotel da dove è caduta, con a fianco la sua foto. Era bella davvero. Leggo con attenzione. Fino a che un punto attira la mia attenzione: "sembrano che finalmente ci siano dei risvolti nelle indagini e che, dopo questo, possa essere consegnato alla giustizia il vero colpevole. Elisa, infatti, sembra non essere caduta accidentalmente dall'ultimo piano dell'hotel; qualcun altro era presente. Da come risulta infatti sulla perizia effettuata, altre tracce sono state rilevate, che farebbero pensare alla presenza, per l'appunto, di altre persone con lei. Al vaglio ora gli indizi. Nei prossimi giorni saranno ascoltati i conoscenti della ragazza." Il cuore mi batte a mille. Questo significa che Francesco, mio padre ed Alessandro verranno convocati in caserma a breve. Ancora scossa, proseguo la camminata, fino ad arrivare nel parcheggio dell'azienda.

Mi ci volevano proprio due passi. Proprio mentre sto salendo in auto, il cellulare squilla. Rispondo non appena vedo che si tratta di Francesco. Metto il viva voce e giro la chiave. "allora? che c'è scritto?" chiede facendo trasparire ansia dal tono di voce. "niente che non sappiamo già. Ma in questi giorni verrete ascoltati nuovamente dalla polizia!" nota ansia anche da parte mia "ok, stai tranquilla Marta, vedrai che risolveremo tutto. Il mio amico della redazione mi ha detto che non può dirmi come ha fatto ad ottenere quelle notizie. Evidentemente, c'è qualcuno che sa qualcosa e lo ha detto in giro. Ora contatterò Alessandro per informarlo. Tu parla con tuo padre. Ma non dire niente ad Alessandro, per il momento!" annuisco e chiudo la telefonata proprio mentre arrivo sul cancello di casa. Salgo in preda ad un misto di emozioni, mentre la solita morsa allo stomaco inizia a farsi sentire insistentemente. "papà... dobbiamo parlare" faccio irruzione in cucina, sbattendogli il giornale letteralmente sotto il naso, sul tavolo. "di cosa?" la sua indifferenza mi fa imbestialire. Apro il giornale alla pagina giusta "di questo. Verrai convocato in caserma". Punto il dito sull'articolo. Alzo lo sguardo verso di lui, e noto la sua espressione. Non la so decifrare, ma sembra un misto tra sorpresa e paura. Di cosa hai paura papà? Le gambe tremano, mentre mi allontano dalla cucina. È quasi ora di cena quando esco dalla mia camera. Tolgo le cuffie e mi siedo a tavola. Il silenzio che si è venuto a creare è segno del disagio generale che presenzia in casa. Mia madre non dice nulla al riguardo. Spera anche lei che si risolva tutto il più presto possibile. una luce bianca inizia a lampeggiare sul mio telefono, posto sulla sedia vuota accanto alla mia. Alessandro è stato informato. Il suo messaggio dice chiaramente di lasciare che loro vadano a sentire che vuole la polizia, poi si vedrà. Forse è il caso di informarlo che ho provato a fare delle ricerche da sola. Lo farò nei prossimi giorni. Un messaggio di Paola, che mi arriva a notte fonda, mi dice di chiamarla appena possibile. Con il trambusto della giornata, mi sono completamente dimenticata di farlo.

Cammino su e giù per il corridoio dell'ufficio in preda al nervosismo. "che succede Marta?" Alessia si avvicina con un pacchetto di caramelle gommose, per cercare di tranquillizzarmi. "sto attendendo notizie da Alessandro per una cosa importante", rispondo afferrando con un po' troppo forza il pacchetto di caramelle. Per vari motivi, ho deciso di non dire nulla a nessuno di quello che sta accadendo. Son passati quattro giorni da quando la notizia è rimbalzata sui giornali, ed oggi è il fatidico giorno del colloquio in caserma. Sono letteralmente un fascio di nervi. Matteo mi raggiunge e mi invita a bere un caffè in sua compagnia; almeno mi distraggo un po'. Senza accorgemene è arrivata ora di pranzo, e non ho ancora notizie da parte di Alessandro. Esco dall'ufficio, seguita da Alice ed Alessia.

"Marta, stai tranquilla. Vedrai che si risolverà tutto, qualsiasi cosa ti turbi!" sorrido gentilmente ad Alessia, mentre sale in auto. Finalmente arriva la telefonata tanto attesa. "allora? che hanno detto?" sospira dall'altra parte del telefono. "mi hanno chiesto per l'ennesima volta cosa è accaduto quel giorno. Io ho detto tutto quello che dovevo dire, esattamente le stesse cose!" "quindi? Cosa hanno di nuovo?" so di essere invadente, ma ho bisogno di sapere. "beh, hanno fatto una ricostruzione al computer sulle modalità della caduta, che sembra non essere compatibile con una caduta tipica del suicidio" la rabbia traspare dalle sue poche parole. Quindi, in sostanza si esclude del tutto l'ipotesi del suicidio. "resta sempre da capire dov'era tuo padre in quel momento. Sarò sincero con te. Rimane il principale sospettato". Un dolore atroce inizia a diffondersi nel mio corpo, un po' ovunque, ma soprattutto al livello dello stomaco.

Perché mai avrebbe fatto una cosa simile? Una volta rientrata a casa, corro in camera, in preda ad uno stato di malessere in generale, senza prestare attenzione a nessuno. Chiamo Paola, con l'intenzione di scusarmi per non essermi fatta sentire in questi giorni, e per avere una spalla a cui appoggiarmi in questo momento. "hei Paola" dico addolcendomi non appena risponde. Mi aspetto la sua solita risata ad accogliermi, invece un pianto è tutto quello che sento. "che succede?" sussurro appena, sentendomi tremendamente in colpa. "tu non c'eri, Marta. Ho avuto bisogno di te e tu non c'eri." Continua singhiozzando. "ti chiedo umilmente scusa, Paola" i miei occhi iniziano ad appannarsi di lacrime. "sono in ospedale da giorni, Marta. I miei hanno avuto un incidente in auto, e sono entrambi in coma. Dov'eri quando avevo bisogno di una spalla amica?" le lacrime che ho trattenuto fino a quel momento, iniziano a scorrere copiose, senza ritegno. Rimango in silenzio, incapace di dare una risposta. "forse per te non sono così importante come credevo. Forse per te l'amore è al primo posto. Così forte da far passare la nostra amicizia in secondo piano!" come spiegarle che non è affatto così? Che sì, forse ultimamente sono stata un po' troppo presa dalle vicende che ho trascurato la nostra amicizia, ma mai e poi mai la metterei in secondo piano. Vorrei dirglielo. Ma in questo momento rimango in silenzio, in un doloroso silenzio, interrotto solo dai nostri singhiozzi di pianto ed il cuore rotto in mille pezzi.

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