Capitolo 27

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Alessandro

La strada scorre davanti ai miei occhi, incorniciata dalla campagna. Questa zona è davvero bellissima. Cambiare aria ogni tanto fa bene, se non fosse per il fatto che mi fa stare fuori tutta la giornata. Avrei bisogno di liberarmi da tutti questi pensieri, ma forse sono troppi. Il cerchio si sta stringendo. Forse i miei sospetti sono fondati. Ricordo ancora quel viso bellissimo e sempre sorridente. Elisa era una splendida ragazza. Alta, lunghi capelli castani che le cadevano morbidi sulla schiena. Siamo stati insieme per poco. Anche se non lo ha mai ammesso, so che è sempre stata innamorata di Simone. Che strano il destino! L'amore della mia vita è la figlia di un mio ex compagno di scuola. E lui era il migliore amico della mia defunta ragazza. Come se non bastasse, mio figlio si è innamorato della mia fidanzata. Abbozzo un sorriso, quasi forzato, mentre tengo saldamente il volante. L'auricolare che porto all'orecchio emette un suono, mentre sento il telefono squillare nella borsa. "Pronto?" dico sottovoce. "Mi dici che cavolo sta succedendo?" mi chiede il mio interlocutore, con voce arrogante. "Simone? Di cosa stai parlando?". Come è solito fare, si dimostra subito aggressivo. Per fortuna, Marta non ha preso da lui. "Finiamola di prenderci in giro, Conti. Sappi che, se fino ad ora ho cercato di rispettarti per mia figlia, da oggi non lo farò più! Infangare il mio nome accusandomi della morte di Elisa! Ma stiamo scherzando?". Faccio un bel respiro prima di rispondere. "Simone, intanto calmati. Nessuno ti sta accusando. Poi, non sei contento che finalmente si stia facendo luce su quella vicenda?". Ovvio che non sia felice, se quello che penso è vero. Riattacca immediatamente. Simone una volta non era così. Potevamo essere buoni amici. Ma l'arrivo di Elisa nelle nostre vite ha cambiato tutto. Entrambi siamo rimasti subito colpiti da quella ragazza bella ed intelligente. Abbiamo iniziato ad uscire tutti insieme, fino a diventare un trio perfetto: io, il suo ragazzo, e lui, il suo migliore amico. Ma Simone ha commesso l'errore di innamorarsi di lei. E questo ha rotto la nostra amicizia. È cambiato, diventando più scontroso. Sembrava quasi geloso dell'amore che lei provava per me. La situazione è precipitata dopo che Elisa è morta. Mi ha accusato di essere un assassino, anche se non ho fatto nulla. Ecco. Forse la mia unica colpa è proprio quella di non aver fatto nulla. Nulla per capire che cosa stava succedendo. Approfitto della pausa di metà giornata per scrivere a Marta. "Non vedo l'ora che arrivi dopodomani" mi risponde. Inizio a sorridere in un modo quasi ridicolo, facendo a mia volta sorridere il ragazzo che sta dietro il bancone del bar. Mi chiede se ho ricevuto buone notizie. Annuisco, probabilmente ancora con quel sorriso. "Non dovresti essere così entusiasta. Dopodomani avrò un anno in più" rispondo a mia volta. "Poco importa. Ti amo lo stesso!". Metto in tasca il cellulare. Per il tempo rimanente della pausa, sfoglio il giornale e sorseggio la terza tazzina di caffè. Fra due giorni è il mio compleanno. Non mi è mai piaciuto festeggiare a dire il vero. Ma, quest'anno, lascio organizzare tutto a Marta. Ha detto che mi merito un po' di distrazione. Non ha tutti i torti. Avere quarantacinque anni non è motivo di festeggiamento. Mi ricorda solo che il tempo scorre inesorabilmente. Negli ultimi giorni, mi sono ritrovato spesso a pensare al mio futuro con Marta. Che ne sarà di noi? Vorrei tanto proporle di trasferirsi a casa mia, ma qualcosa mi blocca.

Salgo al posto di guida. Finalmente si torna a casa. Metto l'auricolare all'orecchio e avvio l'autobus, senza però smettere di riflettere.

***

"Com'è andata ieri?" mi chiede, dopo avermi quasi soffocato con un abbraccio. "Molto bene, se mi lasci respirare!". "Scusa! È che mi sei mancato tanto!". Scoppiamo entrambi a ridere. Amo trascorrere le domeniche con lei. "Stasera ti porto a cena!" la sento dire, mentre scende le scale verso la piscina. "Cosa? Ma il mio compleanno è domani!". Non mi va di festeggiare il giorno prima. Ho sempre pensato che porti sfortuna. "Oh, andiamo! Non crederai alla storiella che festeggiare prima il compleanno porti sfortuna!". Sorride mentre si spoglia. Sbuffo. Ma, immediatamente, sulle mie labbra si accende un sorriso. Quello che vedo è a dir poco stupendo. Il suo corpo, snello, con le forme nei punti giusti. È fantastico. Un corpo nel fiore della giovinezza. Mi tolgo i vestiti, appoggiandoli con cura su una sedia e la raggiungo. "Uhm...non è che ci credo, però...". Allungo le braccia per avvicinarla a me e baciare le sue labbra dolci, sempre profumate di vaniglia. "Mi sorprendi, Alessandro Conti!". In risposta, faccio incontrare le nostre labbra. Una scossa mi percorre per tutto il corpo, fino ad arrivare alla punta dei piedi. Non pensavo facesse ancora questo effetto, proprio come la prima volta. Afferra il mio polso, osservando l'orologio. "Dai, che facciamo tardi!". Sorride. Facciamo una doccia rinfrescante, insaponandoci a vicenda. Una volta usciti, la avvolgo nel mio accappatoio. "E dove dobbiamo andare?" le chiedo, annodandomi la cravatta. "Sei un po' troppo curioso!". "Beh, mi sembra giusto sapere almeno dove andiamo a mangiare!". La raggiungo mentre si veste. Solo ora noto il vestito che indossa. Un ricordo mi torna alla mente. "Dai entriamo!" le dico, trascinandola dentro al negozio tra mille brontolii. Mentre io osservo le camicie, lei si ferma davanti ad un vestito. Quel vestito. Verde bottiglia, con un corpetto in pizzo contornato di strass e brillantini. Ritorno in me, nel presente. "Ma è quel vestito!" esclamo, mentre gli occhi mi si illuminano. "Esatto! Ti piace? Io lo trovo stupendo! È stato un caso che l'abbia trovato!". Saliamo sulla sua auto. È strano per me essere il passeggero. "Vedrai, si mangia bene! E poi, me lo hanno consigliato!". Arriviamo al parcheggio del ristorante. L'insegna, con la scritta "Alla terrazza", lo illumina appena. All'entrata, noto un gruppo di persone intente a chiacchierare allegramente. Una voce, in particolare, attira la mia attenzione. "Ehi! Eccovi, finalmente!". Massimo mi accoglie calorosamente, mentre lo raggiungono anche Alfredo, Gianni ed Edoardo. "Ma che ci fate tutti qui?". Ridono, mentre guardano tutti Marta. "Hai organizzato tutto tu, vero?" le chiedo, stringendola a me. "Colpevole!" dice, senza smettere di sorridere. "Domani festeggiamo solo io e te!". Poggia le sue labbra sulle mie. Raggiungiamo il nostro tavolo. Trascorriamo una piacevole serata, tra risate a qualche bicchiere di vino. Marta mi ha veramente sorpreso organizzando una cena con i miei amici e colleghi.

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