Capitolo 12

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Marta

"Me ne porti un altro?" dico, indicando al cameriere il bicchiere vuoto davanti a me. "Marta, che succede?" gli occhi verdi di Mattia mi fissano preoccupati. Anche Davide è visibilmente turbato. "Tranquilli ragazzi. Sto bene". Sorrido. A loro ho raccontato tutto. Non posso tenere nascosta una cosa del genere ai miei migliori amici. E, comunque, non ce l'avrei fatta a tenermi tutto dentro. "Sarà, ma lo sai che a noi non puoi nascondere certe cose! È per via di Alessandro?". Guardo Davide e quasi non riesco a trattenere le lacrime.

"La settimana scorsa, Ale ha messo le mani addosso a Matteo...". Mi copro gli occhi con le mani. "Che cosa è successo?". Mattia guarda prima Paola e poi me. "Ha perso il controllo per colpa di Matteo. È stato lui a provocarlo, con uno sguardo nei miei confronti. E lui non ha potuto far altro che afferrarlo per il colletto della camicia. Sta passando un periodo difficile e non posso biasimarlo". "Hai più parlato con tuo papà?" mi chiede Davide, pensieroso. Lo osservo per un po' e inizio a pensare. È incredibile come sia passato velocemente il tempo. Siamo cresciuti, forse troppo in fretta. Sembra ieri che Davide fosse solo un ragazzino di 14 anni molto somigliante ad Ash dei Pokémon, per via della sua abitudine di indossare un cappellino da sole. E che Mattia fosse il classico ragazzino sempre allegro e con le battute pronte. Mi mancano i vecchi tempi.

 Quelli in cui eravamo liberi da questi pensieri. O meglio, dalle responsabilità che, crescendo, si devono affrontare. "Marta? Ci sei?". Michela scuote la mano davanti ai miei occhi. "Sì, scusate. Stavo solo riflettendo". Paola e Michela sbuffano. "Su che cosa? Sempre se vuoi renderci partecipi dei tuoi pensieri!". Sorrido. "A come siamo cresciuti. Il tempo è passato così velocemente!". Riccardo ci raggiunge con altri bicchieri.

"Questo è vero. Ma non pensiamoci stasera. Siamo qui per divertirci!". Scoppiamo tutti a ridere. "Hai ragione!". Accantonati i pensieri, ci godiamo il resto della serata insieme, tra bevute e risate. "Marta, ma come puoi aiutare Alessandro a superare questo momento difficile? Visto che sei la figlia del suo amico Simone?". La domanda di Davide mi lascia spiazzata. "Non permetterò che un fatto accaduto nel passato, influenzi il mio futuro. Di questo sono sicura!". Bevo l'ultimo sorso del mio rum-cola e appoggio il bicchiere sul tavolo. "Ragazzi, si è fatto tardi. Meglio se torniamo a casa!" dice Paola, indicando l'orologio. "Già. Il tempo vola!". Riccardo e Mattia ridono. Raggiungiamo le auto nel parcheggio, continuando a ridere. "Ciao ragazzi!" salutiamo io Paola e Michela, salendo sull'auto di Paola. Accendo il riscaldamento ed inserisco la pendrive con le canzoni. "Mi serviva davvero una serata così!". Guardo fuori dal finestrino, cercando di scorgere nel buio le sagome scure degli alberi. Infantile, ma mi aiuta nei momenti come questo. "Vero. Dovremmo uscire più spesso tutti insieme. Ci fa bene". Michela si sporge tra i due sedili anteriori. "Beh, Marta. Soprattutto per te! Lunedì torni in ufficio e rivedi Matteo." Sbuffo. Non ho proprio voglia di parlare di lui.

"Lasciamo perdere, ragazze. Non ho voglia di parlarne. Anche se è tutto a posto. Mi sono scusata per il comportamento di Alessandro, dicendogli che è un periodo difficile per lui." Paola distoglie per un attimo lo sguardo dalla strada per potermi guardare. "Tu stai bene?". Sospiro. "Sì, sto bene! Quante volte te lo devo dire?". Rimaniamo in silenzio per il resto del tragitto. Arriviate a casa mia, saluto entrambe con un abbraccio. Cammino lungo il vialetto, affondando il viso nella sciarpa per non sentire l'aria pungente. Il fruscio del vento fra i rami del grande pino marittimo e la sua ombra proiettata dalla luna, danno un aspetto spettrale all'entrata. Procedo a lunghi passi per entrare in casa il prima possibile. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata quando scorgo un'ombra sul marciapiede, vicino al cancello. "Buonasera, Marta". Rimango paralizzata nel sentire quella voce. Michael è tornato. "Ch-che vuoi?" balbetto. Mi raggiunge. Istintivamente indietreggio di qualche passo. "È così che si accolgono gli amici?". Allarga le braccia. "Sono le due del mattino! Direi che è un po' inquietante trovare qualcuno che ti aspetta sotto casa!". Ride. "Scusami, è che sono arrivato da poco. E, per prima cosa, volevo vederti". Sbuffo. Telefonare e avvisare le persone non è mai stato da lui.

"Allora? Mi fai entrare o no?". Lo guardo. La luce fioca della luna gli illumina alcune ciocche di capelli corvini, ora un po' più lunghi, che ricadono sulla fronte. I suoi occhi hanno ancora la stessa luce di quando l'ho conosciuto. Negli ultimi tempi, però, l'aveva persa. Forse tutto è successo troppo velocemente, e forse non lo conoscevo così bene come pensavo. Quello che è accaduto ha avuto delle ripercussioni su di luì. "Dai, vieni. Però rimani in silenzio finché non arriviamo in camera mia!". Infilo la chiave nella serratura. Arriviamo in silenzio in camera mia, accendo la luce e chiudo cautamente la porta alle mie spalle. "Allora? Come mai non ho più saputo nulla di te per mesi e ora ricompari improvvisamente davanti a casa mia?". Voglio una spiegazione. È sparito improvvisamente dopo il test del DNA. Si siede sul letto. "Mi dispiace essere ricomparso in questo modo. Ma il mio soggiorno in Germania mi ha fatto riflettere. Non mi sono comportato bene negli ultimi tempi. Aver affrontato tutte queste cose in così poco tempo... aver conosciuto te, mio padre. E poi aver saputo di voi due. Insomma, io mi ero innamorato di te, Marta. E la tua storia con mio padre non mi andava giù in nessun verso". Rimango in silenzio, mentre mi infilo il pigiama.

"Dopo aver avuto la conferma dal test del DNA, non ho capito più niente. Avevo qualche speranza che fosse negativo. Così avrei accettato la vostra relazione. Ma ora, non accetterò mai che la ragazza di cui sono ancora innamorato, stia con mio padre!".

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