Capitolo 26

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Finalmente è sabato. Faccio colazione con calma, con il telecomando in una mano e la tazza del latte nell'altra. Il mio sguardo viene distratto dall'arrivo di un messaggio al cellulare. È Paola. Mi chiede se oggi mi va di uscire a fare shopping, visto che è da tanto che non ci prendiamo un po' di tempo per noi. Lei e Michela a causa dell'università. Io a causa del lavoro. Stiamo trascorrendo sempre meno tempo insieme. Rispondo che va bene. Basta decidere l'ora. Mi sento quasi in colpa pensando di non avere dedicato abbastanza tempo alle mie amiche. Questo dimostra come, in fondo, non sia così bello finire la scuola ed entrare nel mondo degli adulti. "Facciamo shopping. Poi, a pranzo, ci raggiungono anche i ragazzi" dice un nuovo messaggio di Michela. Sorrido entusiasta all'idea. Corro in camera a prepararmi. Paola sarebbe passata fra un'ora, quindi non ho così tanto tempo. Dei pantacollant con una maglia leggera credo possano andar bene, visto la giornata assolata. Preparo la borsa. Portafoglio, fazzoletti, chiavi di casa e cellulare. L'essenziale. Alessandro lavora tutto il giorno. Ieri sera mi ha mandato un messaggio in cui mi ha detto che oggi ha la linea 305. Quella che va verso il basso Veneto. Di solito, non fa mai percorsi così lunghi, ma ultimamente stanno variando un po' i turni. Perciò, prima di sera, non l'avrei sentito.

Un clacson. Paola è arrivata. Scendo di corsa le scale e mi precipito fuori, salutando con un bacio sul tartufo il cane, che mi accompagna scodinzolante fino al cancello di casa. "Ehi! Vita mia!". Mi avvento subito su Paola, appena chiusa la portiera della macchina. "Piano! Così mi soffochi!" sorride. "Scusa! È che mi sei mancata così tanto!". Mentre parliamo, senza accorgermene, siamo già arrivate davanti a casa di Michela. Ci sta aspettando fuori dal cancello di casa, con un paio di jeans e un giubbotto in pelle niente male. "Strafiga come al solito!" le dico, dandole uno schiaffo amichevole sul sedere. In risposta, lei mi schiocca un bacio sulla fronte. "Tesoro, siamo tutte strafighe! E poi, tu hai un fidanzato magnifico! Di che ti lamenti?". Annuisco. In effetti ha ragione. Ad Alessandro piaccio così come sono. Anche se non mi reputo una bellezza, lo sono per lui. E questo mi basta.

"Ragazze, mi sono permessa di organizzare una giornata top! Allora, ora andiamo al centro commerciale. Quello sulla statale per Bassano. Perché, diciamocelo, abbiamo bisogno di shopping! Tutte e tre. Poi ci fermiamo per pranzo, a scelta tra pizza al trancio o McDonald lì vicino. E qui ci raggiungono Mattia, Riccardo e Davide. Direi che abbiamo proprio bisogno di una giornata tutti insieme, no?". Esulto. "Oh, sì! Direi proprio di sì! Devo rinnovare il mio guardaroba. Non ho più nulla da mettere per andare al lavoro. Ormai ho sempre i soliti golfini e camicie". "Quello ormai è il tuo stile, Marta!" Michela scoppia a ridere, seguita a sua volta da Paola e da me. Inseriamo la chiavetta USB con le canzoni che ci accompagneranno per il resto del viaggio e cantiamo a squarciagola. Mi fermo per qualche minuto all'entrata del centro commerciale, estasiata dalla sua grandezza. Non è la prima volta che vengo qui, ma è come se lo fosse. Ogni volta ne rimango a bocca aperta dalle dimensioni di questo edificio. È incredibile come ci possa essere una tale concentrazione di negozi tra queste quattro mura. "Marta? Ci sei?". Distolgo lo sguardo dalla porta per guardare Michela. "Sì, sì! Eccomi!". Mi da una gomitata. "Certo che, ultimamente, hai sempre la testa fra le nuvole!". Sorrido. "Più che tra le nuvole, direi che l'ha persa in certe questioni. Giusto?". Paola, come sempre, ha ragione.

Entriamo in un negozio di abbigliamento. Mi perdo immediatamente tra i vestiti esposti. Non ho risposto a Paola, ma lo sguardo che le ho lanciato ha detto tutto. Un bel vestito verde scuro a canottiera, con qualche brillantino sul corpetto, attira la mia attenzione. Decido però di lasciarlo perdere, perché, quasi sicuramente, non lo avrei mai indossato. "Ora che ci penso: io questo vestito l'ho già visto. Ma sì! È proprio quello che ho visto in quel negozio di Castelfranco, qualche anno fa, quel pomeriggio con Alessandro!". Lo prendo in mano per osservarlo bene da vicino. "Dai! Provalo!". Paola mi trascina letteralmente nel camerino, mentre Michela attende fuori, impaziente. Dopo qualche minuto, esco indossando il vestito. Rimango a bocca aperta quando vedo il mio riflesso allo specchio. È assolutamente favoloso. Lo indosserò per il compleanno di Alessandro.

Entriamo in altri negozi, dai quali usciamo poi cariche di acquisti. Guardo l'orologio. È quasi mezzogiorno. "Ragazze, io opterei per il McDonald qui vicino. Voi che dite?". "Per me va bene!". Anche Michela fa un cenno d'approvazione. Mentre io occupo il tavolo, Paola e Michela si mettono in fila per ordinare . Scorgo in lontananza Davide, seguito da Riccardo, Mattia e Michael. Faccio dei gesti con le mani per farmi notare in mezzo a tanta gente. "Ragazzi! Che bello vedervi!" esclamo, una volta che si sono seduti. "Ci vediamo pochissimo ormai. Siamo tutti presi da qualcosa. Chi dal lavoro, chi dallo studio" risponde Riccardo. "Che si dice?" ci interrompe Michela, che va a sedersi tra Riccardo e Davide. Michael ci raggiunge per ultimo, venendo a sedersi proprio di fianco a me. "Sempre l'ultimo Mic". Schivo una patatina lanciata da Mattia e diretta a lui. "Attento!". Scoppio a ridere. Michael si gira verso di me, fissandomi con quei suoi occhi marroni. "Come stai?". Sgranocchia alcune patatine, senza smettere di ridere alle battute di Riccardo. "Non male, ma sono sfinita! Avrei bisogno di sei mesi di ferie!" dico, pensando agli ultimi giorni in ufficio in cui non ho avuto un attimo di respiro. "Il tuo capo ti fa lavorare troppo. Digli che lo aggiusto io se non si dà una regolata!" interviene Davide, facendo scoppiare tutti in una sonora risata. "Lascia stare, ti prego! Mi da già abbastanza problemi. Ci manca solo il tuo intervento!" rispondo, senza smettere di ridere. È così che voglio ricordare i miei amici. Sereni, felici e sempre disposti a scambiare qualche battuta, anche quando la vita reale ti rapisce, facendoti annegare nella monotonia della quotidianità.

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