Capitolo 6

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Appena siamo arrivate dai ragazzi, Carmine e Christian sono subito andati ad abbracciare il padre. È incredibile il rapporto che lega mio fratello e i suoi figli.

Lui è un padre fantastico e, nonostante il suo lavoro impegni la maggior parte del suo tempo, riesce sempre a passare molto tempo con loro due perché, come dice sempre lui, loro sono la sua vita.

«Amo, tu non mi saluti?» si rivolge a sua moglie con uno splendido sorriso, uno di quelli che ti scaldano davvero il cuore.
Jenny non se lo fa ripetere due volte e corre tra le braccia del marito. Nonostante gli anni si amano come il primo giorno.

Sorrido a questa tenera scena.
Da una parte sono felice per loro due, dall'altra mi ritrovo a combattere con un po' di malinconia.

Non so se riuscirò mai a trovare qualcuno che mi ami come mio fratello ama sua moglie.

«Ils sont très beaux» sento dire alle mie spalle. Non è una voce che conosco.

Mi giro per vedere di chi si tratta e mi trovo una massa di capelli biondi a pochi centimetri. Malcuit, il belga-non-belga del Napoli.

«Oui, je les aime» sorrido al bel calciatore.

«Piacere, KevinMalcuit» il suo italiano è davvero buffo e si vede l'enorme sforzo che ha dovuto fare per dire una semplice parola.

«Manu Insigne» mi presento «Oui, je suis sa soeur» indico Lorenzo alle mie spalle.

Si passa la mano tra i capelli e mi sorride. E che sorriso.

La nostra conversazione viene interrotta dal suo cellulare che squilla e, in parte, ne sono felice perché non sapevo più come continuare la conversazione.

«Ciao Manu, a presto» mi saluta con la mano e si allontana con lo stesso sorriso di qualche attimo prima.

Vorrei tanto dire che il suo sorriso mi fa lo stesso effetto di quello di Dries, che i suoi occhi hanno la stessa intensità di quelli del belga, ma non posso.

Ormai è inevitabile paragonare tutti i ragazzi a lui, anche quelli oggettivamente più belli. Non so cosa mi abbia fatto quel piccolo folletto, so solo che mi ha stregato in un modo che non era mi mai successo.

«Manu, vieni che andiamo a casa» sento mio fratello chiamarmi e subito vado dalla mia famiglia.

«Grazie per aver pensato ad abbracciare tua sorella comunque» metto il broncio e incrocio le braccia al petto.

«Ja picceré, o saij 'ca te voglio bene» mi abbraccia da dietro e poggia il mento sulla mia spalla, pizzicandomi il collo con la sua barba.

«No, basta» mi lamento tra le risate per il solletico.

«E mi perdoni?» chiede impertinente.

«Solo se mi porti a mangiare la pizza» lo ricatto.
Sembro una bambina ma, anche se abbiamo pochi anni di differenza, io mi sento piccola rispetto a lui.

«Chi vuole andare a mangiare la pizza?» chiede ai piccolini che urlano "io" in unisono.

«Come si vede che sono nipoti miei» sorrido felice.

«Andiamo» mi lascia un bacio sulla guancia per poi andare dalla moglie e cingerle alla vita con le braccia.

«Amori di zia, venite da me che altrimenti mi sento sola» allungo le mani verso Carmine e Christian che si posizionano rispettivamente alla mia destra e alla mia sinistra.

Lorenzo chiama Dries con l'inconfondibile fischio, quello che spesso fa anche in campo e urla «Cirù, vieni che andiamo da Sorbillo»

Non ho mai udito parole peggiori.
Per un attimo ho sperato di poter passare una serata tranquilla in compagnia della mia famiglia ma, come sempre, non è andato niente secondo i miei piani.

Nonostante tutti i nonostante » Dries Mertens Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora